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mercoledì 28 maggio 2008

Corrado Malanga: L'odissea spaziale di Baruk

Una sperimentazione genetica scritta nel 600 a.C.
Leggendo alcuni passi dei testi apocrifi del Vecchio Testamento risulta chiaro che gli Alieni hanno accompagnato l'Uomo dalla sua alba... e il nostro addotto renderà gloria a Dio...


di Corrado Malanga

Esistono importanti studi sulle antiche scritture (1) che analizzano la possibilità che gli alieni abbiano visitato il nostro mondo prima che noi fossimo in grado di accorgercene o prima che gli storici scrivessero la storia così com'è oggi. Religioni costruite ad hoc, mondi scientifici costruiti in totale assenza di alieni, tradizioni e testi antichi purgati da strani racconti che possano far pensare che le cose non sono come ce le raccontano. E le testimonianze antiche sono lì, ferme, immobili in attesa di essere interpretate. Guai però a dire che le civiltà egiziane potrebbero aver avuto a che fare con interferenze aliene, guai a sostenere che in America Latina, nella penisola dello Yucatan, le razze precolombiane avevano conoscenze di natura estremamente sofisticata riguardanti la posizione delle stelle nel nostro firmamento. Cosa dire delle antiche leggende irlandesi (2) che parlano degli dèi venuti dallo Spazio che insegnavano ai terricoli le più banali arti, quali la coltivazione dei cereali o la costruzione di acquedotti. A chi appartengono i cadaveri di tre esseri giganti, alti più di tre metri, che il lama Lohsang Rampa (3) racconta di aver visto in un antico convento tibetano, custoditi segretamente e riconosciuti come gli antichi giganti, appunto, abitanti della Terra prima del diluvio universale? E sono figli delle stelle gli angeli cui fa riferimento il sesto capitolo del libro etiopico di Enoch, nel riferire di quella razza di Vigilanti, successivamente distrutta col diluvio da Dio? I progenitori di questa stessa razza, gli angeli caduti (ma noi diremmo dissidenti) saranno poi relegati in una prigione spaziale fatta di nove brillantissime stelle. Non a caso il libro di Enoch (1) è considerato apocrifo perché, vero o falso che sia, ha un contenuto imbarazzante per la Chiesa Cattolica. E verosimile che gli esperti del settore siano stati influenzati dalla loro cultura e nozioni nel tradurre e decodificare: è la "ruota della Storia", che porta l'uomo ad interpretare gli avvenimenti che lo circondano a suo favore ed ovviamente a sfavore degli avversari politici, militari e religiosi. Ci sono però opere che, una volta tradotte, ci appaiono chiare nei loro contenuti e simbolismi.

Dall'Apocalisse apocrifa...
Leggendo alcuni passi dei testi apocrifi del Vecchio Testamento le cose appaiono proprio come la storia ufficiale oggi non vuole ammettere e cioè che gli alieni non solo ci sono, ma ci sono sempre stati! Questo è il caso dell'Apocalisse apocrifa del profeta Baruk che piangendo sulla prigionia di Gerusalemme, stava presso il fiume Kibron, quando anche Abimelech fu salvato dalla mano di Dio nei possedimenti di Agrippa. Egli sedeva presso le bellissime porte ove aveva sede il Santo dei Santi...
Così comincia la narrazione di Baruk, al quale, mentre si chiedeva come mai Dio permettesse al re Nebukadneazar di invadere la sua città, apparve un angelo mandato dal Signore con il compito di mostrargli i misteri del Cosmo.
"...suvvia - dice l'angelo - ...ti mostrerò i segreti di Dio". La storia che segue ha dell'incredibile, di sapore pressoché contattistico. Baruk è il Kenneth Arnold di 2.600 anni fa. Baruk vede macchine volanti, satelliti artificiali e razze aliene, ma lasciamo a lui il racconto...

Il primo cielo
"Egli mi condusse dove il cielo è fortificato e dove c'era un fiume che nessuno poteva transitare... poi mi condusse al primo cielo dove esisteva una porta grande e possente e mi disse 'passiamo attraverso di essa' e noi entrammo come portati da ali percorrendo un tragitto di circa trenta giorni di viaggio. E mi indicò una pianura nel cielo e su di essa abitavano uomini con il volto di bambini altri avevano corna come cervi ed altri ancora piedi come capre e fianchi come agnelli..."
Baruk chiede chi siano queste entità e l'angelo dice che si tratta di quelli che volevano costruire la Torre di Babele, a Dio sgradita e quindi sono stati relegati in questa strana pianura. L'interpretazione del passo è importante.
Baruk vede personaggi diversi, tra cui anche esseri simili a bambini: intendeva creature piccole e macrocefale? Altri esseri hanno fattezze diverse dalle nostre. Cosa sono le ali che portano Baruk a passare la strana porta che lo conduce al primo cielo (noi oggi diremmo alla prima orbita, visto che il Sole abita il terzo cielo di questo racconto)?

Il secondo cielo
"Poi l'angelo mi prese e mi portò al secondo cielo e mi indicò anche qui una porta simile alla prima e mi disse 'passiamo attraverso di essa' e poi percorremmo, sollevati da ali, un tratto di cammino di circa sessanta giorni."
Qui sono vere e proprie ali che portano Baruk in volo verso un'altra pianura. Baruk descrive le cose con i nomi che conosce: un posto piatto nello Spazio, dove qualcuno abita, viene detto "pianura" ed una qualsiasi cosa che vola ha le ali e deve essere un uccello. Qui Baruk vede altri Alieni che avevano il volto come i cani e i piedi come i cervi, ed anch'essi (razze diverse) avevano avuto a che fare con la costruzione della Torre di Babele e anzi ne erano stati gli ideatori. L'angelo spiega che tali esseri avevano costruito una grande torre per raggiungere Dio e, preso un grande trapano, avrebbero traforato il cielo per vedere cosa c'era dall'altra parte. Dio, irato, li confuse e li disperse. Si tratta di allegorie di macchine volanti, ma ciò era contrario a quel Dio creatore che aveva altri interessi, forse il dominio incontrastato del teatro stellare?

Il terzo cielo
"E io Baruk dissi 'ecco o Signore mi hai già fatto vedere cose grandi e meravigliose...' e l'angelo mi disse 'suvvia entriamo' ed io con l'angelo proseguii da quel luogo per un tratto di circa centottantacinque giorni di cammino."
Ecco descrizioni tanto chiare da non richiedere un'interpretazione soggettiva.
"E lui mi mostrò una pianura ed un serpente lungo circa centottanta pletri (circa sei chilometri) e mi mostrò l'ade il cui aspetto era oscuro ed orribile."
L'ade è dunque buio e nell'ade c'è una macchina (?) lunga sei chilometri. Nel terzo cielo fra breve incontreremo il Sole, quindi siamo nello Spazio. Baruk chiede all'angelo particolari sull'ade e sul drago di sei chilometri che beve un braccio di mare senza che questo si consumi. Il mare va anch'esso inteso come spazio profondo. Il drago mangia lo spazio ma non lo consuma, se ne nutre ma lo rigetta.
"Ti sottopongo ancora una domanda, Signore. Come mi hai detto che il drago beve un braccio di mare, così dimmi anche quanto è grande il suo ventre... e l'angelo rispose 'il suo ventre è l'ade ed è grande quanto una palla di piombo lavorata da trecento uomini'."
Il profeta ci restituisce l'idea di una macchina, il drago, che abbia al suo interno qualcosa che assorba l'ade, lo spazio profondo, ma che non lo consuma e che è il motore del drago, il suo ventre, grande come una palla di cannone. Ci intendiamo poco di buchi neri e di altre singolarità spaziali, ma questa sembra proprio la descrizione di un buco nero all'interno della macchina volante.
"E l'angelo mi prese e mi portò la dove sorge il Sole e mi mostrò un carro con quattro ruote, sotto il quale fiammeggiava il fuoco, sul carro stava un uomo che portava una corona di fuoco. Il carro fu messo in movimento da quaranta angeli."
E forse la macchina che per alcuni ha portato Ezechiele nello Spazio? Ma ora viene il bello...
"Ed ecco un uccello volava veloce intorno al Sole ed io chiesi all'angelo: 'cos'è quell'uccello?' Egli mi rispose 'questi è il guardiano dell'orizzonte' ed io chiesi: 'fammelo sapere' e l'angelo mi disse 'questo uccello corre intorno al Sole e quando distende le ali intercetta i suoi raggi che sono simili al fuoco. Se infatti essi non fossero intercettati, non resterebbe in vita né il genere umano né alcun altro essere vivente ma Dio ha provveduto al compito proprio con questo uccello'. E quello stese le sue ali ed io vidi sulla sua ala destra alcune enormi lettere, tanto grandi quant'è lo spazio occupato da un'aia che possa contenere quattromila moggi. Ed erano lettere d'oro e l'angelo mi disse: 'leggi' ed io lessi e dicevano così: Non mi produssero né la Terra né il cielo, mi produssero invece le ali di fuoco."
Soffermiamoci sulla descrizione di Baruk di questo uccello che possiede ali che sono pannelli solari o qualcosa di estremamente connesso. C'è persino, sulle ali semoventi e retrattili, classiche di alcuni nostri satelliti, il marchio di fabbrica stampato a lettere d'oro che sembra dire... non sono terrestre. Gli angeli chiamano il loro satellite il "guardiano dell'orizzonte", come accade con i nostri satelliti chiamati "Uccello del mattino" o "Intruso". Si parlerà in seguito di questo corpo celeste come della mitica Fenice.
"...e l'angelo disse: 'ascoltami Baruk! Tutto ciò che ti ho mostrato sta nel primo e nel secondo cielo mentre nel terzo cielo c'è il Sole ma ora attendi e vedrai la gloria del Signore.' Mentre parlavo così con lui vedo l'uccello, e diviene visibile di fronte a me e cresce sempre di più ed infine diviene completamente visibile e dietro di lui vedo il Sole brillare e con lui gli angeli che lo tirano ed una corona brillare, una visione cui non possiamo rivolgere gli occhi per fissarla. Contemporaneamente, mentre il Sole brillava e la Fenice estendeva le sue ali... io scappai sbigottito ma l'angelo mi disse: 'non temere Baruk, e potrai vedere anche il suo tramonto'."
Appare evidente che la cosiddetta "Gloria del Signore" altro non è che una grande macchina volante, spinta da un motore che produce molta luce, tanta da impedirne la vista. Baruk viene portato ad Occidente, dove questa volta assiste al fenomeno della Fenice che si avvicina nuovamente verso di lui e che, appena passata nella zona in ombra (siamo in orbita attorno alla Terra), riavvolge le sue ali (i pannelli solari) e vengono alcuni angeli a togliere la corona fiammeggiante dalla testa della Fenice. L'angelo infatti spiega che la corona si è sporcata e deve essere cambiata tutti i giorni perché si è contagiata con certi raggi (cosmici?). Poi a Baruk viene mostrata la Luna (sembra di assistere al Tour spaziale della NASA).

Il quarto cielo
"E l'angelo mi condusse nel quarto cielo ed io vidi una pianura uniforme ed in mezzo ad essa uno stagno pieno d'acqua. E vi era una gran quantità di uccelli di ogni tipo, ma non erano simili a quelli della Terra" (ovviamente n.d.a.). "Ma vidi una gru delle dimensioni di un grosso vitello ed io chiesi all'angelo: 'che pianura è questa e cos'è questo stagno e questa gran massa di uccelli che gli stanno intorno?' L'angelo rispose: 'ascoltami Baruk, la pianura che circonda lo stagno e tutte le altre cose straordinarie che sono in essa sono il luogo dove le anime dei giusti vanno quando si radunano per vivere insieme in gruppi. L'acqua poi è quella che ricevono le nuvole per farla piovere sulla terra' (Vapore?)... 'e gli uccelli sono coloro che cantano in continuazione le lodi del Signore' (altri satelliti artificiali per le telecomunicazioni?)":
"Oh Signore, come possono gli uomini dire che l'acqua che piove sulla Terra proviene dal mare?" E l'angelo disse: 'L'acqua che piove giù proviene dal mare e dalle acque che sono sulla Terra quella invece che produce la crescita dei frutti, proviene unicamente da questa qui. Sappi inoltre che da essa proviene anche quella detta rugiada del cielo'".
In questo luogo dunque c'è un'acqua particolare, che non è acqua ma una strana linfa vitale, una corrente che tiene in vita le anime dei giusti (vedremo fra poco cosa si intende per giusti). Se questo luogo non fosse così tecnologizzato si potrebbe dire che siamo in un paradiso extraterrestre.

Il quinto cielo
"E l'angelo mi prese di lì e mi condusse in un quinto cielo.
La porta era chiusa. Dissi: Oh Signore! Questa, porta non verrà aperta così che possiamo attraversarla? E l'angelo mi disse 'Noi non potremo avanzare finché non giunga Michele che conserva le chiavi del regno dei Cieli ma tu attendi e potrai vedere la Gloria di Dio. E si ebbe un rombo violento.'"
La "Gloria di Dio" si manifesta con un forte rumore e Michele scende per accogliere le preghiere degli uomini. Si punta l'attenzione su qualcosa che scende ma… se fossimo nello spazio aperto, ciò non avrebbe significato, in quanto non esiste un verso alto ed un verso basso: nello Spazio tutto è relativo. Ma chi vede e descrive le cose ha un suo punto d'appoggio, una sua gravità di tipo artificiale. L'altro interessante particolare è la presenza di rumore. Nello Spazio il rumore non si può propagare: se si percepisce rumore si deve essere in una stanza chiusa e separata dallo spazio profondo e tale stanza deve essere riempita di un fluido, un'atmosfera che permette alle onde sonore di espandersi. E anche al di là della porta ci deve essere atmosfera, altrimenti non si sentirebbe il frastuono prodotto dalla venuta di Michele; non è infatti la porta che si apre a far rumore, ma qualcosa che si muove dietro di essa.
"Ed ecco si sente una voce. Si aprano le porte! E si udì uno stridore forte come il rombo del tuono e venne Michele e l'angelo che mi accompagnava gli andò incontro."
L'angelo accompagnatore appare subalterno di Michele che è venuto per raccogliere i cesti pieni di fiori presi ai giusti. Tali fiori sono le sofferenze dei giusti. Si scopre che ci sono altri angeli che invece non hanno raccolto niente, perché gli uomini a cui badavano per estrarre le sofferenze non erano giusti e rimanevano dunque a mani vuote. Michele ha una scodella molto grande... "profonda come la distanza tra cielo e Terra e larga quanto la distanza tra nord e sud", dove mette le cose che sono state estratte dai giusti. Giusti in che senso? Che fanno le cose giuste? O che sono fisicamente giusti a livello biogenetico? Ad un certo punto della narrazione Michele ritorna dietro la porta, che si richiude e si sente il solito rombo. E Michele va a consultarsi con Dio per sapere cosa fare degli uomini da cui non è stato estratto niente. Poi l'arcangelo ridiscende nel quinto cielo, si riapre la porta e gli uomini giusti verranno conservati e curati così come quelli che sono semigiusti, che nel tempo si spera migliorino, ma quelli non giusti verranno eliminati attraverso i sistemi peggiori, tra cui guerre, carestie ed epidemie. Sarebbe dunque una scelta genetica, quella praticata da Michele, peraltro raccontata come una scelta basata sulla bontà? Non si tratterebbe allora di bontà d'animo, ma di bontà genetica. Esisterebbero uomini buoni per avere dei frutti che Michele porta al cospetto di Dio mettendoli in questa strana scodella molto grande (un UFO?) e uomini non adatti, che nel tempo dovrebbero essere eliminati. Se questo non si chiama "razzismo esobiologico" allora cos'altro è?
Baruk ha visto tutto e l'angelo lo riaccompagna sulla Terra.
"Quando fui di nuovo in me..." continua la storia ed il nostro addotto renderà gloria a Dio. L'espressione "quando fui di nuovo in me" fa pensare allo stato confusionale degli addotti al termine della loro esperienza, mentre supporre che Baruk abbia sognato e che tutto il racconto sia frutto della sua fervida fantasia appare poco probabile, data l'esattezza tecnica di alcuni particolari, pur raccontati con le parole di un uomo che non aveva mai visto macchine volanti aliene.
La nostra interpretazione del testo non deve apparire forzata. Si vuole piuttosto mettere in evidenza il meccanismo di interpretazione storicistico, cioè relativo al momento storico in cui esso avviene, in quanto dipendente dai prerequisiti che gli interpretatori possiedono. Così questo testo interpretato cento anni fa sarebbe stato visto come una visione mistica di Baruk, ma nel 2000, dopo la conoscenza di satelliti artificiali, dopo la comprensione parziale del problema UFO, dopo le esperienze degli addotti, dopo tutto questo, un'interpretazione alternativa è d'obbligo.

Morale della favola
Se le cose stanno veramente così, ci troviamo di fronte ad un'altra conferma della sperimentazione genetica che una razza aliena, forse i nostri creatori, stanno eseguendo nei nostri confronti da centinaia, o migliaia di anni ed il dilemma è: sperare di essere non biologicamente adatto agli alieni e quindi essere eliminato dal razzismo esobiologico? O sperare di essere adatto ai nostri Creatori e quindi subire, a nostra insaputa, le "Abductions" ed essere contento?
A voi la scelta.


Fonte: Dossier ALIENI - n. 15 (Novembre - Dicembre 1998)

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