In Time sembra quasi un facsimile di un probabile futuro. Il tempo al posto dei soldi, marchio sul braccio invece che sulla fronte con microchip, disparità sociale. Chi finisce il tempo (soldi) muore. Vidi il film quando uscì.
Mysterium
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Recensione di
Marzia Gandolfi
venerdì 17 febbraio 2012
Will Salas ha venticinque anni da
tre anni e la volontà di resistere in un mondo in cui il tempo che resta
da vivere è denaro. Nel futuro di Will, uomini e donne sono
geneticamente programmati per raggiungere i venticinque anni, età dopo
la quale avranno diritto a un anno extra e a una vita affannata e
consumata a guardare il proprio orologio biologico. Un timer digitale
che segna ogni minuto, ora, giorno, mese, anno guadagnato lavorando o
rubando. Figlio premuroso di una madre mai invecchiata, Will salva la
vita a un uomo ricco di tempo che intuisce la sua nobiltà e lo ricambia
con un secolo di vita. Un secolo che Will è deciso a investire,
raggiungendo la Time Zone, dove i ricchi vivono blindati e a spese dei
più miserabili, e sfidando l'ordine costituito. Lo aiuterà
imprevedibilmente nell'impresa una ricca ereditiera dai grandi occhi e
il grande cuore, pronta a ipotecare l'immortalità e a 'spendere'
finalmente la propria vita.
Dentro un mondo futuribile e una scansione rigorosa degli spazi (il
dentro e il fuori, il sopra e il sotto), Andrew Niccol si interroga sul
nostro esserci in un orizzonte di senso in cui l'uomo ha definitivamente
cessato di essere natura per diventare merce, trattabile e scambiabile
sul mercato della vita. Come Gattaca quindici anni prima, In Time
abita una società che contempla due classi e mutua i 'validi' e i 'non
validi' in 'immortali' e 'mortali'. La prima classe è quella degli
eletti, la seconda è quella dei dominati, dove si producono
inevitabilmente l'antidoto e la turbativa. Alla maniera di Ethan Hawke,
Justin Timberlake incarna l'impresa impossibile di un mortale che,
destinato a una previsione di vita di pochi anni e poca speranza, si
ribella al suo destino e a quello dei suoi simili attaccando
letteralmente il cuore degli immortali. La sua inquietudine febbrile e
il suo agire precipitoso, che contraddicono il muoversi flemmatico degli
immortali, non mancano di colpire e innamorare l'algida bellezza di
Amanda Seyfried, che fa il paio con quella 'artificiale' di Uma Thurman.
L'ereditiera del tempo, figlia irrequieta del mad man
Vincent Kartheiser, imparerà a frequentare i sentimenti e a trasformare
la nostalgia della vita in vita tra le braccia di un eroe popolare e
sotto un carré rosso, fissato e resistente all'acqua e alle fughe. E se
idealmente prossimo a Gattaca è pure il patto 'di sangue' tra
il protagonista e un immortale che gli cederà generoso il secolo
accumulato e il suo posto tra i privilegiati, In Time scarta la
riflessione genetica a favore di quella socio-economica, muovendosi in
quartieri abbandonati al loro destino di miseria endemica.
Niccol
aggiorna il suo cinema alla crisi economica e alle logiche stringenti
che si sono affermate nel mondo contemporaneo, focalizzando la sua
attenzione sulle speculazioni e sul ridimensionamento del singolo
davanti agli organismi di potere sempre più estesi e transnazionali. La
teoria del film, come la sua materia, è manifestazione dell'umanesimo
che resiste al culto del capitale e dell'accumulo 'temporale', misurando
la disuguaglianza sociale. Il regista scrive, dirige e produce per
questo un ribelle che insorge per rivendicare il valore
dell'autodeterminazione politica degli individui e per manifestare il
bene come forza materiale, fisica, determinante la vita, determinante
per la vita.
Will è l'imprevisto che non si può impedire, è una
corsa contro il tempo (ma per il tempo) che sfugge al controllo e ai
controllori, è la peripezia dell'abbraccio, è un corpo abbracciato e da
abbracciare per sentire finalmente il mondo nella propria carne.
In un futuro imprecisato, uomini e donne sono geneticamente programmati per invecchiare sino ai 25 anni. Poi hanno altri 12 mesi di vita, finiti i quali ogni giorno e ogni ora sono a pagamento. Isolati in una fortificata cittadella di lusso, i ricchi diventano praticamente immortali, mentre i poveri che vivono in quartieri squallidi e pericolosi devono lottare per sopravvivere, vendendo e riacquistando ore e minuti al mercato nero. Se non ci riescono, muoiono. Un giovane operaio senza mezzi si trova, a sorpresa, in possesso di un'enorme quantità di tempo. Mentre la polizia lo insegue per sequestrargliela, trova nella figlia di un potente capitalista una inattesa complice con cui depreda secoli e secoli di tempo dalle banche per distribuirli ai poveri. Rispetto a Gattaca (1997), è un efficace esempio di SF d'azione, ricco di inseguimenti e sparatorie. Tra i 2 protagonisti, Bonnie & Clyde del futuro, il più incisivo è Timberlake. Tra le figure di contorno spicca Murphy nella parte di uno sbirro traditore delle sue origini sociali. Rarefatto, ossessivo e, a modo suo, dogmatico. Il neozelandese Niccol rimane un cineasta-autore da seguire.
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