In questa pellicola appaiono tre argomenti legati al mistero, Sirene , Zombie e Fonte della Giovinezza oltre ad un personaggio realmente esistito con un alone di leggenda : il temuto pirata Barbanera, l'incubo dei mari del tempo.
SIRENE
Le Sirene sono un'altra personificazione dei pericoli del mare, demoni marini, metà donne e metà uccelli; il loro padre era il dio-fiume Acheloo e la madre la musa Melpomene, oppure la musa Tersicore. Sono menzionate per la prima volta nell'Odissea, dove sono in numero di due; tradizioni posteriori ne nominano quattro, oppure, più spesso, tre, chiamate, nell'accezione più comune, Ligia Leucosia e Partenope, dalla quale il nome antico di Napoli. Nella tradizione sono musiciste squisite e, secondo Apollodoro, una suonava la lira, un'altra cantava, la terza teneva il flauto.
Secondo la leggenda l'isola delle Sirene era posta lungo la costa dell'Italia meridionale, al largo della penisola di Sorrento; con il fascino della loro musica esse attiravano i marinai che passavano nelle vicinanze; le navi si avvicinavano allora pericolosamente alla costa rocciosa e si fracassavano; e le Sirene divoravano gli imprudenti.
Mosaico (particolare) proveniente da Dougga, III sec., conservato presso il Museo del Bardo di Tunisi, tra i più prestigiosi musei archeologici al mondo e certo quello che ospita la più ricca collezione di mosaici romani. Rappresenta Ulisse sulla sua nave, legato all'albero maestro per non soccombere al canto delle Sirene, qui raffigurate come donne con zampe e ali di uccello. |
Secondo la leggenda gli Argonauti passarono loro vicino, ma Orfeo cantò tanto melodiosamente, che i marinai della nave "Argo" non ebbero voglia di ascoltarle. Solo Bute si lanciò in mare, ma fu salvato da Afrodite.
Anche Ulisse solcò quelle acque ma, preavvertito da Circe, ordinò ai suoi uomini di tapparsi le orecchie con la cera; lui stesso si fece legare a un albero della nave, vietando ai compagni di slegarlo, qualunque supplica avesse loro rivolto. La storia racconta che le Sirene, indispettite dal proprio insuccesso, si buttarono in mare e affogarono.
Circa la loro origine e le loro ibride sembianze, le versioni sono diverse. Ovidio sostiene che un tempo esse erano donne comuni, ma chiesero agli dei il beneficio delle ali, per cercare sui mari una loro compagna rapita da Plutone. Secondo altri, erano state trasformate da Demetra, quale punizione per non essersi opposte al rapimento di sua figlia. Oppure che Afrodite le aveva private della bellezza, perché disdegnavano i piaceri d'amore.
Nelle leggende successive furono considerate divinità dell'aldilà e per questo motivo sono spesso raffigurate sui sarcofagi.
Zombie
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Zombie (italianizzato Zombi) è un termine di origine haitiana legato ai riti del Vudù, che è entrato nell'immaginario comune attraverso il campo cinematografico e letterario per indicare la figura di un morto vivente.
Folklore haitiano
Nelle credenze popolari di Haiti, alcuni sacerdoti detti bokor sarebbero in grado di catturare una parte dell'anima di una persona detta piccolo angelo guardiano, producendo uno stato di letargia che rende come morto un essere vivente, e che anche anni dopo la sua sepoltura, essi siano in grado di riesumare il corpo rendendolo loro schiavo. Passando sotto il naso del morto una bottiglietta contenente il suo piccolo angelo guardiano lo si potrebbe far risvegliare e controllarlo a piacimento. Secondo alcune tradizioni se lo zombie dovesse assaggiare del sale per un qualsiasi motivo, riprenderebbe coscienza e la fattura verrebbe spezzata (Peter Kolosimo nell'introduzione a Tex contro Mefisto, Sergio Bonelli editore).
A partire dagli anni ottanta del Novecento si sono intrapresi studi a carattere scientifico sull'origine e la natura delle droghe che possono portare ai sopraccitati effetti. Trattasi di mix di sostanze neurotossiche di origine animale, probabilmente dal pesce palla (tetradotossina) e da molluschi gasteropodi della famiglia dei Conidi, che indurrebbero le vittime ad uno stato catatonico confondibile con la morte.
Si narra più realisticamente di individui haitiani del ceto povero, indotti ad uno stato di morte apparente da individui senza scrupoli, frettolosamente sepolti dai familiari e presto riesumati per venir loro somministrato un blando antidoto che ripristinerebbe le funzioni vitali senza però restituire la volontà. Le vittime incapaci di qualsiasi resistenza verrebbero asserviti come schiavi per le piantagioni di canna da zucchero.
Le popolazioni haitiane, dunque, non temerebbero gli zombie in quanto minaccia, ma piuttosto di divenire zombie essi stessi. Il regime dittatoriale della famiglia Duvalier, al potere fino agli anni ottanta, esasperava il clima di superstizione sugli zombie, conferendo ai capi della polizia segreta, i cosiddetti Tonton Macoutes, il potere di disporre delle droghe malefiche .
Reinterpretazione occidentale
Nella letteratura occidentale del passato, si indicavano per zombie individui privati di ogni volontà dalla dipendenza da droghe. Un ottimo riferimento filmografico è costituito da quello che viene riconosciuto come il primo film del genere [1], L'isola degli zombies (1932) con la star Bela Lugosi, dove una giovane vittima non è realmente morta. Zombie è anche una droga futuribile narrata nel racconto fantastico La porta sull'estate di Robert Heinlein, con la quale il protagonista viene totalmente asservito ai suoi falsi amici.
Il concetto di "morto vivente" pare una reinterpretazione di quello che lo zombie rappresenta nella religione vuduista ed è interessante come nel giro di una o due generazioni una parte di verità sia divenuta un mito sovrannaturale.
Contemporaneamente con la caduta della dittatura haitiana, negli anni ottanta si sia passati da superstizione a materia di studi scientifici, restituendo al pubblico la verità primeva. In un'intervista postuma su Rai 3, il regista Lucio Fulci, autore di Zombi 2, parlava di un concorso della Chiesa haitiana ad alimentare la superstizione.
Nella figura dello zombie si intravede un'immagine speculare in negativo, di carattere diabolico del concetto cristiano di resurrezione finale (dei corpi integri). "Quando non ci sarà più posto all'Inferno" i corpi corrotti risorgono dandosi al cannibalismo, in letteratura sovente chiamato "eucarestia pagana", ovvero la disperata assunzione dell'anima, dell'energia vitale dalle proprie vittime.
Con La notte dei morti viventi del 1968, film cult capostipite del ciclo di George Romero, si inaugura l'immagine apocalittica di zombie quale la compagine di deceduti resuscitati e cannibali, decretando la fine di una civiltà. Tale soggetto si ispira al romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda, dove un intero continente viene infettato da un patogeno che causa follia collettiva e violenza omicida (qui il termine zombie non era ancora usato). Un durissimo apologo satirico sociale, si evidenzia nel secondo capitolo del ciclo Zombi (1978), dove folle di zombie invadono un centro commerciale, mimando le gestualità dei vivi.
Nel libro Il serpente e l'arcobaleno di Wade Davis, da cui è stato tratto un film di Wes Craven, viene analizzata la relazione tra zombie e vudù nel caso Clairvius Narcisse.
Nel film Resident Evil, gli zombie sono persone colpite dal Virus "T", che ne provocherebbe una specie di morte parziale. Infatti, rimarrebbe attiva solo la parte del cervello che ci permette di assecondare i bisogni primari, che in questo caso è l'esigenza di mangiare.
Fonte della giovinezza
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La Fonte della giovinezza è una leggendaria sorgente simbolo d'immortalità e di eterna gioventù che appare nella mitologia medievale e classica di molte culture.
Secondo la leggenda l'acqua della fonte, le cui sorgenti si troverebbero nel giardino dell'Eden, guarisce dalla malattia e ringiovanisce chi ci si bagna.
La locazione della mitica fonte è stata oggetto di discussioni sin dai tempi antichi, ma dopo la scoperta delle Americhe si è creduto che essa potesse trovarsi in Florida, terra scoperta all'inizio del XVI secolo dall'esploratore spagnolo Juan Ponce de León in occasione di una delle tante esplorazioni a nord di Cuba proprio alla ricerca della mitica fonte.
È tuttavia da chiarire, che i resoconti riportati dagli esploratori spagnoli dopo il contatto con le civiltà natie dell'America sono stati modificati nel corso del tempo e quindi la leggenda originale è stata soggetta a profondi cambiamenti.
Il racconto di Juan Ponce de León
Gli scritti stilati dall'esploratore Juan Ponce de León parlano della favolosa ricerca della fonte della giovinezza già attuata da molti uomini prima di lui.
Il primo governatore di Porto Rico sarebbe andato alla ricerca della fonte insieme ai propri cartografi nell'arcipelago dei Caraibi, poiché la credenza originale vedeva la fonte nascosta sopra un monte invalicabile situato in un'isola perduta.
Affascinato dai racconti dei nativi portoricani e aiutato da carteggi di antichi saggi, l'esploratore partì con la propria flotta alla ricerca della fonte, ma dalle esplorazioni si scopre però la Florida.
Nel libro Memoir (1575) di Hernando de Escalante Fontaneda, si dà credibilità al mito della fonte aggiungendo che León era sulla strada giusta, poiché la mitica fonte si sarebbe in realtà trovata in Florida.
Fontaneda ha vissuto per 17 anni a Puerto Rico, e verso l'età adulta il mercantile che lo trasportava naufragò vicino alla Florida, da qui inizia anche il racconto dell'italo-americano. Nel libro si parla del fiume Giordano, un corso d'acqua che attraversa la penisola paludosa e le cui acque dotate di poteri curativi e benefici venivano usate dai popoli indigeni per curare le ferite e le malattie; tuttavia Fontaneda durante l'intero racconto sottolinea il proprio scetticismo circa queste storie ma non critica la buona volontà dello spagnolo.[1]
Lo storico Antonio de Herrera y Tordesillas nel libro Historia general de los hechos de los Castellanos en las islas y tierra firme del Mar Oceano sostiene l'operato di De León narrando di indiani della Florida che regolarmente si recavano alla fonte per tornare giovani e avere figli.[2] Una testimonianza dello stesso Herrera parla di uomini anziani arrecanti i segni di una lunga vita, che per quanto malandanti tornavano giovani, forti e fertili una volta bagnatisi con l'acqua della fonte.[3]
Altre versioni della leggenda
Altre versioni della leggenda molto diverse da quelle caraibiche sono presenti nelle culture della civiltà europea e asiatica antica e medievale.
Una prima leggenda narrata da Erodoto parla di una fonte sotterranea introvabile situata in Etiopia, era infatti creduto che gli etiopi e gli abitanti dell'africa centrale in generale fossero molto longevi e con questo racconto si tentava di darne una spiegazione.[4]
Altri racconti concernenti una fonte di acqua miracolosa sono contenuti nei testi di Alessandro, e molti ricercatori di tesori sino all'età delle scoperte ne hanno letto i contenuti per trovare un'indicazione precisa.[1]
Nel racconto mediorientale e asiatico del romanzo di Alessandro si parla dell'"Acqua della vita", una mitica fontana possibile da trovare solo dopo aver superato le "Terre oscure", un mitico tratto dell'Abkhazia che si racconta essere patria di mostri e spiritelli.
Al mito della fonte della giovinezza si aggiungono altre leggende europee legate all'immortalità, come la Panacea dell'antica Grecia, la pietra filosofale di Nicolas Flamel fino all'elisir di lunga vita.
Un ulteriore racconto che si aggiunge alla lunga lista di fonti miracolose è la Piscina di Betzaeta, luogo cui si racconta nel Vangelo secondo Giovanni della guarigione operata da Gesù su un uomo colpito da paralisi.
Durante il medioevo, il Prete Gianni ha ridato notorietà alla leggenda così come altre storie mitiche circolanti intorno alla sua figura, aiutato anche dal romanzo Travels of Sir John Mandeville di John Mandeville.
Alcune storie riportate da esploratori spagnoli e portoghesi raccontano di sorgenti mitiche situate nel cuore dell'Amazzonia e dell'Etiopia di Prete Gianni; le versioni cinesi e giapponesi parlano del giardino dell'Eden nascosto nell'asia centrale.
Nella cultura popolare
- Il film Il mistero della fonte è interamente basato su una misteriosa fonte d'acqua immersa nel bosco di una cittadina sperduta negli Stati Uniti d'America, la cui acqua se bevuta o solo toccata cura malattie e ferite semplici, ma anche gravi e mortali.
- Il film The Fountain racconta del viaggio di un conquistador in Guatemala alla ricerca di un albero la cui linfa donerebbe la vita eterna. Nel film sono presenti riferimenti sia alla mitologia maya che alla Bibbia.
- Il film Cocoon - L'energia dell'universo, tratto da un romanzo di David Saperstein, racconta di una piscina che rende la giovinezza a chi vi si immerga, grazie alla presenza di alcuni bozzoli lasciati dagli alieni.
Barbanera
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Edward Teach, meglio noto come Barbanera (1680 circa – 22 novembre 1718), fu un celebre pirata britannico, che ebbe il controllo del Mar dei Caraibi per un breve periodo fra il 1716 e il 1718, durante la cosiddetta età d'oro della pirateria.
Storia e leggenda
I dati sulla sua vita sono molto incerti e influenzati dalle leggende che furono in seguito elaborate attorno al suo nome. Nacque probabilmente nel 1680, a Bristol secondo alcune fonti, a Port Royal secondo altre. Si è discusso anche del suo cognome; sarebbe Teach secondo la maggior parte degli storici, ma vi è chi sostiene si chiamasse in altri modi, tra cui Drummond, Thatch o Tirsh. Si sarebbe sposato 14 volte; l'ultima moglie sarebbe stata appena sedicenne.
Il suo ingresso nella pirateria fu forse sulle navi corsare giamaicane che combattevano per mare contro i francesi. Nel 1716 si alleò con Benjamin Hornigold, con il quale assaltò circa 20 navi in 18 mesi. Si impossessò in particolare di un vascello proveniente dalla Guiana francese, il Concorde, per ribattezzarlo Queen Anne's Revenge. Oltre ad arrembare le navi in alto mare, Barbanera assaltò porti in diverse regioni, fra cui Turkill, Grand Cayman, Bahamas, Carolina. Nel 1718 assediò il porto di Charleston nella Carolina del Sud; in quell'occasione catturò un amministratore della città con il figlio di quattro anni e chiese come riscatto un baule di medicine.
Aveva fama di essere uno dei pirati più feroci, e alla sua immagine e alle sue imprese (reali e leggendarie) si deve in gran parte lo stereotipo del "pirata cattivo" nella cultura. I suoi modi terrorizzavano le sue vittime ma anche lo stesso equipaggio; si dice che usasse sparare con la pistola alle gambe dei suoi uomini come misura punitiva o semplicemente per mantenere la disciplina a bordo. In una occasione avrebbe fatto riempire con fuoco e zolfo la stiva della sua nave allo scopo di creare un'atmosfera infernale, e avrebbe sfidato i suoi a una gara di resistenza in mezzo al fumo (ovviamente vincendo). Si dice che bevesse rum mischiato con polvere da sparo e che la sua barba fosse così lunga che egli se la attorcigliava attorno alle orecchie; che quando andava in battaglia si mettesse dei pezzi di miccia accesi sotto il cappello in modo da essere sempre avvolto da una fitta nuvola di fumo (particolare che rendeva il suo aspetto al tempo stesso bizzarro e spaventoso). I cronisti dicono che Blackbeard "durante le azioni indossava una fascia intorno alle spalle con appese tre paia di pistole nelle loro fondine a mo di bandoliera", ma soprattutto che nascondeva degli spezzoni di miccia sotto al cappello ai quali dava fuoco al momento dell'attacco, presentandosi al nemico avvolto dal fumo, risultando un'immagine terrificante.
Il 20 luglio 1718 Barbanera rifiutò l'amnistia offertagli da Woodes Rogers, Governatore di Nassau e delle Bahamas. Il governatore della Virginia Alexander Spotwood ordinò al tenente di vascello della Marina inglese Maynard di catturare Barbanera, vivo o morto. A bordo della nave da guerra Pearl, Maynard raggiunse Barbanera il 21 novembre del 1718, nell'insenatura di Ocracoke, e riuscì a ucciderlo dopo una sanguinosa battaglia. Si racconta che Barbanera non morì prima di aver subito 25 ferite, di cui 5 da arma da fuoco, e che il suo corpo fece tre volte il giro della nave prima di inabissarsi. La testa mozzata del pirata venne infissa sulla punta del bompresso della Pearl. Nella sua carriera Barbanera aveva catturato quasi 140 navi.
Nel marzo 2007 i responsabili del Queen Anne's Revenge Shipwreck Project hanno annunciato l'intenzione di recuperare la Queen Anne's Revenge entro tre anni. La nave si trova al largo delle coste della Nord Carolina ed attualmente è coperta di coralli.[1]
Barbanera nella cultura
Il personaggio Barbanera ricorre spesso nella letteratura, nel cinema e in altre forme di finzione; in genere viene rappresentato secondo lo stereotipo del pirata crudele, depositario di un misterioso tesoro, e maledetto al punto di riapparire, non di rado, come fantasma.
Letteratura
- La Storia generale dei pirati riporta alcune gesta di Barbanera.
- Il romanzo per ragazzi L'isola del tesoro (1883), di Robert Louis Stevenson, cita Barbanera due volte.
- Nel romanzo Peter Pan, di James Matthew Barrie, si dice Capitan Uncino da giovane fosse stato nostromo sulla nave di Barbanera.
- Barbanera è un personaggio centrale del romanzo Mari stregati (On Stranger Tides, 1987) di Tim Powers.
- Un pirata di nome Edward Teach appare anche nel romanzo Quicksilver di Neal Stephenson (2004).
- Barbanera (Edward Teach) compare citato più volte nel romanzo La vera storia del pirata Long John Silver di Björn Larsson. Il suo leggendario secondo, Israel Hands, compare più volte nel libro.
Cinema
- Il pirata Barbanera (Blackbeard, the pirate, 1952) è un film d'azione diretto da Raoul Walsh e con Robert Newton nei panni del pirata. Barbanera viene mostrato alle prese col suo rivale, il Capitano Henry Morgan, nella disputa per un tesoro; avrà la meglio ma finirà affogato dai suoi stessi uomini.
- Il fantasma del pirata Barbanera (Blackbeard's Ghost, 1968) è un film Disney di Robert Stevenson, con Peter Ustinov nella parte del fantasma (fra gli altri attori, Dean Jones). Il fantasma del crudele pirata viene evocato involontariamente da un insegnante e decide di garantirsi la pace eterna, dismettendo i panni di fantasma e compiendo delle buone azioni. La stessa storia fu utilizzata da Disney anche per una storia classica di Topolino.
- Parodia del film Disney è Franco, Ciccio e il pirata Barbanera (1969) con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
- Barbanera è il principale antagonista del film del 2011 Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare dove è interpretato da Ian McShane.
Videogiochi
- Barbanera è uno degli avversari del giocatore nel celebre videogioco Sid Meier's Pirates del 1987 e nella riedizione del 2007.
- Compare anche, col nome "Edward Teach", nel gioco Arcanum: Of Steamworks and Magick Obscura del 2001
- Barbanera massacra la guarnigione di un forte nell'MMORPG City of Villains del 2005
- Nella celebre serie di videogiochi Monkey Island, l'antagonista di Guybrush Threepwood, LeChuck, è modellato secondo lo stereotipo di Barbanera.
Altro
- Nel miniserie della DC Comics del 1986 Watchmen, è presente un fumetto inventato dal titolo "I Racconti del Vascello Nero". In questo esiste una nave pirata proveniente dall'inferno, con una ciurma di dannati e capitanata da Edward Teach.
- Nel manga e anime One Piece (All'arrembaggio), Barbanera, alias Marshall D. Teach è uno dei principali antagonisti della storia, ex-membro della ciurma di Edward Newgate meglio noto come Barbabianca.
Note
- ^ Entro 3 anni recuperata la nave di Barbanera. Il Corriere della Sera. URL consultato il 04-03-2007.
Bibliografia
- Philip Gosse, Storia della pirateria, Bologna, Odoya 2008, ISBN 978-88-6288-009-1
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