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domenica 19 giugno 2011

I SEGRETI DEI TEMPLARI - parte 3


Illuminati o eretici ?
I Templari furono una Setta esoterica? I sostenitori dell’innocenza dell’Ordine del Tempio lo negano mentre i suoi detrattori, e coloro che lo ritengono effettivamente colpevole, sono invece propensi a sostenere che i Templari fossero una Setta non solo esoterica, ma anche eretica. Del tutto particolare la posizione della Massoneria, la quale, nel ritenersi erede della sapienzialità templare, oltre ad affermare che l’Ordine fu ingiustamente perseguitato, lo considera anche una fonte primaria del suo esoterismo e il continuatore occidentale della Tradizione, intesa ovviamente nella sua accezione ermetico-esoterica.
 
 
 
 
E’ significativo osservare come esoterismo ed eresia vengano continuamente accostati tra loro quando si parla di Templari e che questa circostanza si verifica per la prima volta proprio a partire dalla vicenda del loro processo per continuare, in maniera palese, ma mai ufficialmente affermata dalla Chiesa, fino ai nostri giorni.
Ovviamente esoterismo ed eresia sono due cose assai diverse perché essere cultori di esoterismo non significa affatto essere eretici, né la Chiesa ha mai esplicitamente condannato l’esoterismo, pur annoverandolo tra quei percorsi esistenziali e spirituali che, in quanto strettamente connessi con l’ermetismo e lo gnosticismo, non ricevono la sua approvazione.  
Pur cancellando l’Ordine del Tempio delle istituzioni ecclesiastiche la Chiesa infatti non pervenne alla sua condanna per eresia perché in questo caso sarebbe stata costretta ad affermare che quello esoterico era un atteggiamento eretico, sconfessando in questo modo un suo operato secolare e perdendo così ogni presa psicologica sul mondo della Cavalleria.
 
Un’inchiesta condotta male
L’episodio del processo ai Templari fece però emergere tutti i rischi ai quali un’interpretazione dell’esoterismo, fatta alla luce della Tradizione orientale, poteva esporre la Chiesa, la quale infatti, proprio a partire da questa circostanza,  iniziò a prendere le distanze da quel percorso esoterico verso la conoscenza e la spiritualità che invece per secoli si era adoperata perché diventasse elemento fondante dell’Ordo cavalleresco e della sua  visione cristiana dell’esistenza.  
Assai incerte appaiono le ragioni della persecuzione dell’Ordine del Tempio, come pure la fondatezza e la natura stessa di gran parte delle accuse che vennero accampate per addivenire alla sua distruzione. Nell’ambito di queste accuse alcune risultano decisamente inverosimili mentre altre appaiono invece più che altro strane e sconcertanti perché sembrano mostrare un qualche fondamento o quantomeno sembrano indicare la presenza di qualche cosa talmente anomala e poco ortodossa da giustificare quell’assoluto segreto di cui l’Ordine si era sempre circondato, soprattutto per ciò che  riguardava le iniziazioni, i riti e i capitoli.       
 E’ piuttosto strano infatti che gli inquisitori abbiano così tanto indagato sui motivi di tale segreto comportamento il quale, pur essendo comune a tutti gli ordini monastici, e quindi anche a quelli monastico militari, per costoro rappresentava evidentemente una circostanza così inquietante da costituire una delle principali ragioni dell’inchiesta.
I roghi e la tortura non sono riusciti a far emergere la verità, anzi hanno finito per rendere impossibile discernere quanto certe affermazione fossero il frutto della coercizione o quanto invece provenissero da confessioni spontanee e quindi attendibili. L’impressione che si ricava dagli studi sul processo è che sull’Ordine del Tempio venne riversata una valanga di accuse del tutto artefatte, ma è peraltro innegabile che alla fine resta anche la chiara impressione che qualche cosa di inconfessabile vi fosse e che nonostante tutto non sia emersa.
Se l’Ordine del Tempio detenesse particolari segreti di natura esoterica gli inquisitori non riuscirono mai a scoprirlo, ma della loro esistenza labili tacce traspaiono però da alcune deposizioni rese dai Templari interrogati. Tutto ciò ovviamente oltre alle note circostanze, più volte confessate sotto tortura: dello sputo sulla croce, del rinnegamento di Cristo e del misterioso Bafometto, sulle quali molto ancora si disputa e si dibatte.
 
Da dove viene il monaco guerriero?
La figura del monaco guerriero fu recepita nell’Occidente cristiano dal mondo islamico il quale a sua volta l’aveva mutuata da quel lontano Oriente raggiunto e conquistato dalle sue armate. Le concezioni filosofiche e religiose dell’India, assimilate ed elaborate dal grande centro spirituale cinese di Shaolin, condussero alla prima formulazione del monaco guerriero[1] così come, raggiungendo il Giappone, incisero profondamente sul Bushido[2] e delinearono i tratti fondamentali della via ascetico eroica dei Samurai.
Non è affatto vero che i Templari, come afferma Alain Demurger, siano una “originale creazione dell’Occidente cristiano” perché come abbiamo appena illustrato essi trovano la loro radice in un lungo cammino religioso filosofico di matrice orientale e i combattenti dei Ribat, largamente diffusi nel mondo islamico, rappresentanosenza alcun dubbio un archetipo di combattente le cui caratteristiche lo rendono del tutto paragonabile ai Templari.
 
Bernardo teologo
L’operazione di assimilazione della figura del monaco guerriero nell’ambito della religione cristiana si deve alla grande sapienza teologica di San Bernardo il quale, con la sua impareggiabile capacità di argomentare, il suo alto profilo mistico e il suo elevato livello culturale, riuscì nella difficile impresa di rendere compatibile con una religione di pace l’idea che un ecclesiastico potesse diventare strumento di guerra e di morte.
La tradizione, l’impostazione filosofica e le concezioni religiose dell’Oriente islamico rendevano abbastanza facile l’assimilazione della figura del monaco combattente in quel contesto mentre altrettanto non poteva dirsi per l’Occidente cristiano. Perfettamente consapevole di come questo fosse il nodo centrale da sciogliere, Bernardo, nel De Laudae, torna più volte sul tema della morte da parte dei Cavalieri delineando con maestria e consumata sapienza teologica le motivazioni spirituali che dovevano spingere, non tanto a dare quanto a cercare una morte gloriosa in battaglia. Non era l’odio verso l’avversario che doveva incitare al combattimento, ma la ricerca della morte quale sublime viatico per la ricerca della Gerusalemme celeste da parte del Cavaliere Templare. Il sacrificio della vita, quale gesto estremo d’amore verso Dio, avrebbe schiuso ai Militi di Cristo le porte del paradiso.
 Fino a quando fu in vita il grande Abate cistercense la delicata e complessa impalcatura teologico filosofica sulla quale si reggeva la formula cristiana del monaco combattente non subì particolari crisi o modifiche, anche se la nomina a gran maestro dei Templari di Andrea de Montbart, zio di Bernardo, subito dopo la morte di questi, fa supporre che qualche avvisaglia cominciasse a manifestarsi o che si fosse quantomeno consapevoli dei rischi di deviazione a cui la nuova e anomala figura di combattente era esposta.
 
Il fascino esoterico dell’Oriente
Vivere immersi nel contesto medio-orientale a contatto continuo con la cultura, la tradizione, gli insegnamenti e l’affascinante panorama filosofico e religioso delle innumerevoli sette che popolavano quel mondo, dove con grande tolleranza queste professavano le loro idee, non poteva non contaminare in qualche modo la parte più intellettualmente elevata dell’Ordine del Tempio.
Se questo è genericamente riconosciuto, assai neglette sono invece due circostanze che in maniera particolare influirono col tempo sulla natura dell’Ordine: la possibilità che questo ebbe di riallacciare le fila della Tradizione orientale con quella occidentale, divenendo così un prezioso e occulto anello di congiunzione tra due diverse visioni dell’esistenza e della trascendenza e la possibilità che gli si offrì di percorrere la via del guerriero nei termini originari in cui questa era stata concepita e si era sviluppata.
Tutto ciò consentì ai Templari di vivere la loro esperienza ascetico militare  nel contesto di un esoterismo raffinato, di matrice totalmente orientale, il quale affondava le sue radici nella spiritualità indiana, cinese e persiana non disgiunto dalla complessità affascinante dell’ebraismo.  Non v’è dubbio che i Templari percorsero la via del guerriero inoltrandosi negli stessi sentieri esoterici che avevano ispirato la nascita dei monaci combattenti del Tibet, la visione spirituale del bushido dei Samurai in Giappone e l’esperienza ascetica dei combattesti del Ribat nell’Islam. 
Questo non fece dei Templari degli eretici, perché non alterò in alcun modo le loro convinzioni religiose, ma certamente li indusse a pensare che la comune matrice esoterica delle tre religioni del libro trovava anche ampio riscontro in una analoga visione della spiritualità e delle credenze religiose. Proprio questi aspetti, se filtrati alla luce dell’esoterismo e della Tradizione, mostravano indubbiamente più elementi di unione che di divisione e aprivano la strada a una tolleranza e a una possibile pacifica convivenza con altre confessioni religiose. Nello spirito di crociata e nel clima di contrapposizione armata che presidiava la realtà dell’epoca, concezioni di questa natura, che spesso suscitarono dubbi di collusione e sospetti di tradimento, non solo non erano ammissibili, né considerati ortodossi dalla Chiesa, ma finirono per determinare all’interno dell’Ordine stesso una serie di divisioni di varia natura.
 
 
Le divisioni nell’Ordine del Tempio
Inevitabilmente una prima distinzione avvenne tra coloro che avevano le capacità di perseguire un cammino di ascesi così elevato e coloro i quali era invece opportuno che non ne venissero affatto a conoscenza.
Questo spiega come si venne formando una ritualità che conteneva accenti esoterici di ispirazione orientaleggiante difficilmente comprensibili dalla massa illetterata dei Cavalieri. Una ritualità destinata a sollecitare stati d’animo e riflessioni iniziatiche che certamente la Chiesa non avrebbe considerato ortodossi e che fornirono materiale sufficiente a imbastire un processo per eresia contro l’Ordine.
In questo confuso contesto cominciarono ad intersecarsi esoterismo ed eresia, sia per effetto della mancanza di conoscenza del contesto in cui l’esoterismo orientale aveva influenzato i Templari, sia per la necessità pratica, da parte degli inquisitori, di dimostrare che l’Ordine del Tempio era eretico.
 D’altra parte questa stessa problematica finì per determinare una vera e propria frattura di natura politica all’interno dei vertici dell’Ordine dividendo coloro che intendevano impiegare le loro segrete conoscenze nella vasta opera di trasformazione della società occidentale in cui l’Ordine era impegnato da coloro i quali, più militarmente motivati, credevano in una superiorità spirituale che prima o poi li avrebbe condotti alla vittoria. La parte più propriamente guerriera dei vertici dell’Ordine interpretava in chiave militare l’esaltante ascetismo della via del guerriero mentre la sua parte più specificatamente dedicata agli aspetti sociali vi scorgeva lo strumento vincente di un progresso spirituale che avrebbe potuto condurre a una pacificazione universale nel segno di una tolleranza verso l’Islam, indotta da una comune visione esoterica dell’esistenza. La presenza all’interno dell’Ordine del Tempio di due anime a presidio del duplice impegno, militare in Oriente e sociale in Occidente, è un fattore estremamente importante per decifrare la complessa struttura di questa Istituzione e le diverse logiche alle quali questa doveva rispondere. I due diversi campi d’azione necessitavano, e quindi determinavano, una diversità di concezioni, di interessi, di strategie e di politiche che gli studiosi raramente prendono in considerazione, sia per mancanza di elementi sia per l’estrema difficoltà di definirle chiaramente. E’ peraltro innegabile che gli uomini preposti a questi due diversi aspetti dell’attività dell’Ordine del Tempio avevano una formazione culturale e una predisposizione psicologica assai diverse tra loro.
Queste brevi considerazioni inducono chiaramente a comprendere come all’interno dell’Ordine si agitassero una serie di atteggiamenti diversi e fossero presenti conoscenze, custodite in totale segretezza, le quali andavano a sommarsi all’altro grande segreto dell’Ordine costituito dalla vera finalità per la quale era stato pensato e creato dalla Chiesa. La natura politica che aveva ispirato la nascita dell’Ordine era a conoscenza solo di pochissimi dignitari, perché avrebbe potuto esporre la Chiesa a gravi rischi di aggressione da parte del potere politico. Il fine ultimo dell’operato della Chiesa, portato avanti per secoli con sapienza e tenacia, era infatti quello di determinare un profondo e radicale cambiamento della società Occidentale in modo da determinare la fine del barbaro e oppressivo regime feudale.

I segreti dei Templari non vengono svelati
I due grandi motivi che giustificavano la segretezza di cui i Templari si circondavano, nonostante gli sforzi dell’inquisizione, non vennero mai alla luce. L’aspetto politico, la cui conoscenza era particolarmente circoscritta, venne forse a conoscenza del re di Francia per effetto di alcuni tradimenti che indubbiamente vi furono nella fase finale della vita dell’Ordine, ma la loro stessa natura sconsigliava che se ne facesse un qualsiasi uso pubblico e probabilmente furono solo strumento di segrete pressioni sul papa.
Altrettanto avvenne per quanto riguardava gli aspetti morali e religiosi i quali a loro volta, almeno per la parte più esteriore, essendo un patrimonio più largamente condiviso tra i Cavalieri, furono in qualche modo acclarati dall’inchiesta. Anche in questo caso però la vera ratio che presidiava la ritualità e le cerimonie dei Templari sfuggì agli inquisitori, peraltro sufficientemente paghi di quanto riuscivano ad estorcere con le torture inflitte agli interrogati, solo in minima parte composti da Cavalieri o da alti dignitari.
Si può quindi comprendere come i verbali del processo offrano un panorama assai vasto, variegato e confuso di azioni blasfeme dalla scarsa attendibilità le quali presentano però alcuni punti in comune, non completamente riconducibili solo all’uniformità degli interrogatori e certamente tali da suscitare dubbi e perplessità.

La vera natura del Tempio
Risulta però, in maniera piuttosto chiara, che nella sua generalità l’Ordine del Tempio presenta per molti versi i caratteri di una Società segreta mentre i suoi vertici appaiono più decisamente come una vera e propria Setta. Proprio questa caratteristica ha generato l’idea, solo parzialmente fantastica, dei “Superiori Incogniti”, dei “Figli della Valle” o del cosiddetto “Tempio nero”.
Come si vede l’Ordine del Tempio continua ad essere una nebulosa affascinante il cui ruolo è stato di importanza fondamentale nello sviluppo sociale dell’Occidente “a dispetto di coloro che vorrebbero escludere dalle vicende terrene del glorioso Ordine le categorie del mistero, della Tradizione e della Gnosi”.[3] come giustamente afferma il Prof. Vinicio Serino.
«Guarda il pensiero nel tuo cuore. Addio in questo mondo, la pace del Signore sia con te, ma pensa al Tempio e ai Templari. Noi abbiamo perduto le nostre speranze terrestri ma abbiamo mantenuto in cuore la fede, perché siamo Cavalieri di Cristo - I lebbrosi resusciteranno e ricostruiranno il Tempio distrutto di Salomone, in modo celeste, contro l’impero del dragone».
(decifrazione di un graffito sulla parete di una cella del castello di Chinon- traduzione dell’autore)
 

[1] Gli Yamabushi, i monaci combattenti tibetani.
[2] Il codice d’onore dei Samurai.
[3] V. Serino, introduzione al volume, I Templari Setta esoterica, Roma 2009.
 
http://nuke.templariordo.it/

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