Estratto da "Il Sentiero Azzurro - Dizionario della Conoscenza" di Gennaro Anziano. Una anticipazione dell'ultima edizione non ancora in stampa.
Il nome vero dell'Ecclesiastico irlandese Malachia era Maelmaedhog Ua Morgair, [Armagh 1094- Clairvaux 1148]. Nella forma ebraica Malachia deriva da Malak-Jahveh, ossia Messaggero di Jahveh.
Malachia "non è uno scienziato, non è un medico o un alchimista. E' un uomo di chiesa, ossia proprio di quell'ente religioso che da sempre ha avversato le arti della divinazione, della profezia, dell'occultismo per intravedere che cosa succederà oltre il velo del tempo. E' un uomo religioso, un monaco che la Chiesa cattolica apostolica e romana dichiara santo".
Egli fu abate di Bangor [1123] e vescovo di Condor [1125]. Canonizzato da Clemente III nel 1190, "per particolari meriti sul campo verso la Chiesa di Roma, cattolica e papista", San Malachia fu" arcivescovo e "primate d'Irlanda ad Armagh sua città natale nel 1132, ma con umiltà rinunciò alla carica per riprendere la vita di semplice monaco. Fu amico di S. Bernardo che divenne il suo biografo e tra le braccia del quale morì a Clairvaux il 2 novembre del 1148.
E' autore di una Profezia sui sommi Pontefici (Prophetia de summis pontificibus), scritta probabilmente nel 1139, che rimase però nella biblioteca dell'Abbazia di Clairvaux ignorata fino al 1590. La Profezia fu "pubblicata per la prima volta dal benedettino Arnoldo Wion nell'opera Lignum Vitae, stampata a Venezia nel 1505 e che costituisce oggi un'autentica rarità bibliografica. Fu intesa composta prima del travagliato Conclave da cui doveva uscire eletto Papa Celestino II, nel 1142. L'editore stesso, come molti elementi fanno ritenere, rimase perplesso e fu propenso a considerarla spuria, preoccupato anche delle conseguenze che poteva avere in seguito, una volta che fosse stata diffusa tra il popolo. Una manovra politica, una trovata di pochi religiosi oppure un'autentica profezia? Non sono pochi coloro che sostengono a spada tratta l'autenticità dell'opera di Malachia. Come altri profeti minori prima e dopo di lui, egli vide la successione regolare dei Papi sul trono di Pietro, sino al termine, all'ultimo dei giorni, ricollegandosi a quel tremendo 'mille e non più mille', che per tanto tempo ha turbato le coscienze attraverso i secoli".
Con brevi motti, in questa Profezia sono descritti tutti i Papi da Celestino II (1143-44) a Pietro II, il cui avvento a Pontefice segnerà la fine del papato, di Roma e del mondo. Egli dice che "questo mondo finirà in un rogo immenso, pauroso, che divorerà tutto".
Di Pietro II, ultimo pontefice, Malachia dice: "Nell'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni, dopo le quali la città dei sette colli sarà distrutta e il Giudice terribile giudicherà il suo popolo. Così sia".
Le simboliche descrizioni, scritte in latino, sono 111. In esse spiccano le caratteristiche essenziali [uno stemma gentilizio, un particolare rilevante della vita, un'azione intrapresa, un nome, un anagramma, un periodo storico, una città di appartenenza, una fase lunare, oppure un'opera], dietro le quali si adombrano le identità dei futuri papi. Ecco qualche esempio:
-Innocenzo III (1198-1216): Comes signatus, cioè il conte segnato. Si trattava di Lotario dei Conti di Segni;
-Giovanni XXII (1316-1334): De sutore osseo, cioè il calzolaio d'ossa. Si trattava di Jacques Duèse (Jacobuis de Osa), figlio di un calzolaio. (188, 731).
Pur criticata dagli storici, che non la ritengono autentica, la profezia si è finora dimostrata assolutamente attendibile. Chiunque può provare a "collocare ogni Pontefice con il suo motto e con le sue caratteristiche, al giusto posto, ossia al posto che effettivamente e storicamente ha occupato nella progressione dei pontefici" per scoprire quanto siano sconvolgenti le analogie e le affinità, fra ciascuno di questi motti ed il pontefice che gli corrisponde. La lista degli ultimi otto pontefici è la seguente:
105 | Fides Intrepida | Pio XI |
106 | Pastor Angelicus | Pio XII |
107 | Pastor et nauta | Giovanni XXIII |
108 | Flos Florum | Paolo VI |
109 | De medietate lunae | Giovanni Paolo I |
110 | De labore solis | Giovanni Paolo II |
111 | De gloria olivae | Benedetto XVI |
112 | Petrus Secundus | ? |
Secondo questa lista dovremmo avere ancora un Papa e poi la fine. Personalmente credo che tra gli ultimi Papi ci sia stato un errore di identificazione, nel senso che la lista è sfalsata di un Papa e dovrebbe essere come quella che segue:
105 | Fides Intrepida | Pio XII |
106 | Pastor Angelicus | Giovanni XXIII |
107 | Pastor et nauta | Paolo VI |
108 | Flos Florum | Giovanni Paolo I |
109 | De medietate lunae | Giovanni Paolo II |
110 | De labore solis | Benedetto XVI |
111 | De gloria olivae | ? |
112 | Petrus Secundus | ? |
Ciò sta ad indicare che dovremmo avere ancora due Papi invece di uno. Andando a ritroso con l'interprertazione dei motti, troviamo per primo Benedetto XVI, che dovrebbe essere il De Gloria Olivae.
E' su questo Papa che si concentra l'idea del "De labore solis" e perciò della "guerra". Facciamo qualche annotazione. La sua elezione era quasi del tutto prevista. Perché? Con riferimento al nome scelto: Benedetto XVI, Egli diventa il successore di quel Benedetto XV che tentò si respingere la prima guerra mondiale. Verosimilmente anche questo Papa cercherà di respingere la "terza guerra mondiale", che pur è annunciata in molte profezie. Un'altra riflessione ci suggerisce che fu la Germania a scatenare la Prima Guerra Mondiale. Fu sempre la Germania a scatenare la Seconda Guerra Mondiale. Il Papa da eleggere si presentava come un possibile tedesco a rappresentare, sia pur nella pace, quel simbolo di guerra rappresentato proprio dalla Germania, come nota ripetitiva della "forzata indicazione dei tempi" o dei "tempi forti" come ama definirli la Chiesa.
Torniamo per un momento alla ormai famosa "Omelia" di Ratzinger, nel corso della celebrazione della Messa, subito prima del Conclave. Egli pose l'accento su due parole molto significative: Verità e Carità, e poi ancora Carità e Verità, sviluppate con un elegante sillogismo teologico. La quasi certa possibilità che doveva essere un tedesco ad essere eletto, mi ha portato a considerare bene le parole espresse dal pontefice. Scrutando fra i cardinali tedeschi ho visto risplendere le illuminanti parole del Papa nel motto di un altro cardinale tedesco. Si tratta del Cardinale Walter Kasper, Segretario prima e Presidente poi del Consiglio Pontificio di Promozione dell'Unità del Cristianesimo, e Cardinale diacono di Ognissanti in via Appia Nuova a Roma, il cui motto è proprio "VERITATEM IN CARITATE". Cosa significa tutto ciò? Quella citazione, nel mentre sembrava voler dare un indirizzo al futuro pontificato, nascondeva in realtà un chiaro "invito" ai Cardinali. Quale? Questo: "Se proprio non volete eleggermi Papa a causa della mia età non più giovanissima, allora vi indico con il motto "VERITATEM IN CARITATE" il più giovane settantaduenne Cardinale Kasper", sempre un tedesco. Poi le cose sono andate come sappiamo e perciò ogni cosa è tornata più giustamente al suo posto, essendo la figura del Cardinale Ratzinger una chiara "emanazione" di Giovanni Paolo II il quale per oltre 24 anni lo ha tenuto al suo fianco. Ratzinger restava comunque una figura dominante e molto nota nell'ambito del Conclave. I molti e "freschi Cardinali" che certamente non avevano una profonda conoscenza l'uno dell'altro, ben conoscevano la figura possente del Cardinale Ratzinger perché la stessa potesse essere offuscata da un altro nome. Per questi motivi, non è stato difficile seguire il corso naturale delle cose e avere uno scrutinio facile oltre che repentino.
E' proprio su queste "movenze" che si anima e riflette l'inconscio degli uomini. A corredo di questa argomentazione, c'è da aggiungere che l'elezione di Benedetto XVI è avvenuta nel giorno di Marte, espressione del dio pagano della guerra che dà l'esatta misura del guerriero sassone.
A Giovanni Paolo II, non corrisponde il motto De Labore Solis. Ma è proprio da questo Papa che si possono ristabilire le cose. Egli corrisponde al motto De medietate lunae, chiamato così, non solo perché è stato eletto in giorno di luna piena, ma soprattutto perché in tale fase lunare sono accaduti i principali episodi del suo pontificato tra cui il terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980, e molti altri avvenimenti tragici di portata mondiale, tzunami compreso.
A proposito di quest'ultimo Papa, "un libretto diffuso nel 1897 in Bretagna per opera di un gruppo di protestanti, stampato in poche centinaia di copie, non solo asseriva che Malachia aveva visto tutto e che aveva fatto uno sforzo per contenersi e per essere, diciamo, telegrafico, con lo scopo di non turbare troppo le coscienze, di non ingenerare panico negli animi, ma che disse, fra le righe, ben di più di quanto sappiamo. Il libretto dice, per esempio, cose interessanti sul Papa che, secondo Malachia, prenderebbe il motto De medietate lunae, ossia del Pontefice che verrà subito dopo Paolo VI. Scrive il libretto protestante:
"Non sarà un papa italiano ma verrà da oltre i monti e quand'egli siederà sul trono di San Pietro, l'uomo, prodigiosamente, sarà già riuscito a compiere un lunghissimo viaggio aereo scendendo fin sulla Luna dove costruirà anche abitazioni, ma il tutto durerà poco perché la Luna è destinata a scomparire dallo spazio, anche se l'uomo ancora non lo sa".
"Quando il giorno sarà diventato lungo quanto un mese, non si avvertirà più sulla Terra l'effetto delle maree lunari ma proseguirà invece l'azione dello splendente sole; [sarà questo il De labore solis?} allora il giorno diventerà più lungo di un mese. Infine la Luna si riavvicinerà alla Terra da cui si separò tanti anni fa e diventerà così grande per gli uomini che se la vedranno arrivare addosso che tutti urleranno impietriti dal terrore. Nulla di grave, poiché la Luna si avvicinerà molto ma non toccherà affatto la Terra perché a breve distanza da noi esploderà e andrà in pezzi. Allora non la vedremo mai più e questo sarà il primo di tanti segni che accompagneranno la fine del mondo dopo che, per una sensazionale scoperta, si sarà sprigionato sul nostro pianeta un calore terribile e mortale più potente di quello del sole! E' facile oggi pensare all'energia atomica".
La descrizione che il libretto fa del Papa con il motto De medietate lunae è chiaramente riferibile a Giovanni Paolo II, Papa, non italiano ma Polacco "venuto di lontano", come egli stesso disse alla sua presentazione, dal balcone della Basilica di S. Pietro, subito dopo essere stato eletto, e non ha niente a che vedere con Giovanni Paolo I come la maggior parte dei critici crede.
La sera che precedette l'elezione di questo Papa, le telecamere inquadrando la Basilica di S. Pietro, lasciavano chiaramente intravedere, sullo sfondo, una suggestiva Luna piena. Su di essa le telecamere effettuarono delle ripetute zumate, quasi che l'inconscio del cameraman volesse evocare il motto De medietate lunae che Malachia aveva previsto per questo Papa straniero e volesse suggerire: "osservate il tempo della Luna che accompagna il nuovo Papa!".
Per scoprire i misteri delle cose segrete occorre possedere i barlumi dell'intuizione più che sfoggiare ghirigori intellettuali, che spesso a nulla approdano.
Mentre in molti perdurava ancora l'incertezza sull'arrivo della fumata bianca, in me, che ero consapevole della diversa datazione da quella che gli storici riportano, nacque la certezza che l'indomani avremmo avuto il Papa. Così fu! Eletto proprio in quella notte di Luna piena.
Chi lo precede è Giovanni Paolo I che è chiaramente Flos Florum, il Fiore dei Fiori, per essere stato Papa per soli 33 giorni.
Prima ancora c'era Paolo VI, il quale, primo fra i Papi, ha "inaugurato" la serie di "lunghi viaggi in aereo", e, come "Pastor et Nauta", "ha visitato quasi tutti gli angoli del mondo, è stato in Terrasanta, negli Stati Uniti, in India, a Fatima, in Portogallo, dove ha incontrato la veggente superstite, Suor Maria Dolores; è stato a Bogotà e in Asia. Nelle Filippine è anche sfuggito prodigiosamente ad un attentato quando un folle travestito da prete gli si è avvicinato contro all'aeroporto di Manila, e per poco non lo ha pugnalato".
Prima di Paolo VI c'era Giovanni XXIII. Egli si chiamava proprio Angelo. Non è un caso che oggi, dopo trentotto anni dalla sua tumulazione, abbiamo scoperto che questo "Pastor Angelicus" ha conservato incorrotto il suo corpo.
Prima ancora c'era Pio XII [Fides intrepida], dotato proprio di Fede intrepida. Anche Alfred Tyrel, nel suo "Le profezie di Malachia" della Casa Editrice M.E.B., pur attribuendo il motto Fides Intrepida a Papa Ratti, cioè Pio XI, non può fare a meno di sottolineare che per Pio XI la "Fides intrepida va benissimo ma coinvolge… anche il pontefice che venne subito dopo" e cioè Pio XII. Anche l'inconscio di Tyrel sente di dilatare la Fede intrepida che viene da tutti attribuita a Papa Ratti, fino a spostarla su Pio XII, com'è giusto, e perciò colpendo sia pure inconsapevolmente nel segno.
Il motto "De labore solis". non si riferisce a Giovanni Paolo II come la critica vorrebbe, essendo chiara l'allusione che il motto stesso fa ad una guerra di tipo nucleare, e sarà sprigionato sul nostro pianeta un calore terribile e mortale più potente di quello del sole! E' facile oggi pensare all'energia atomica pur se appaiono possibili riferimenti a fenomeni solari di particolare rilevanza. E tutto ciò non è ancora accaduto. Ma il fatto che il successivo Papa sia menzionato con il motto De gloria olivae fa pensare, con più verosimiglianza, ad una pace dopo un conflitto bellico.
Per ultimo ci sarà l'avvento di Petrus secundus con il quale s'interromperà il lignaggio papale. Non bisogna dare per scontata l'eventualità che l'ultimo Papa assumerà il nome di Pietro II, perché si tratta pur sempre di un aforisma, e sarebbe la prima ed unica volta, nelle profezie di Malachia, che il motto finisse per coincidere con il nome del pontefice.
Inserendo l'aforisma nella colonna dei motti, non possiamo fare a meno di osservare che rimane bianca, con un punto interrogativo, la casella del nome del Papa futuro.
E' assai probabile che ancora una volta si dovrà interpretare la sibillina definizione.
L'ultimo Papa potrebbe già avere in famiglia il nome di Pietro, e potrebbe essere il secondo figlio, o il secondo Pietro della sua casata. Ciò salverebbe l'analogia con il primo Pietro, anche se il Papa dovesse assumere un nome diverso dal motto che lo definisce.
Poiché ci corre l'obbligo di essere aperti a tutto, siamo parimenti convinti che potremmo trovarci di fronte all'eccezione che confermi la regola cosicché l'ultimo Papa potrebbe chiamarsi proprio come il suo motto indica, e cioè Pietro II.
Iniziatosi con Pietro, il lignaggio Papale si concluderebbe proprio con un altro Pietro, il Secondo, in analogia con l'altro aforisma dell'Alfa e l'Omega.
Malachia dice che sul trono di Pietro "siederà Pietro Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni". Questo ci dice che egli sarà un romano di Roma? O Romano è un nome?
Per quanto riguarda il destino di quest'ultimo Pontefice, ricordiamo che "Nostradamus annuncia che un Papa verrà ucciso nel mese di maggio in una città bagnata da due fiumi". Tale previsione coincide con quella della stigmatizzata monaca agostiniana Anna Katharina Emmerich la quale dice di Pietro II che il suo papato non supererà la durata di un anno e che egli terminerà con la distruzione della città che raccoglie la tomba del primo apostolo, ossia di San Pietro.
Queste ultime previsioni coincidono anche, con la terza parte del segreto di Fatima, rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria a Lucia Dolores e agli altri due bambini che erano con lei.
Il testo è il seguente:
"Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Eccellenza Reverendissima, il signor vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre. Dopo le prime due parti che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: penitenza, penitenza, penitenza. E vedemmo in una luce immensa che è Dio. Qualcosa di simile come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti, un vescovo vestito di bianco, abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia. Il Santo Padre prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinano a Dio".
Questa visione di Lucia sembra proprio la descrizione dell'uccisione di Pietro II, come ci dice Malachia, in contemporanea con la distruzione della città di Roma. E' assolutamente puerile la strumentalizzazione che ne fa il Vaticano pretendendo di associare la morte di un pontefice e la strage che ne segue con l'attentato a Giovanni Paolo II.
Esso è diverso dalla marcia tra cadaveri e dalla strage esposta nella profezia di Lucia. In essa si dice che, come il Papa, "allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni". Nella visione di Fatima il Papa muore insieme a molti altri rappresentanti della fede ed altre persone secolari di varie classi e posizioni. E' una imperdonabile forzatura voler intendere che la strage vista da Lucia si possa accomunare all'attentato subito da Giovanni Paolo II nel corso del quale egli non perde affatto la vita, non si trova a salire alcun monte, non cammina affatto tra cadaveri. Quello che maggiormente differisce dall'attentato è la strage di "vescovi sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni", che seguiranno il Papa nella morte sulle le rovine di una città distrutta.
Mentre da un lato la Cristianità parla del Giudizio finale, Universale, da un altro lato sembra volerlo eludere. Malachia, con profonda religiosità, si ricollega, come tutti i profeti, proprio all'idea del Giudizio e della Fine dei Tempi, espressioni che sono tutte intere inserite nei Testi Sacri della Chiesa stessa. In gioco è la paura dell'uomo, il quale è ancora incapace di prendere consapevolezza della sua miseria e del suo limite e che non osa travalicare la soglia della Verità. La puerile difesa da parte della Chiesa di avvertire di "non diffondere il panico" non è affatto considerata dai Testi Sacri, i quali, diretti a tutti, hanno anticipato la notizia da millenni. Il coraggio dell'uomo è consistito fino ad oggi, nel considerare che tale catastrofe avrebbe sempre riguardato altri di là da venire. Ma il tempo deve pur finire e quel tempo riguarda proprio tutti noi. E' bene sapere perché, come è scritto, "la verità vi farà liberi".
Tutte queste cose purtroppo, dovranno ancora accadere e saranno le dolorose, conclusive pagine della storia di questa umanità sulla Terra.
Gennaro Anziano
Lista completa dei papi profetizzati
L'ULTIMA PROFEZIA MALACHIA E ALTRI VOYAGER - 1
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