Dopo l’ipotesi sulla distruzione da parte di un probabile asteroide delle città di Sodoma e Gomorra descritte nella Bibbia, spunterebbe un’altra non improbabile teoria di Lissoni tratta dal suo libro “UFO PROGETTO GENESI”.
Se invece si fosse trattato di un missile atomico provocandone la relativa esplosione? Il capitolo seguente “LA DISTRUZIONE DI SODOMA” è stato tratto dall’omonimo libro prima citato dove vengono riportati importanti dettagli ed interessanti ipotesi. Ognuno potrà farsene un’idea in merito.
Ai commentatori biblici è spesso sfuggito un dettaglio non irrilevante, di questo episodio: mentre Abramo si intrattiene a mercanteggiare con Dio la sorte dei giusti di Sodoma, i due angeli che erano con lui “partirono di lì ed andarono a Sodoma”, mentre “Yahweh stava tuttora dinanzi ad Abramo”, promettendo che per amore dei pochi giusti colà presenti, fossero solo 40, 30, 20 o 10, avrebbe risparmiato la città dalla distruzione. Dio, in realtà, o stava deliberatamente ingannando il patriarca, per giunta intrattenendolo per impedirgli di reagire; oppure, nella sua onniscienza, non era al corrente del fatto che i suoi due messaggeri si stessero già recando a Sodoma per distruggerla, in spregio alla presenza di un numero di giusti.
Anche la figura di questi “angeli” è assai controversa; la teologia medievale affermava che essi potessero muoversi con “moto istantaneo”, con una sorta di teletrasporto che in un solo attimo poteva farli arrivare in qualsiasi parte dell’universo; gli angeli di Mamrè, invece, “ arrivarono a Sodoma sul far della sera”, ovvero impiegarono ben quattro ore per giungere a destinazione, come avrebbe fatto qualsiasi essere in carne ed ossa.
I due raggiungono Lot e vengono ospitati; ma vengono scorti dagli abitanti della città, che pare avessero la poco edificante abitudine di approfittare sessualmente degli stranieri (da cui il termine “sodomia”). “Allora, all’interno della casa di Lot, i due angeli percorsero di abbaglio gli uomini che erano alla porta della casa; dal più piccolo al più grande, cosicchè non riuscirono più a trovare la porta.” Su questo brano i più esegeti si sono sforzati a lungo. La difficile forma verbale dei “sanverìm”, percuotere con abbaglio, deriva dall’accadico “shun-wurum shubburum”, che significa “fare azioni magiche”. La versione siriaca della Genesi traduce con “dare un’allucinazione”, mentre il commentario detto Targum Onquelos usa il termine “accecamento”, attribuito al diavolo o ad un essere soprannaturale.
Come fosse prodotto il misterioso “accecamento” messo in atto dai due “angeli” non è dato di saperlo; ma è noto che episodi di questo tipo sono conosciuti nella moderna casistica sui dischi volanti (in un episodio, nel 1970, Almiro Freitas, guardiano di una diga a Funil in Brasile, rimase accecato per alcune ore dopo essersi accostato ad un disco volante).
Una volta fuggito Lot, con la propria famiglia, dalla città, “al momento in cui il Sole sorgeva, Yahweh fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal cielo. E rovesciò queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti e la vegetazione del suolo”. E’, incredibile a dirsi, la classica descrizione di una distruzione nucleare, con tanto di fall-out radioattivo (lo “zolfo dal cielo”).
E per quanto possa sembrare assurdo, nella zona di Sodoma gli archeologi hanno rinvenuto tracce di sostanze vitree, le tectiti, contenenti isotopi radioattivi di alluminio e berillio, buona parte delle quali sparse dal vento nel desero del Libano. L’alluminio, che si ottiene per elettrolisi e che all’epoca di Abramo era sconosciuto, ed il berillio potrebbero essere pertanto quanto resta dell’esplosione di un missile atomico, lanciato a questo punto non da un dio, ma da una razza aliena in lotta sul nostro pianeta.
Qui le interpretazioni che possiamo offrire sono due: o l’episodio è il ricordo distorto e mitizzato della caduta sulla Terra di un bolide incendiario (come a Tunguska, taiga siberiana, nel 1908); o qualcuno, migliaia di anni fa, ha lanciato una bomba atomica nella vallata sudorientale di Canaan (gli studiosi sovietici non concordano con le date ed affermano che le tectiti risalirebbero ad un milione di anni fa).
Di quest’ultima idea è il professor I. M. Klotz, chimico dell’Università di Evanston in America;
che, ben guardandosi dal citare gli alieni, ha dichiarato nel Luglio del 1988: “La pioggia di fuoco provocò un incendio fulmineo e di terrificanti proporzioni, capace di creare una bolla d’aria ad altissima temperatura, ricca di anidride carbonica. Il gas avrebbe creato un effetto da bomba atomica, senza l’utilizzo di una testata vera e propria.
Sodoma e Gomorra come Hiroshima e Nagasaki, in altri termini. Il torrido getto d’aria avrebbe investito in pieno il corpo della moglie di Lot, della quale la Genesi ci dice: Ora, la moglie di Lot contemplò da dietro di lui , e divenne una colonna di sale”. “Il calcio osseo”, prosegue Klotz, “in seguito al grande e improvviso aumento di temperatura, avrebbe invaso il sistema vascolare ed i tessuti reagendo con l’anidride carbonica dell’aria e si sarebbe trasformato in carbonato di calcio. Un sale, per l’appunto. La moglie di Lot venne così trasformata in una statua di pietra; il vento che spirava dal Mar Morto l’avrebbe poi rivestita di sale marino”.
Il dato sconcertante è che, vicino alle sponde del Mar Morto, esiste un grande pilastro di sale, che i locali chiamano “la moglie di Lot”, che assomiglia vagamente ad una donna vestita con un grembiule grigio e tiene il viso rivolto verso Sodoma!
“Abramo andò di mattino presto per guardare dall’alto il panorama di Sodoma e Gomorra e tutto il circondario, e vide che saliva il fumo dal paese, come il fumo della fornace”.
Ancora una volta, stiamo leggendo la descrizione puntuale e meticolosa di un testimone oculare che ha assistito ad una distruzione nucleare.
Tutti conoscono Sodoma e Gomorra ma il famoso “fuoco divino” distrusse altre due città della quale esistenza abbiamo le prove da alcune tavole trovate tramite scavi archeologici a Tell el-Mardikh a sud di Aleppo (Siria settentrionale) nelle gigantesca biblioteca di Ebla:
Adama e Seboim.
Cito anche il seguente forum dove si è sviluppata una interessante discussione sull’argomento: http://www.tradizione.biz/forum/viewtopic.php?t=7273
Testo originale tratto dalla Genesi:
Genesi 19
Anche la figura di questi “angeli” è assai controversa; la teologia medievale affermava che essi potessero muoversi con “moto istantaneo”, con una sorta di teletrasporto che in un solo attimo poteva farli arrivare in qualsiasi parte dell’universo; gli angeli di Mamrè, invece, “ arrivarono a Sodoma sul far della sera”, ovvero impiegarono ben quattro ore per giungere a destinazione, come avrebbe fatto qualsiasi essere in carne ed ossa.
I due raggiungono Lot e vengono ospitati; ma vengono scorti dagli abitanti della città, che pare avessero la poco edificante abitudine di approfittare sessualmente degli stranieri (da cui il termine “sodomia”). “Allora, all’interno della casa di Lot, i due angeli percorsero di abbaglio gli uomini che erano alla porta della casa; dal più piccolo al più grande, cosicchè non riuscirono più a trovare la porta.” Su questo brano i più esegeti si sono sforzati a lungo. La difficile forma verbale dei “sanverìm”, percuotere con abbaglio, deriva dall’accadico “shun-wurum shubburum”, che significa “fare azioni magiche”. La versione siriaca della Genesi traduce con “dare un’allucinazione”, mentre il commentario detto Targum Onquelos usa il termine “accecamento”, attribuito al diavolo o ad un essere soprannaturale.
Come fosse prodotto il misterioso “accecamento” messo in atto dai due “angeli” non è dato di saperlo; ma è noto che episodi di questo tipo sono conosciuti nella moderna casistica sui dischi volanti (in un episodio, nel 1970, Almiro Freitas, guardiano di una diga a Funil in Brasile, rimase accecato per alcune ore dopo essersi accostato ad un disco volante).
Una volta fuggito Lot, con la propria famiglia, dalla città, “al momento in cui il Sole sorgeva, Yahweh fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal cielo. E rovesciò queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti e la vegetazione del suolo”. E’, incredibile a dirsi, la classica descrizione di una distruzione nucleare, con tanto di fall-out radioattivo (lo “zolfo dal cielo”).
E per quanto possa sembrare assurdo, nella zona di Sodoma gli archeologi hanno rinvenuto tracce di sostanze vitree, le tectiti, contenenti isotopi radioattivi di alluminio e berillio, buona parte delle quali sparse dal vento nel desero del Libano. L’alluminio, che si ottiene per elettrolisi e che all’epoca di Abramo era sconosciuto, ed il berillio potrebbero essere pertanto quanto resta dell’esplosione di un missile atomico, lanciato a questo punto non da un dio, ma da una razza aliena in lotta sul nostro pianeta.
Qui le interpretazioni che possiamo offrire sono due: o l’episodio è il ricordo distorto e mitizzato della caduta sulla Terra di un bolide incendiario (come a Tunguska, taiga siberiana, nel 1908); o qualcuno, migliaia di anni fa, ha lanciato una bomba atomica nella vallata sudorientale di Canaan (gli studiosi sovietici non concordano con le date ed affermano che le tectiti risalirebbero ad un milione di anni fa).
Di quest’ultima idea è il professor I. M. Klotz, chimico dell’Università di Evanston in America;
che, ben guardandosi dal citare gli alieni, ha dichiarato nel Luglio del 1988: “La pioggia di fuoco provocò un incendio fulmineo e di terrificanti proporzioni, capace di creare una bolla d’aria ad altissima temperatura, ricca di anidride carbonica. Il gas avrebbe creato un effetto da bomba atomica, senza l’utilizzo di una testata vera e propria.
Sodoma e Gomorra come Hiroshima e Nagasaki, in altri termini. Il torrido getto d’aria avrebbe investito in pieno il corpo della moglie di Lot, della quale la Genesi ci dice: Ora, la moglie di Lot contemplò da dietro di lui , e divenne una colonna di sale”. “Il calcio osseo”, prosegue Klotz, “in seguito al grande e improvviso aumento di temperatura, avrebbe invaso il sistema vascolare ed i tessuti reagendo con l’anidride carbonica dell’aria e si sarebbe trasformato in carbonato di calcio. Un sale, per l’appunto. La moglie di Lot venne così trasformata in una statua di pietra; il vento che spirava dal Mar Morto l’avrebbe poi rivestita di sale marino”.
Il dato sconcertante è che, vicino alle sponde del Mar Morto, esiste un grande pilastro di sale, che i locali chiamano “la moglie di Lot”, che assomiglia vagamente ad una donna vestita con un grembiule grigio e tiene il viso rivolto verso Sodoma!
“Abramo andò di mattino presto per guardare dall’alto il panorama di Sodoma e Gomorra e tutto il circondario, e vide che saliva il fumo dal paese, come il fumo della fornace”.
Ancora una volta, stiamo leggendo la descrizione puntuale e meticolosa di un testimone oculare che ha assistito ad una distruzione nucleare.
Tutti conoscono Sodoma e Gomorra ma il famoso “fuoco divino” distrusse altre due città della quale esistenza abbiamo le prove da alcune tavole trovate tramite scavi archeologici a Tell el-Mardikh a sud di Aleppo (Siria settentrionale) nelle gigantesca biblioteca di Ebla:
Adama e Seboim.
Cito anche il seguente forum dove si è sviluppata una interessante discussione sull’argomento: http://www.tradizione.biz/forum/viewtopic.php?t=7273
Testo originale tratto dalla Genesi:
Genesi 19
Ora i due angeli giunsero a Sodoma verso sera, mentre Lot era seduto alla porta di Sodoma; come li vide egli si alzó per andar loro incontro e si prostrò con la faccia a terra, e disse: «Miei signori, vi prego, venite in casa del vostro servo, passatevi la notte e lavatevi i piedi; poi domattina potrete alzarvi presto e continuare il vostro cammino». Essi risposero: «No; passeremo la notte sulla piazza».
Ma egli insistette così tanto che vennero da lui ed entrarono in casa sua. Quindi egli preparò loro un banchetto e cosse dei pani senza lievito, ed essi mangiarono. Ma prima che andassero a coricarsi, gli uomini della città, gli uomini di Sodoma, circondarono la casa, giovani e vecchi l'intera popolazione venuta da ogni dove; chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono gli uomini che sono venuti da te questa notte? Portaceli fuori. affinché li possiamo conoscere!».
Lot uscì verso di loro davanti alla porta di casa, chiuse la porta dietro di sé e disse: «Deh fratelli miei, non comportatevi in modo così malvagio!Sentite, io ho due figlie che non hanno conosciuto uomo; deh, lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi pare; ma non fate nulla a questi uomini, perché essi sono entrati sotto la protezione del mio tetto».
Ma essi dissero: «fatti in là!». Poi continuarono: «Costui è venuto qui come straniero, e vuol far da giudice! Ora faremo a te peggio che a quelli!». E spingendo Lot con violenza si avvicinarono per sfondare la porta. Ma quegli uomini allungarono le loro mani e tirarono Lot in casa con loro, e chiusero la porta. Colpirono quindi di cecità la gente che era alla porta della casa, dal piú piccolo al piú grande, cosicché si stancarono nel tentativo di trovare la porta. Allora quegli uomini dissero a Lot: «Chi altro hai tu qui? Fa' uscire da questo luogo i tuoi generi, i tuoi figli e le tue figlie, e chiunque tu abbia in città, poiché noi stiamo per distruggere questo luogo, perché il grido dei suoi abitanti è grande davanti all'Eterno e l'Eterno ci ha mandati a distruggerlo».
Allora Lot uscì e parlò ai suoi generi che avevano sposato le sue figlie, e disse: «Levatevi, uscite da questo luogo, perché l'Eterno sta per distruggere la città». Ma ai generi parve che egli volesse scherzare. Come spuntò l'alba, gli angeli sollecitarono Lot, dicendo: «Levati, prendi tua moglie e le tue figlie che si trovano qui, affinché tu non perisca nel castigo di questa città».
Ma siccome egli si indugiava, quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, perché l'Eterno aveva avuto misericordia di lui, lo fecero uscire e lo condussero in salvo fuori della città. Come essi li conducevano fuori uno di loro disse: «Fuggi per salvare la tua vita! Non guardare indietro e non ti fermare in alcun luogo della pianura; salvati al monte che tu non abbia a perire!».
Ma Lot rispose loro: «No, mio signore! Ecco, il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi e tu hai usato grande misericordia verso di me, salvandomi la vita; ma io non riuscirò a raggiungere il monte prima che il disastro mi sopraggiunga ed io perisca. Ecco, questa città è abbastanza vicina per potervi arrivare, ed è piccola. Deh, lascia che io fugga là (non è essa piccola?), e così avrò salva la vita».
L'angelo gli disse: «Ecco, io ti concedo anche questa richiesta: di non distruggere la città, di cui hai parlato. Affrettati, fuggi là, perché io non posso fare nulla finché tu vi sia giunto». Perciò quella città fu chiamata Tsoar. Il sole si levava sulla terra quando Lot arrivò a Tsoar. Allora l'Eterno fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell'Eterno.
Così egli distrusse quelle città, tutta la pianura, tutti gli abitanti della città e quanto cresceva sul suolo. Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro e diventò una statua di sale. Abrahamo si levò al mattino presto e andò al luogo dove si era fermato davanti all'Eterno; poi guardò verso Sodoma e Gomorra e verso tutta la regione della pianura, ed ecco vide un fumo che si levava dalla terra, come il fumo di una fornace.
Così avvenne che, quando DIO distrusse la città della pianura, DIO si ricordò di Abrahamo e fece allontanare Lot di mezzo al disastro, quando distrusse le città dove Lot aveva dimorato. Poi lot uscì da Tsoar e andò ad abitare sul monte insieme con le sue due figlie, perché aveva paura di stare a Tsoar; e si stabilì in una caverna con le sue due figlie.
Ora la maggiore disse alla minore: «Nostro padre è vecchio, e non vi è piú alcun uomo nel paese che possa unirsi a noi, come si usa su tutta la terra. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e corichiamoci con lui; così potremo assicurare una discendenza a nostro padre».
Così quella stessa notte fecero bere del vino al loro padre; e la maggiore entrò e si coricò con suo padre: ed egli non si accorse né quando ella si coricò né quando si levò. All'indomani la maggiore disse alla minore: «ecco, la notte scorsa io mi sono coricata con mio padre; Facciamogli bere del vino anche questa notte; poi tu entra e coricati con lui, affinché possiamo assicurare una discendenza a nostro padre».
Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre, e la minore andò a coricarsi con lui; ed egli non si accorse né quando ella si coricò né quando si levò. Così le due figlie di Lot rimasero incinte per mezzo del loro padre.
La maggiore diede alla luce un figlio, al quale pose nome Moab. Questi è il padre dei Moabiti, che sussistono fino al giorno d'oggi. Anche la minore partorì un figlio, al quale pose nome Ben-Ammi. Questi è il padre degli Ammoniti, ce sussistono fino al giorno d'oggi.
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