Il film AGORA' recentemente uscito solo adesso in Italia, riporta alla luce la biografia di Ipazia, grande mente nata e morta assassinata in Alessandria d'Egitto, famosa città fondata da Alessandro Magno con il suo faro appartenente alle sette meraviglie del mondo e la leggendaria biblioteca.
Matematica, filosofa ed astronoma Ipazia arrivò a capire già a quei tempi il vero moto della Terra mettendo in discussione la teoria tolemaica. Insegnò e scrisse dei trattati dando così uno schiaffo morale ai colleghi maschi non solo tenendo loro testa ma scavalcandoli addirittura.
Donna, pagana ed accusata di stregoneria mettendo in discussione il sistema tolemaico: ciò era inaccettabile per i "cristiani" del tempo che nel frattempo avevano preso il potere in città capeggiati dal vescovo Cirillo (proclamato santo in seguito dalla Chiesa) quindi fu barbaramente assassinata.L'ennesimo esempio di manipolazione mentale tramite le religioni che gli Illuminati hanno da sempre attuato. Lo scoppio dei disordini ad Alessandria fu abilmente orchestrato per scacciare pagani ed ebrei dalla città, dividere la popolazione (DIVIDI ET IMPERA) e costringere la gente rimasta a bettezzarsi compreso lo stesso governatore di Roma Oreste che non riuscì a contrastare l'ascesa del vescovo Cirillo.
Ipazia non fu solo una martire pagana nè una martire solo per le donne ma un esempio di ribellione al sistema che voleva imporre idee, usi e costumi propri per "adattarsi" alla schiavitù. Ragionando solo con la sua testa contrastò gli Illuminati dell'epoca; ciò le costò la vita. Ipazia fu per lungo tempo dimenticata ma dal '700 in poi i grandi del tempo la elogiarono compreso lo stesso Voltaire. Ella fu anche l’inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica.
IPAZIA, MARTIRE DEL FANATISMO CRISTIANO Figlia di un celebre matematico del Museo dell'insegnamento di Alessandria d'Egitto, Teone, il cui Commentario all'Almagesto di Tolomeo viene considerato uno dei migliori lavori di astronomia della scuola alessandrina, Ipazia, nata intorno al 370, fu istruita dal padre nelle scienze esatte (specialmente astronomia e geometria), ma subì anche influenze teosofiche e occultistiche, in quanto frequentò la scuola neoplatonica di Alessandria.A quel tempo ogni filosofo o scienziato alessandrino era un po' alchimista, in quanto i confini tra scienza e magia non erano rigorosamente tracciati. Non dimentichiamo che i greci avevano raccolto in Alessandria il sapere magico, mistico ed esoterico, andato poi distrutto, delle filosofie e religioni egizie e assiro-babilonesi. Si devono a Ipazia e a suo padre le edizioni delle opere di Euclide, Archimede e Diofanto che presero la via dell'Oriente durante i secoli, e tornarono in Occidente in traduzione araba, dopo un millennio di rimozione. Ed è noto anche il loro lavoro a proposito del “Sistema matematico” di Tolomeo, astronomo, matematico e geografo alessandrino del II sec. la cui teoria astronomica geocentrica restò in auge fino alla “rivoluzione copernicana” del XVI secolo.
Molto importante per la sua formazione culturale fu un viaggio compiuto ad Atene, ove si aggregò alla scuola teosofica di Plutarco. Ipazia vedeva nel cristianesimo soprattutto il fanatismo e la violenza, in quanto il vescovo Teofilo aveva fatto distruggere, oltre a vari monumenti della civiltà greco-orientale, anche il famoso tempio di Serapide e l'annessa biblioteca. Seguace di un sistema eclettico di filosofia, Ipazia può essere considerata come una gnostica che cercò di difendere la rinascita del platonismo contro il cristianesimo. I neoplatonici, che si diffusero dal III al V sec., volevano la fusione di tutte le chiese in un unico organismo a sfondo più filosofico che teologico, o se vogliamo più intellettuale che ecclesiale. La scuola di Alessandria appartiene, stando alle fonti classiche, all’ultima grande corrente del neoplatonismo, fiorita tra la prima metà del V e la prima metà del VII secolo. La tendenza erudita, che aveva man mano acquistato rilevanza nelle scuole che la precedettero, era diventata qui prevalente, respingendo in secondo piano la speculazione prettamente metafisica. Il disinteresse per la costruzione della gerarchia emanatistica che era stata concepita nei suoi tre momenti della permanenza in sé, dell'uscita da sé e del ritorno in sé, aveva condotto all'abbandono di quel politeismo classico che in tale gerarchia era stato inquadrato, soprattutto ad opera della scuola siriaca. In teoria le possibilità d'intesa col cristianesimo (ovvero con la scuola catechetica alessandrina) sembravano essere maggiore che altrove, ma proprio la sensazione che questa forma di neoplatonismo potesse costituire un'alternativa valida al cristianesimo, faceva dei cristiani i nemici più accesi, che mal digerivano peraltro l'accentuato interesse del neoplatonismo per le questioni di carattere scientifico.
Cirillo, che mal sopportava la predicazione pagana di Ipazia, divenuta ad Alessandria la rappresentante più qualificata della filosofia ellenica, si convinse che l'ostacolo maggiore alla risoluzione della controversia fosse proprio lei. Pur non dando un espresso ordine, egli istigò il gruppo fanatico di monaci parabolani ed eremiti della Tebaide guidati da Pietro il Lettore a togliere di mezzo Ipazia. E così, dopo averla trascinata fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario, quasi volessero compiere una sorta di sacrificio umano, prima Pietro con una mazza ferrata, poi gli altri monaci con pugnali fatti di conchiglie, massacrarono il corpo di Ipazia e lo bruciarono. Era l'anno 415, il IV dell'episcopato di Cirillo. Gli assassini rimasero impuniti. Oreste chiese un'inchiesta; Costantinopoli non poté non concederla, e mandò ad Alessandria un tale Edesio, il quale non fece nulla, poiché si lasciò corrompere da Cirillo. Oreste ottenne soltanto dei provvedimenti per arginare l'ingerenza politica dei vescovi nei poteri civili. Cirillo in seguito verrà addirittura santificato come esempio di sicura ortodossia. Fu Damascio, filosofo neoplatonico (480/prima metà del sec.VI a.C.), quinto successore di Proclo nello scolarcato dell’Accademia, che per primo, nella Vita di Isidoro, incolpò Cirillo del delitto, arrivando addirittura a dire che prima di ucciderla le strapparono gli occhi dalle orbite. Nella Storia ecclesiastica dell'ariano Filostorgio, nato circa il 368 d.C. e dunque contemporaneo dei fatti narrati, si arriva a sostenere che l'assassinio non era opera di una amorfa folla fanatica, ma di quel clero cristiano che, ad Alessandria in modo particolare, voleva spadroneggiare su tutti. In ogni caso, la partenza frettolosa, successivamente, di molti dotti, segnò l'inizio del declino di Alessandria come il più grande centro di erudizione antica. Gli ultimi neoplatonici furono tolti di mezzo dall'imperatore Giustiniano, che chiuse la scuola platonica nel 529 d.C. Essi fuggirono in Persia presso Chosroe I, il quale era curioso di filosofia e garantì di professare liberamente il platonismo (531). Questo diritto fu addirittura sancito nel trattato di pace tra Giustiniano e Chosroe. E' degno di nota come, al crepuscolo ormai del pensiero greco, la libertà di filosofare venisse garantita ai Greci, contro il loro cristianissimo imperatore, dall'ultimo grande sovrano persiano, della dinastia dei Sassanidi. Ipazia viene ricordata, ancora oggi, come la prima matematica della storia, anzi, fu la sola matematica per più di un millennio: per trovarne altre, da Maria Agnesi a Sophie Germain, bisognerà attendere il Settecento. Ipazia fu anche l'inventrice dell'astrolabio, del planisfero e dell'idroscopio.
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