Aldrin ha testualmente
dichiarato, nel corso di una cerimonia celebrativa in Italia in presenza
di Neil Armb: "...un UFO era con noi...Poco dopo aver lasciato il campo
gravitazionale della terra diretti alla luna, tutti e tre, Neil Armb,
Mike Collins ed io, vedemmo apparire sull'oblò un oggetto luminoso che
ci seguiva a distanza.......ne informammo Houston, la base. Pensammo che
fosse l'ultimo stadio del Saturno 5, il missile che ci aveva lanciato,
ma i conti non tornavano. Non poteva essere neppure la sonda robot
lanciata dai sovietici per batterci almeno simbolicamente nella corsa
alla luna perchè era più avanti di noi. Che cosa era? Non lo so, non lo
scoprimmo mai. L'oggetto ci accompagnò per molte ore e poi
scomparve...."
Poco prima che Neil Armb nel 1969 mettesse piede sulla luna sbarcando
dall'Apollo 11, si legge nel diario di Chatelain "due UFO mi passarono
sulla testa" e il suo compagno "Buzz" Aldrin scattò parecchie istantanee
che li ritraggono". Non è tutto. Esisterebbe da sempre un codice cui
gli astronauti USA, nei loro collegamenti con il controllo Missione
sulla terra, sono tenuti ad uniformarsi. Così certi termini in uso
durante le trasmissioni ne indicherebbero ben altri, in un linguaggio
criptato dominato dal segreto militare e di stato. Ad esempio, la parola
"fire" (fuoco, incendio) indicherebbe in realtà la presenza di UFO.
Così pure, stando a Brian O'Leary, gli astrnauti hanno parlato,
indicando gli extraterrestri, di "Santa Claus"(Babbo Natale), come ha
fatto la prima volta negli anni 60 Walter Schirra da bordo della capsula
Gemini 8. Nel diario di Chatelain si legge che James Lovell dall'Apollo
8, rientrando verso la terra dopo aver circumnavigato la luna, comunicò
alla base che "siamo stati informati che Santa Claus esiste". Le prime
riprese di UFO nello spazio sarebbero state quelle di James mcdivit da
bordo della "Gemini4" e poi le foto di Frank Borman e James lovell della
"Gemini 7".
Le sole immaggini sfuggite al controllo della NASA nella gestione
della scottante questione sarebbero quelle scattate nel 1991 dalla
missione Shuttle STS 48, che secondo l'ente spaziale americano sono solo
immagini dovute a cristalli di ghiaccio. Il docente di fisica Allan
Nebraska University dr. Jack Kasker, però, confuta con frza questa tesi
sostenendo che la traiettoria di questi oggetti, che cambiano spesso e
repentinamente, non si possono assolutamente attribuire ad oggetti
naturali. Stando a Kasher in prossimità dello Shuttle c'erano in realtà
da sei a otto UFO, uno dei quali viaggiava ad una velocità dell'ordine
di 2500 Km orari. Durante il primo sbarco sulla luna quello dell'Apollo
11, furono effettuate delle riprese da parte degli astronauti che
mostrarono punti o corpi luminosi per i quali è stata invariabilmente
suggerita, da parte della Nasa, una spiegazione convenzionale e talvolta
banale: riflessi di luce sull'obiettivo, fenomeni di rifrazione e
simili. E' così che si è tagliato corto con tutte le voci che si erano
diffuse sul presunto avvistamento di UFO durante lo storico sbarco
lunare del luglio 1969. Ma probabilmente non è andata affatto come la
Nasa ci ha detto.
A questo proposito le inequivocabili affermazioni rilasciate da "Buzz"
Aldrin in occasione del 25° anniversario dello sbarco dell'Apollo 11,
sono e restano esplicite ed importanti. Aldrin ha testualmente
dichiarato, nel corso di una cerimonia celebrativa in Italia in presenza
di Neil Armb: "...un UFO era con noi...Poco dopo aver lasciato il campo
gravitazionale della terra diretti alla luna, tutti e tre, Neil Armb,
Mike Collins ed io, vedemmo apparire sull'oblò un oggetto luminoso che
ci seguiva a distanza.......ne informammo Houston, la base. Pensammo che
fosse l'ultimo stadio del Saturno 5, il missile che ci aveva lanciato,
ma i conti non tornavano. Non poteva essere neppure la sonda robot
lanciata dai sovietici per batterci almeno simbolicamente nella corsa
alla luna perchè era più avanti di noi. Che cosa era? Non lo so, non lo
scoprimmo mai. L'oggetto ci accompagnò per molte ore e poi
scomparve...."
In un futuro in cui il tempo è letteralmente denaro e il processo
d'invecchiamento si ferma a 25 anni, l'unica maniera per restare vivi è
guadagnare, rubare o ereditare tempo. Will Salas vive non alla giornata
ma al minuto, fino a quando in maniera del tutto inaspettata si ritrova
tra le mani una quantità di tempo decisamente ingente che gli garantisce
l'accesso al mondo dei ricchi dove incontrerà una bella e giovane
ereditiera con la quale tenterà di mettere fine a un sistema corrotto. L'eterna giovinezza, la longevità e l'immortalità sono sempre state ricercate dall'uomo nel corso della storia.
Eterna giovinezza
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per eterna giovinezza si intende il concetto umano, filosofico e mitologico di vivere eternamente
senza invecchiare, si definisce giovinezza perché esso è il periodo
della maturazione morale e psicologica che trasforma un ragazzo in un
uomo.
Data l'impossibilità di rendere concreto questo espediente, l'eterna giovinezza non coinvolge il campo della biologia la quale si occupa però di longevità, d'altronde essa si riscontra nei miti di molte culture solitamente come dono esclusivo degli Dei o dei semidei.
L'eterna giovinezza è un argomento molto prolifico anche nella fantascienza,
per il quale solitamente alcuni antagonisti ricercano per motivi
malvagi di essere eternamente giovani e forti in modo da essere
imbattibili.
È comunque da chiarire che essere giovani in eterno non comporti l'impossibilità di morire, in quanto per sfuggire ad essa bisogna parlare di immortalità. A questo tema erano solite parlarne le mitologie greco-romane.
Miti medievali si incentrano invece sulle figure del Sacro Graal donatore di vita eterna e guaritore di ferite alla cui ricerca si misero gli uomini di Re Artù, e la mitica fonte della giovinezza mai scoperta che si narra trovarsi in Florida e alla cui ricerca di mise l'esploratore spagnolo Juan Ponce de León.
Altro simbolo mitologico molto legato a questo argomento è la pietra filosofale, una sostanza alchemica che porta con sé il dono dell'onniscienza, del trasmutamento di ogni metallo in oro e soprattutto l'immunità da ogni malattia e l'immortalità.
La pillola dell'immortalità non esiste, non ancora. Ma da quando
l'uomo ha scoperto che invecchiare è sgradevole, generazioni di studiosi
hanno cercato un sistema per ingannare il tempo e arrestare il
decadimento fisico e, negli ultimi anni, la ricerca ha prodotto
risultati interessanti.
Le macchine, col passare del tempo, si
usurano e smettono di funzionare. Gli organismi viventi, però, sono
macchine speciali: sono dotati di meccanismi di auto-riparazione che,
consumando energia, consentono di rinnovare le proprie strutture.
Che
cosa impedisce loro di rinnovarsi e sopravvivere in eterno? Gli esperti
concordano nel ritenere che l'invecchiamento ha origine nel DNA.
Diversi
fattori esterni e interni alle cellule, come le radiazioni
ultraviolette del sole e i radicali liberi, infliggono continuamente
piccoli danni alla molecola del DNA.
I meccanismi di riparazione
dei geni non sono perfetti e alcune lesioni permangono e si accumulano
nel tempo, fino a danneggiare irreversibilmente le cellule e a decretare
la loro morte spontanea.
Topi e vermi allo studio
Ricerche condotte sui topi hanno dimostrato che una dieta a basso
contenuto di calorie riduce la concentrazione dei radicali liberi
nell'organismo degli animali e allunga considerevolmente la durata della
loro vita.
Inoltre, i biologi hanno prodotto ceppi di topi
mutanti dotati di una maggiore abilità a riparare le lesioni del DNA che
vivono più a lungo dei loro simili normali.
Un altro organismo
su cui è concentrata l'attenzione degli scienziati è il Caenorhabditis
elegans, un minuscolo verme dal corpo trasperente che vive nel suolo e
si nutre di batteri. È una forma di vita molto semplice e il suo DNA è
stato completamente mappato.
I biologi hanno condotto numerosi
esperimenti sui suoi geni, hanno prodotto ceppi mutanti estremamente
longevi e stanno cercando ora di invertire nel suo organismo il processo
dell'invecchiamento.
Longevità: invecchiamento, rallentarlo è possibile
Un viaggio tra le cause dell'invecchiamento: una rassegna degli studi più recenti sugli integratori che possono favorire la longevità.
L’essere umano più vecchio di cui si ha traccia è Jeanne Calmet, una donna francese che è vissuta fino a 122 anni.
La durata della vita per il 25% è genetica e per il 75% è determinata
dall’esposizione all’inquinamento ambientale, da incidenti, da ferite e
dal caso.
Se, alla luce delle statistiche che mostrano che l’aspettativa di
vita è di circa 76 anni, la durata della vita della Calmet sembra
impressionante, impallidisce al confronto con altre forme di vita sulla
terra.
Infatti, un albero di bristlecone pine che cresce sulle montagne
White-Inyo in California ed è stato soprannominato Matusalemme ha
raggiunto i 4.767 anni, e altri alberi vivono 1.000 anni e oltre. Il
segreto della loro longevità è il fatto che, a differenza degli esseri umani, gli alberi possono rigenerarsi.
La longevità di altre specie, invece, è più ambigua,
nel senso che la scienza non ha ancora scoperto il loro segreto. In
media, il riccio marino rosso vive 200 anni, senza mostrare segni di invecchiamento e anche lo scorfano e alcuni tipi di storione possono raggiungere questa età.
La tartaruga delle Galapagos può vivere fino a circa 177 anni. Nessun
essere umano di cui si abbia traccia si è neanche lontanamente
avvicinato alla longevità delle tartarughe delle Galapagos.
Alcuni immaginano che, alla fine, la scienza scoprirà un modo per
estendere in modo considerevole la vita umana, mentre altri ipotizzano
che i bambini che nascono oggi vivranno almeno 150 anni, grazie a una
buona genetica e ai progressi scientifici nella gerontologia, lo studio
dell’invecchiamento.
Quale è la causa dell’invecchiamento?
Attualmente, non esiste alcuna cura effettiva contro l’invecchiamento,
e la morte è inevitabile. Quello che si può fare, però, è cercare
rallentarne il passo. Lo potete fare rimanendo sani ed evitando di
ammalarvi: nelle persone che vivono oltre i 100 anni, i valori relativi
alla salute cardiovascolare, come i livelli elevati di lipoproteine ad
alta densità, sono eccellenti. D’altro lato, parte del minore rischio è
dovuto a un codice genetico favorevole. È questo il problema dell’invecchiamento: indipendentemente da quello che si sente dire o che si legge su internet, non c’è una causa specifica.
L’invecchiamento è quello che gli scienziati definiscono multifattoriale.
La scienza, però, sta comprendendo che molte teorie gerontologiche si sovrappongono, cioè l’invecchiamento potrebbe non essere complicato come si credeva inizialmente.
La maggior parte delle teorie sull’invecchiamento si
incentra su reazioni ossidative fuori controllo collegate a un’attività
eccessiva dei radicali liberi, oltre che a mutazioni del DNA che
provocano una riproduzione cellulare difettosa.
Le persone di cui si legge, che vivono fino a 115 anni e oltre, in un
certo senso, sono dei mutanti, geneticamente dotate di meccanismi di
riparazione del DNA e di difesa cellulare avanzati, come le proteine da
shock termico, di una ossidazione cellulare minore o di una maggiore
difesa contro di essa. Kurzweil, noto informatico ed autore del libro Fantastic Voyage: Live Long Enough to Live Forever , ritiene che la chiave per ritardare il ritmo di invecchiamento sia controllare i fattori di ossidazione e mutazione del DNA, e il suo metodo è l’utilizzo strategico di integratori alimentari.
È possibile aggiungere un altro fattore controllabile dell’invecchiamento:
una riduzione delle infiammazioni. Se l’infiammazione è necessaria per
il processo di guarigione, un’infiammazione fuori controllo è la base
delle malattie legate all’età, come i disturbi cardiovascolari, la
degenerazione cerebrale, il diabete e il cancro.
In breve, tutte le cause principali della morte e della malattia
collegate all’età sono associate, in un modo o nell’altro, a una
infiammazione eccessiva. Tutti sanno che avere i muscoli e le
articolazioni infiammate fa sentire vecchi, ma la buona notizia è che
l’infiammazione è il fattore di accelerazione dell’età più
controllabile.
È importante considerare che l’attività fisica, come il sollevamento pesi, può attivare i geni che mantengono i muscoli giovani.
CONTROLLO DELLE INFIAMMAZIONI
Quale è il modo migliore per controllare le infiammazioni?
Per dirlo in quattro parole: perdere grasso,
mangiare bene. Mentre il grasso è stato a lungo considerato poco più di
un magazzino per le riserve energetiche, oggi studi scientifici
esaurienti mostrano che le cellule lipidiche rilasciano più di 100
sostanze chimiche, chiamate collettivamente adipochine, la maggior parte
delle quali è estremamente infiammatoria. Svariati studi mostrano che,
quando si perde grasso corporeo, il rischio di malattie di tipo
infiammatorio si riduce considerevolmente, e questo significa meno
malattie cardiovascolari, meno malattie cerebrali, meno diabete, meno
cancro e così via.
Infatti, l’unico metodo al momento considerato attuabile per aumentare la longevità è
limitare le calorie. Vari studi condotti su specie animali mostrano
che, riducendo il cibo, ma non l’apporto di nutrienti, le infiammazioni
diminuiscono e lo stesso accade ai problemi fisici associati a esse. La
prova su soggetti umani è solo teorica, ma molte persone che seguono
programmi rigorosi per la limitazione delle calorie sperimentano una
infiammazione fisica minore, sotto forma di una pressione del sangue più
bassa, di livelli di insulina minori, ecc.
Comunque, spesso queste persone hanno un aspetto macilento e possono sentirsi depresse e
avere freddo, nell’attività fisica non hanno energia e, anche se la
hanno, il movimento non gli giova molto, perché hanno un alto livello di
cortisolo e una carenza di ormoni anabolici, compresi l’ormone della
crescita, l’ormone tiroideo e il testosterone.
La chiave per limitare le calorie potrebbe non riguardare altro che
una riduzione dell’ossidazione, attraverso una assunzione minore di
cibo, oltre a una diminuzione delle infiammazioni causata dalla mancanza
di grasso corporeo. Si può, però ottenere una riduzione del grasso in
modo più salutare, con l’attività fisica e una dieta ricca di nutrienti.
Questo porta alla domanda: esistono integratori alimentari che aiutano a ottenere la longevità e a ridurre le infiammazioni?
Ecco i 10 integratori migliori e la loro giustificazione logica o il
meccanismo di impiego. Senza un ordine particolare, essi sono: 1) L’acido lipoico e l’acetil- L-carnitina (ALC).
Studi su topi condotti alla Stanford University hanno scoperto che la
combinazione di acido lipoico e ALC rigenerava i mitocondri anziani,
restituendo loro un aspetto paragonabile a quello dell’età
adolescenziale. La miscela funziona perché l’acido lipoico è un potente
antiossidante che aiuta a stemperare l’ossidazione prodotta nei
mitocondri. L’acido lipoico favorisce l’assorbimento del glucosio nelle
cellule, diminuendo la resistenza insulinica, e minore è il livello di
insulina, minore sarà il ritmo di invecchiamento. Inoltre, l’acido
lipoico è sinergico con l’ALC, perché essa può favorire l’ossidazione
nei mitocondri e l’acido blocca questo effetto. La domanda è: quale è la
forma più efficace di integratore di acido lipoico? La maggior parte
degli integratori è sotto forma di miscela degli isomeri R e S ed è
venduta come acido alfa lipoico. Solo la forma R, però, è attiva nei
mitocondri e, se alcuni studi ipotizzano che la forma S, che è
sintetica, sia convertita nella forma R, altri affermano che essa
interferisce con la funzionalità della forma R. Quello che è sicuro,
però, è che la forma R è molto più costosa del più comune acido alfa
lipoico. L’ALC è semplicemente L-carnitina con attaccato un gruppo
acetile che, però, aiuta l’ALC a entrare nel cervello, dove favorisce la
sintesi dei neurotrasmettitori quali l’acetilcolina e la dopamina che,
spesso, si riducono con l’età. L’ALC protegge le vulnerabili membrane
dei mitocondri e, in questo modo, può contribuire alla riproduzione di
questi organi. Per quanto riguarda gli integratori, assumete 1.000 mg di
ALC e 200 mg di acido lipoico. L-carnitina per la funzionalità e la
riproduzione cellulare. 2) Il resveratrolo.
Il paradosso francese si riferisce al fatto che, in Francia, dove si
assumono molti grassi saturi, il tasso di malattie cardiovascolari è
inferiore. All’inizio, la cosa è stata attribuita all’abitudine dei
francesi di bere vino rosso durante i pasti, perché si pensava che
l’ingrediente attivo presente nel vino rosso fosse il resveratrolo.
Studi più recenti, però, hanno scoperto che la quantità di resveratrolo
presente nel vino rosso è troppo ridotta per avere un effetto
significativo sulla salute. È, invece, probabile che altri antiossidanti
presenti nel vino, chiamati procianidine, abbiano effetti salutari,
principalmente favorendo la sintesi dell’ossido di azoto nell’organismo.
Ultimamente, il resveratrolo è stato molto pubblicizzato, perché alcuni
studi condotti su animali mostrano che esso attiva una proteina
chiamata Sirtuin-1, o SIRT-1, che sembra proteggere le cellule
dall’invecchiamento. Il SIRT-1, infatti, ha una proprietà di inibizione
dei geni che blocca la morte delle cellule e ne favorisce la
sopravvivenza. È stato provato che il resveratrolo è il composto più
attivo dei più di 20.000 esaminati, infatti questa stimolazione proteica
duplica l’effetto della limitazione delle calorie, senza limitare
l’apporto di cibo.
Uno studio condotto nel 2006 ha scoperto che il resveratrolo
allungava del 59% la vita di un tipo di pesce dalla vita breve, mentre
un altro ha scoperto che esso mitigava gli effetti negativi per la
salute di diete ricche di grassi nei topi: i topi obesi cui era stata
somministrata la sostanza, infatti, vivevano il 15% in più dei topi
grassi che non l’avevano ricevuta. I topi hanno ricevuto 22,4 mg di
resveratrolo per chilogrammo di peso corporeo. Questo, per un essere
umano, significherebbe una dose di 1.500-2.000 mg al giorno.
Un problema del confrontare uomini e topi è che questi ultimi
metabolizzano il resveratrolo molto più lentamente dei primi, nei quali
la sostanza è rapidamente degradata dopo l’assunzione orale, e la sua
biodisponibilità è ridotta. Un altro studio condotto su topi prevedeva
dosi di resveratrolo molto più elevate, il cui equivalente per gli
esseri umani ammontava a 4.571 mg al giorno. Durante l’attività fisica, i
topi oggetto dello studio hanno mostrato un aumento significativo della
durata e dell’ossidazione dei grassi. L’autore ha commentato, “Il
resveratrolo da l’aspetto di un atleta allenato, senza praticare
attività fisica”. Si è ipotizzato che questa sostanza funzionasse
incrementando il numero dei mitocondri nei muscoli. Uno studio condotto
su 123 finlandesi adulti ha scoperto che i soggetti con geni SIRT-1 più
attivi avevano un metabolismo più rapido, il che indica che questo
meccanismo potrebbe essere attivo sia negli esseri umani, che nei topi.
Data l’ampia pubblicità data a questi studi, ora il resveratrolo è un
integratore popolare, oltre che costoso. Se, fino ad oggi, non ci sono
indicazioni sulla sua tossicità, non c’è neanche alcuno studio che
dimostra l’efficacia degli integratori di resveratrolo negli esseri
umani. Questo, però, non preoccupa i ricercatori principali che si sono
occupati del composto, che stanno tutti assumendo dosi misurate per gli
esseri umani, equivalenti a quelle che hanno provato essere efficaci
negli animali. Piccole quantità di resveratrolo agiscono come
fitoestrogeni, quindi hanno effetti estrogenici ridotti, mentre dosi più
elevate hanno l’effetto contrario: inibiscono la sintesi degli
estrogeni. Se fate uso di integratori di resveratrolo, fareste bene a
non assumerli a breve distanza da integratori contenenti nicotinamide,
una vitamina del complesso B, perché una ricerca condotta da poco mostra
che questa vitamina inibisce la funzionalità delle proteine attivate
dal resveratrolo. 3) Le vitamine C ed E e gli antiossidanti.
Se alcuni studi mostrano che gli antiossidanti alimentari hanno
esigue, se non nessuna proprietà antiinvecchiamento, il sistema di
antiossidanti connaturato nel corpo declina con l’età. Uno studio ha
mostrato che una carenza di vitamine e minerali può accelerare il
deterioramento dei mitocondri. Inoltre, il cervello, che è composto per
la maggior parte da grassi, è particolarmente soggetto all’ossidazione e
la ricerca dimostra che le persone anziane che assumono una quantità
maggiore di antiossidanti attraverso integratori o dall’alimentazione
sono anche quelle più sane. Il fatto che gli antiossidanti possono
aiutare a preservare la funzionalità cerebrale è già una ragione
sufficiente per assumerli e, inoltre, essi contribuiscono alla difesa
dell’organismo contro malattie legate all’età, come il cancro,
l’aterosclerosi e la degenerazione cerebrale. 4) Gli acidi grassi omega- 3.
Il cervello è composto per il 40% di DHA, un acido grasso omega-3. Se
non assumete pesce grasso, come il salmone, l’halibut o le sardine,
almeno tre volte a settimana, è probabile che abbiate una carenza di
grassi omega- 3. Questi acidi aiutano a ridurre la depressione,
proteggono il sistema cardiovascolare, aumentano la sensibilità
insulinica e diminuiscono il rischio di cancro. Per i grassi omega-3,
non affidatevi all’olio di semi di lino: quest’olio, infatti, contiene
acido alfa linoleico, un precursore degli acidi grassi omega-3 DHA e
EPA, ma il corpo ne può convertire soltanto circa il 2% in omega-3
attivi. Quindi, assumete oli di pesce, che contengono gli acidi grassi
omega-3 attivi. Inoltre, evitate i grassi omega-6, come gli oli
vegetali, che non solo sono maggiormente presenti nella dieta rispetto
agli alimenti che contengono gli omega- 3, ma, nell’organismo, si
convertono in sostanze infiammatorie e interferiscono con la
funzionalità degli omega-3. 5) La creatina.
Può sembrare strano vedere la creatina in un elenco di sostanze
antiinvecchiamento, ma uno studio recente condotto su animali ha
scoperto che, quando i topi seguivano una dieta contenente il 3% di
questa sostanza, la loro vita si allungava del 9%. Noi siamo uomini e
donne, non topi (anche se io ho trovato in giro anche qualche topo di
fogna), ma la creatina ha effetti antiinvecchiamento: infatti, protegge i
neuroni cerebrali impedendone la stimolazione eccessiva che ne provoca
la morte. Inoltre, mantenendo costanti i livelli di ATP nei neuroni,
essa ha un’azione protettiva contro malattie come il morbo di Parkinson.
In laboratorio, la creatina migliorava la memoria e la capacità di
pensiero dei topi e riduceva il grado dei pigmenti che danneggiano il
cervello, che si formano nel cervello anziano. Inoltre, la Gli acidi
grassi omega-3 sono essenziali per i loro effetti antiinvecchiamento nel
cervello e nel corpo. Un nuovo studio mostra che la creatina aumentava
la lunghezza della vita dei roditori. 6) Il tè verde.
Il tè verde
contiene antiossidanti potenti che proteggono le cellule. Inoltre, ha
proprietà cardiovascolari e anticancerogene, oltre a un effetto
termogenico che favorisce l’ossidazione del grasso corporeo in eccesso.
Per ottenere benefici antiinvecchiamento effettivi, è necessario
l’equivalente di almeno 10 tazze di tè verde al giorno; sembra molto, ma
potete ricavare questa dose attraverso degli integratori, che hanno una
concentrazione molto maggiore di antiossidanti attivi del tè verde
rispetto al tè stesso, e le dosi sono standard. 7) La carnosina.
La carnosina è un dipeptide, composto da due aminoacidi: l’istidina e
la beta alanina. Agisce come tampone intramuscolare principale,
riducendo l’accumulo degli acidi che portano a un affaticamento precoce
durante l’attività fisica. Dai 10 ai 70 anni i livelli muscolari di
carnosina si riducono del 63%. La sostanza può ridurre un processo
associato all’invecchiamento accelerato che comprende i legami crociati
delle proteine; questo processo, chiamato glicazione, danneggia le
proteine cellulari e il tessuto connettivo, e può provocare buona parte
della rigidità associata all’invecchiamento. Uno studio
ha scoperto che rifornire di carnosina le cellule del tessuto
connettivo, chiamate fibroblasti, aumentava la vita delle cellule; si
suppone che questo effetto sia provocato dal rallentamento benefico del
logorio dei telomeri, operato dalla carnosina. L’unica fonte alimentare
affidabile di questa sostanza è la carne rossa; chi non la assume può
fare uso di integratori di carnosina in dosi di 1.000 mg o più al
giorno. Un’alternativa è utilizzare la betaalanina, il precursore
nutrizionale principale della sintesi della carnosina. 8) Il ginkgo biloba.
Questa erba ha varie proprietà utili collegate alla longevità:
infatti, stimola la circolazione e l’uso di ossigeno nel cervello,
bloccando, allo stesso tempo, gli effetti del cortisolo, che è una delle
cause principali dell’invecchiamento cerebrale, perché
distrugge i neuroni e, in particolare, quelli dell’ippocampo, l’area
della memoria e dell’apprendimento.Uno studio ha scoperto che il ginkgo
preveniva l’invecchiamento dei mitocondri provocato da una ossidazione eccessiva e, inoltre, studi recenti mostrano che esercita effetti antiestrogenici. 9) Il coenzima Q10.
Il Q10 è prodotto nell’organismo a partire dall’aminoacido tiroxina
con lo stesso processo che produce il colesterolo, ma la sintesi perde
efficacia con l’età. Il Q10 è coinvolto nella produzione di energia
all’interno dei mitocondri e agisce come un antiossidante. Alcuni studi
mostrano che il Q10 protegge il cervello, in particolare la parte che
produce dopamina, e può anche aiutare a proteggere contro il morbo di
Parkinson.
Questo coenzima si concentra nei tessuti altamente energetici, come i
muscoli e il cervello. Chi assume farmaci a base di statina per il
trattamento delle malattie cardiovascolari può avere livelli bassi di
Q10, perché i farmaci interferiscono con il metabolismo del coenzima,
inibendo l’enzima epatico che produce sia il colesterolo che il Q10,
riducendo i livelli plasmatici di questa sostanza fino al 40%. L’effetto
collaterale principale è una disgregazione muscolare eccessiva: uno
studio condotto su persone anziane cui si somministrava il coenzima Q10
ha scoperto che 300 mg al giorno di integratore per 4 settimane
riducevano le fibre muscolari di tipo 1, ma favorivano la crescita delle
fibre di tipo 2.
Questo è l’opposto di quello che avviene normalmente con l’età: le
fibre di tipo 1, più piccole e deboli, sono più numerose di quelle di
tipo 2, associate a un incremento della massa muscolare e della forza.
Si è ipotizzato che il meccanismo fosse un effetto di regolazione a
livello genico esercitato dal coenzima Q10. Per ottenere 100 mg di Q10,
si dovrebbe assumere 1,5 kg di sardine, quindi gli integratori sono
un’alternativa più semplice.
10) L’alfa GPC.
Si tratta di una forma di colina che può accedere molto più
facilmente al cervello, rispetto alla colina ordinaria. Nel cervello,
essa è rapidamente convertita in acetilcolina, il neurotrasmettitore
principale collegato alla memoria e all’apprendimento. Il morbo di
Alzheimer è caratterizzato da una distruzione selettiva dei neuroni che
producono acetilcolina, e i farmaci usati per il trattamento di questa
malattia aiutano a prevenire una sua disgregazione eccessiva. Alcuni
studi mostrano che l’alfa GPC può favorire la stimolazione del rilascio
dell’ormone della crescita.
Una menzione onorevole va ad altri integratori che smorzano tutti gli effetti dell’invecchiamento,
compresi il turmerico, la glucosammina, la condroitina, il siero, gli
aminoacidi ramificati, il DHEA, la melatonina, il licopene, l’estratto
di semi di uva, l’aglio, la fosfatidilserina, i multiminerali e l’HMB.
Anche se non c’è alcun vero antidoto per il processo di invecchiamento,
potete migliorare la qualità della vostra vita adesso, con una attività
fisica adeguata e un’alimentazione che comprende gli integratori
migliori.
Gilgamesh che domina un leone, fregio dal palazzo di Sargon II (Museo del Louvre).
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Gilgamesh (ˈɡilɡameʃ, Gilgameš, o anche Bilgames nei primi testi sumerici)[1] è un personaggio della mitologia mesopotamica. Mitico re dei Sumeri, fu il quinto re di Uruk, il più antico agglomerato urbano dell'odierno Iraq, nelle vicinanze del Golfo Persico.
Le sue vicende sono narrate nel primo poema epico della storia dell'umanità, denominato successivamente Epopea di Gilgamesh. Si tratta di una leggenda babilonese,
il cui nucleo principale risale ad antiche leggende sumeriche, ma che
venne trascritta molto tempo dopo il periodo in cui è ambientata la
storia. La prima stesura dell'epopea, pervenutaci in frammenti
appartiene alla letteratura sumerica, ma la versione più completa sinora nota venne incisa su undici tavolette di argilla che furono rinvenute tra i resti della biblioteca reale nel palazzo del re Assurbanipal a Ninive, capitale dell'impero assiro. Questa redazione tarda della leggenda, risale al VII secolo a.C.
La trascrizione dell'Epopea
Nella seconda metà dell'OttocentoGeorge Smith, un incisore di banconote britannico, venne assunto alla sezione assira del British Museum di Londra, grazie all'interessamento di sir Henry Rawlinson. Nel 1872 Smith trascrisse e tradusse l'Epopea di Gilgamesh
grazie alle tavolette trovate nei magazzini del museo. Nella
trascrizione tuttavia mancava una parte, corrispondente a 17 righe. La
notizia arrivò al giornale Daily Telegraph, il quale sovvenzionò una spedizione per cercare le tavolette mancanti, mettendone a capo Smith stesso.
La spedizione ottenne i risultati sperati. Il 14 maggio1873 Smith rinvenne le tavolette mancanti: «scesi
ad esaminare il deposito di frammenti di iscrizioni cuneiformi
provenienti dagli scavi del giorno, togliendo la terra e spazzandola per
leggerne il contenuto. Pulendone una trovai con mia gioia e sorpresa
che conteneva la maggior parte delle diciassette righe di un’iscrizione
appartenente alla prima colonna del racconto caldeo del Diluvio, che si
inserivano nell’unico punto dove c’era una grave lacuna nel racconto».[2]
La storia di Gilgamesh
Gilgamesh, per due terzi divino e per un terzo umano, è un sovrano
tirannico che costringe i giovani guerrieri della sua città a continui e
sfiancanti esercizi, finché non incontra Enkidu, creatura selvaggia plasmata dagli dei per rispondere alle preghiere dei cittadini di Uruk.
Gilgamesh ed Enkidu lottano selvaggiamente, durante la festa di
Ishkarra (nella quale alcuni studiosi ritengono di ravvisare una sorta
di ius primae noctis).
Non riuscendo a prevalere nonostante la sua forza leggendaria,
Gilgamesh, colpito dal valore del suo avversario, stringe con lui un
solenne patto d'amicizia. I due amici si avventurano fuori dalla città
verso la foresta dei cedri dove il terribile mostro Khubaba
sta a guardia dei pregiati alberi. Il loro scopo è tagliare i tronchi
più belli per portarli ad Uruk ma vengono scoperti dal mostro. Uniti
combattono e sconfiggono la bestia e così i due eroi trionfanti fanno
ritorno ad Uruk con il prezioso bottino, dove la dea Ishtar,
impressionata dalla bellezza e dal valore di Gilgamesh, gli propone di
diventare suo sposo, ma riceve un netto rifiuto (motivato dalla
discontinuità dell'amore della dea, che era solita condannare in un modo
o nell'altro i suoi amanti). Ella, quindi, chiede a suo padre Anu
di affidarle il Toro celeste, che scatena per le strade di Uruk. Enkidu
affronta due volte il toro, dapprima da solo, e poi con l'aiuto di
Gilgamesh, e durante il combattimento afferra il toro per la coda mentre
Gilgamesh lo colpisce con la sua spada tra le corna. I due eroi
trionfano, forti del loro valore. Enkidu tuttavia per volontà degli dei
muore a seguito di una malattia e Gilgamesh, per la prima volta, è
affranto dal dolore.
Sconvolto, parte alla ricerca dell'unico uomo che conosce il segreto dell'immortalità: Utnapishtim, il lontano, antico re di Shuruppak sopravvissuto al diluvio universale, ma quando, dopo numerose peripezie, riesce ad incontrarlo, nella terra di (Dilmun) - là dove sorge il sole
- deve arrendersi all'evidenza: le circostanze che hanno dato al suo
antenato l'immortalità sono eccezionali e non ripetibili. Riceve però
indicazioni su come raccogliere in fondo al mare un'erba simile al biancospino il cui nome è vecchio-ritorna-giovane, che intende portare al suo popolo, ma dopo essere riuscito a coglierla, immergendosi con l'aiuto del battelliere Urshanabi, mentre si riposa accanto a un ruscello, un serpente la porta via e, dopo averla mangiata, cambia pelle. Gilgamesh fa quindi ritorno ad Uruk e qui l'epopea babilonese classica si interrompe.
Nella dodicesima tavoletta, incompleta, del testo ninivita, viene
però riportato un episodio che per le sue peculiarità linguistiche e
formali e per la scarsa coerenza con il resto della narrazione appare
come un mito a sé stante, con Gilgamesh ed Enkidu come protagonisti. Vi
si narra della perdita da parte di Gilgamesh di due oggetti simbolici di
grande valore, un pukku e un mekku, nella "Terra" (ovvero
nell'oltretomba). Si tende ad identificare questi due oggetti
rispettivamente con un tamburo e una bacchetta, strumenti musicali di
carattere sacro nell'antica Mesopotamia. Enkidu si offre di discendere
agli inferi per recuperarli, ma nel farlo non segue i consigli
elargitigli da Gilgamesh per poter ritornare alla luce, rimanendo
prigioniero dell'oltretomba. Gilgamesh prega il dio Enki di poter ancora
un'ultima volta parlare ad Enkidu, e viene esaudito: Enki intercede
presso Nergal,
signore dell'oltretomba, che permette all'anima di Enkidu di uscire
temporaneamente dal Kur. Nell'ultima parte del testo, fortemente
lacunosa, Enkidu racconta all'amico diletto la sua esperienza dell'al di
là, dipinto nei termini cupi e privi di speranza tipici della
letteratura sumerica e mesopotamica. La dodicesima tavoletta di Ninive
fa parte in realtà di un altro mito sumerico: "Gilgamesh e l'albero di
Huluppu", conosciuto anche in altre versioni più antiche. In esso
Gilgamesh, dopo aver abbattuto un albero gigantesco, costruisce con il
suo legno un seggio per sé e la dea Inanna (Ishtar), il pukku e il mekku (in questa versione del mito Gilgamesh chiama la dea "sorella").
Le interpretazioni della vicenda di Gilgamesh
Il tema principale che dà forza alla narrazione è la ricerca di
Gilgamesh dell'immortalità. La narrazione del poema ha un punto di
discontinuità fondamentale nella morte di Enkidu: prima della sua morte
ogni accadimento della saga è qualcosa di eroico e soprannaturale e il
tema di fondo di questa prima parte è il viaggio come percorso di
formazione. Dopo la morte del fedele amico, ogni cosa viene
ridimensionata ad una dimensione umana: è la parte più dolorosa del
cammino di formazione del sovrano sumero, ma è grazie ad essa che si
percepisce la grandezza della sua figura. Gilgamesh nella sua ricerca
dell'immortalità, del superamento dei limiti imposti, sembra quasi
anticipare la sete di conoscenza che anima Ulisse nell'Odissea.
La virile amicizia tra Gilgamesh ed Enkidu è stata sovente accostata all'intenso rapporto tra Achille e Patroclo nell'Iliade.
Alcuni studiosi hanno voluto vedere nel legame tra i due eroi sumerici
una valenza omosessuale. A questo proposito altri studiosi hanno
tuttavia constatato come ogni atto compiuto da Gilgamesh ed Enkidu sia
espressione suprema di epica intensità, il più eroico possibile. Alla
luce di questo anche il loro legame è da interpretarsi come un legame
che è così forte, virile ed eroico da dare l'impressione di travalicare
nell'amore in senso assoluto[senza fonte].
Il testo è inoltre considerato come la più antica descrizione disponibile degli effetti psicologici dei traumi emotivi, presentati con notevole finezza.
Gilgamesh è protagonista del romanzo fantascientifico di Wilson TuckerSignori del tempo (The Time Master, 1954;
catalogo Urania No. 615), dove è un naufrago spaziale precipitato sulla
Terra che, grazie a un metabolismo più lento, riesce a vivere molto più
a lungo degli esseri umani, anche se non all'infinito. Giunto ai giorni
nostri egli assume l'identità di Gilbert Nash, di professione
investigatore privato. Gilbert Nash tornerà in un altro romanzo di
Tucker, L'uomo che veniva dal futuro (Time Bomb, 1955; catalogo Urania No. 743), di qualità inferiore rispetto al precedente.
Gilgamesh è citato brevemente pure nel racconto "Android Avenger" (Urania 794) di Ted White.
Un brano dell'album Mythos dei Raising Fear, una metal band italiana, si ispira alla saga di Gilgamesh.
Lo scultore Arnaldo Pomodoro ha dedicato una scultura al personaggio, "Il labirinto di Gilgamesh", oggi a Milano.
Il secondo episodio della quinta stagione della serie Star Trek - The Next Generation, dal titolo Darmok, è fortemente ispirato (con riferimenti diretti) alle avventure di Gilgamesh.
Una nota antologia di fantascienza si intitola The Road to Science Fiction: from Gilgamesh to Wells.
Nella visual novel Fate/stay night Gilgamesh è un servant (uno dei più forti della serie) dell'ultimo master da sconfiggere per ottenere l'accesso al santo Graal.
Nella celebre saga videoludica di Final Fantasy, Gilgamesh compare molte volte: In FFV come Boss; in FFIX come NPC, in FFVIII come Guardian Force, e in FFXII nuovamente come Boss. Da notare che Gilgamesh è sempre accompagnato da Enkidu (che però spesso ha forma animale).
Nel videogame Empire Earth è il nome di un eroe dall'enorme forza che, se evocato, può sconfiggere da solo più di 50 soldati nemici.
Nel videogame Tales of Phantasia
è il nome di un titolo che il protagonista, Cress Albane, ottiene
collezionando tutti gli oggetti appartenuti ad un antico eroe.
Nel celebre videogame della Capcom Devil May Cry 4 è il nome di un'arma sbloccabile dopo aver sconfitto Echidna.
La storia di Gilgamesh è stata utilizzata dalla scrittrice Maggie Shayne nel suo romanzo "Illusioni nella notte",
in cui il protagonista, l'antichissimo vampiro Damien Namtar, in realtà
è lo stesso Gilgamesh, che nella sua ricerca per l'immortalità incontra
il più vecchio vampiro esistente, che lo trasforma a sua volta in
non-morto; Damien vive da seimila anni e ha assunto una nuova identità.
Note
^ Andrew George, The epic of Gilgamesh: the Babylonian epic poem and other texts in Akkadian and Sumerian, Penguin Books, 2003, pp. 228. 9780140449198
Il Ghilgames, Claudio Saporetti, Simonelli Editore
Saggi su Ghilgamesh, Claudio Saporetti, Simonelli Editore
Gilgames alla conquista dell’immortalità, Franco D'Agostino, Piemme
Gilgamesh: il primo eroe, antiche storie della Mesopotamia, Simonetta Ponchia, Nuove Edizioni Romane
Miti mesopotamici, Henrietta McCall, Mondadori
L’Epopea di Gilgamesh, (a cura di) N. K. Sandars, Adelphi
Uomini e dei della Mesopotamia: alle origini della mitologia, J. Bottero & S. N. Kramer, Einaudi
The Epic of Gilgamesh - a new translation, Andrew George, Penguin Classics (in inglese)
La saga di Gilgamesh, (a cura di) Giovanni Pettinato, Mondadori
Massimo Consoli, La prima storia d’amore. Da: Ecce Homo. L’omosessualità e la Bibbia, Kaos Ed., Milano 1999. (Lettura in chiave omosessuale del rapporto fra Gilgamesh ed Enkidu)
Corrado Malanga spiega a UFOCAST come riuscì a capire da alcune dubbie affermazioni come una ragazza era stata addotta da una setta massonica. Conclusione : il mondo è già finito quattro volte e questa sarebbe la quinta. Si salveranno però i militari e gli schifosissimi Illuminati (le più potenti famiglie massoniche del pianeta) che fanno i lecchini ed i servi degli alieni.