Hitler e il chiaroveggente: una recensione di Il mago di Hitler. Erik Jan Hanussen un ebreo alla corte del Führer di Mel Gordon (trad. it., Mondadori, Milano 2004)
di Massimo Introvigne
I nazisti, tuttavia, non controllano ancora tutta la stampa, e la previsione di Hanussen è dibattuta sui giornali con toni durissimi. Forse Hanussen è un vero veggente. Ma, se come molti pensano è solo un ciarlatano di genio, ha saputo in anticipo dell'incendio del Reichstag dai suoi amici nazisti, che dunque ne sono responsabili; a meno che lo abbia organizzato egli stesso, forse attraverso esecutori materiali sedotti dai suoi poteri ipnotici di cui nessuno dubita. Il veggente cita i suoi detrattori in tribunale, ma è in gioco la sopravvivenza stessa del neonato regime. Il 25 marzo 1933 Hanussen è prelevato all'alba da casa sua e portato negli uffici della Gestapo. Lì è ucciso con tre colpi di pistola. Il suo corpo decomposto sarà ritrovato il 7 aprile in un bosco alla periferia di Berlino; l'omicidio - come molti altri di quell'anno turbolento - sarà archiviato come opera di ignoti.
Hanussen presente ad un discorso di Hitler dietro di lui.
La vicenda del Reichstag è di per sé sufficiente a spiegare perché il regime abbia sentito il bisogno di eliminare il mago. Ma c'è anche dell'altro. La stampa anti-nazista - nonostante le continue smentite del veggente e degli stessi nazisti - ha ormai in mano documenti sufficienti a provare che il confidente di Hitler e di tanti altri gerarchi di un partito anti-semita non è, come afferma, un cattolico danese ma un ebreo originario di una famiglia di Prossnitz, in Boemia, nato nel quartiere povero di Ottakring, a Vienna, il 2 giugno 1889. Benché la famiglia sia nel frattempo decaduta, discende in linea diretta da Aaron Daniel di Prossnitz (1769-1809), un rebbe hassidico detto Steinschneider (“Tagliapietre”), il cognome che passerà allo pseudo-Hanussen, per la sua fabbricazione di “amuleti cabalistici, stampati su carta con blocchetti di pietra incisa” (p. 21). Hermann Göring (1893-1946), nemico personale di Hanussen e dei suoi protettori nel partito nazional-socialista - molti dei quali saranno eliminati nella “notte dei lunghi coltelli” del 30 giugno 1934 - si è mostrato molto interessato alla vicenda delle origini ebraiche del mago, e ha accumulato un dossier che va ormai al di là di ogni ragionevole dubbio. Lo scandalo di un mago ebreo che ha accesso alle stanze dei bottoni del nazismo deve cessare.
Assai curiosamente, nota Gordon, il nome di Hanussen è stato a lungo espunto dalla letteratura sul nazional-socialismo nascente. Con vere e proprie falsificazioni storiche, resoconti delle vicende relative all'incendio del Reichstag sono stati ripubblicati o tradotti eliminando tutto quanto si riferiva al mago austriaco (cfr. pp. 13-14). I nazisti all'origine, gli storici “politicamente corretti” in seguito, sembravano molto riluttanti ad ammettere che un veggente ebreo avesse rassicurato Hitler in momenti difficili e decisivi, e avesse avuto un ruolo tutt'altro che secondario nelle vicende naziste degli anni cruciali 1932 e 1933.
Di Hanussen si sono anche completamente disinteressati i cultori del cosiddetto “nazismo magico”, noto alla letteratura accademica con il termine più tecnico di “ariosofia”. Si tratta di quella corrente - conosciuta, al di là del sensazionalismo, soprattutto grazie agli studi di Nicholas Goodrick-Clarke (di cui cfr. in trad. it. Le radici occulte del nazismo, SugarCo, Carnago [Varese] 1992) - che, sulla base di una versione razzista di idee di origine teosofica, propone una lettura occulta della storia fondata su riferimenti a un remoto passato germanico e a proposte di restaurazione di una religiosità pagano-germanica che sarebbe sopravvissuta, celata sotto forme solo apparentemente cristiane, nel Medioevo. Di questo ambiente, legato a sogni neo-templari e al mondo dell'esoterismo e dell'occultismo, l'ebreo Hanussen non ha mai fatto parte: non lo cita nelle sue opere, e forse non lo ha mai neppure incontrato. Hanussen è un personaggio completamente diverso, che comincia giovanissimo a esibirsi nei circhi equestri - di basso e talora di alto livello -, passando poi agli spettacoli per le truppe al fronte nella Prima guerra mondiale, per i passeggeri delle navi da crociera, per gli spettatori dei night-club, dei cabaret, dei teatri e qualche volta dei bordelli. Se alla fine della carriera raggiunge anche i “grandi” palcoscenici, il suo mondo per vent'anni buoni è quello dei locali equivoci frequentati non di rado da criminali e prostitute, l'equivalente di lingua tedesca del carnival americano di provincia, il circo per adulti dove spettacoli di illusionismo ed esibizioni di forzuti si alternano a spogliarelli e pesanti allusioni erotiche. Per anni, Hanussen - prima di nascondere le sue origini ebraiche - vivrà della fiera rivalità con in altro candidato al titolo di re dell'intrattenimento proletario dei quartieri ebrei, l'“uomo più forte del mondo” polacco Siegmund Breitbart (1883-1925). Dopo accuse e ripicche, i due finiranno per diventare amici.
Sia Hanussen sia Breitbart oscillano fra periodi in cui le cose vanno bene e momenti in cui non riescono letteralmente a mettere insieme il pranzo e la cena, dovendo ricorrere a piccole truffe, furti, ricatti. Entrambi hanno doti naturali, ma usano anche senza vergogna trucchi e inganni da baraccone. Alla fine sarà Hanussen a diventare più famoso, perché non si limita a esercitare il suo fascino sulle donne per procurarsi un esercito di amanti (oltre a tre mogli), cui infligge anche un certo gusto per le perversioni sessuali, ma inserisce nei suoi spettacoli - dove ipnotizza partnercafé-chantant dell'epoca.
Tuttavia, Hanussen rimane un enigma. Pur avendo in diverse opere scritte svelato diversi suoi trucchi da illusionista, numerose sue previsioni su eventi maggiori o minori si sono verificate in modo piuttosto sorprendente, e un certo numero di esperimenti condotti da scienziati positivisti e scettici hanno attribuito a Hanussen capacità difficilmente spiegabili di lettura del pensiero. I trucchi più volgari sembrano coesistere nella carriera di Hanussen con fenomeni tra i più affascinanti per i parapsicologi. Se molti presunti veggenti hanno creduto di avere poteri reali finendo per credere alle loro stesse mistificazioni, per Hanussen secondo alcuni studiosi di parapsicologia sarebbe avvenuto piuttosto il contrario: “riteneva di essere un impostore, e come un impostore agiva, ma era invece un vero chiaroveggente” (p. 297). Forse il mago, un ebreo discendente di rabbini hassidici divenuto nazista (e in effetti formalmente convertitosi al cattolicesimo, e sepolto come cattolico), “era così pieno di disgusto per le proprie origini da non riuscire a comprendere realmente i propri doni extrasensoriali” (ibid.). Come in tutti questi casi, il verdetto soprattutto a distanza di anni dalla scomparsa dei protagonisti resta difficile. Non vi è tuttavia più ragione di espungere Hanussen dalla grande e piccola storia del periodo fra le due guerre mondiali, dove rappresenta forse una di quelle note a pié di pagina capaci di gettare una luce nuova sui passaggi più importanti del testo.
Nessun commento:
Posta un commento