Il 15 aprile del 1912, una nave alla sua prima traversata tra Southampton e New York affondò trascinando con sé 1498 passeggeri. Si trattava del Titanic, definito “l’inaffondabile”, un prestigioso transatlantico proprietà della White Star Line.
Le
cause del disastro furono attribuite ufficialmente alla collisione tra
la nave e un grosso iceberg che avrebbe squarciato, in maniera molto
grave, parte della sua fiancata destra. In oltre novant’anni sono state
avanzate le ipotesi più disparate sulla causa, o le cause, che
provocarono quella terribile disgrazia, dall’errore umano alla sfortuna
di schiantarsi sull’iceberg nell’attimo sbagliato. Infatti è stato
affermato da parecchi studiosi che se il Titanic avesse virato dieci
secondi prima avrebbe sicuramente evitato la collisione, mentre se lo
avesse fatto dieci secondi più tardi avrebbe spaccato l’iceberg con la
sua robustissima chiglia riportando così dei danni meno gravi di quelli
subiti. Questo in base a calcoli e simulazioni effettuate tramite
computer. Ma abbandoniamo per un attimo le congetture logiche e
razionali per fare un breve viaggio nel mondo dell’irrazionale.
La vera causa potrebbe risiedere in un’antica maledizione. Facciamo un salto al Cairo nell’anno 1910, due anni prima della disgrazia del Titanic, quando un americano di cui non è noto il nome avvicinò l’egittologo inglese Douglas Murray, proponendogli l’acquisto di un prezioso reperto. Si trattava di un sarcofago rinvenuto nel tempio di Ammon-ra, appartenente ad una principessa di rango vissuta a Tebe attorno al 1600 a.C. All’esterno del sarcofago erano raffigurate in smalto e oro, con tecnica raffinata, le fattezze della principessa. Il sarcofago si presentava in perfette condizioni di conservazione. Murray non si lasciò sfuggire l’occasione e staccò subito un assegno all’americano, il quale non arrivò mai ad incassarlo perché morì la sera stessa. Nel frattempo Murray aveva già preso provvedimenti affinché il sarcofago venisse spedito nella sua casa di Londra. Un altro egittologo che si trovava al Cairo raccontò a Murray la sinistra storia legata al sarcofago. La principessa di Ammon-ra, sacerdotessa del culto dei morti, aveva fatto incidere sulle pareti della sua camera mortuaria un inquietante monito: su chiunque avesse spogliato il suo sacello si sarebbero abbattute disgrazie e terrore. Douglas Murray, però, si fece beffe di quella superstizione fino a tre giorni dopo, quando un fucile gli esplose misteriosamente in mano, durante una battuta di caccia lungo il Nilo. Dopo una settimana di atroci sofferenze in ospedale, il braccio rimastogli ferito dovette essere amputato all’altezza del gomito. Quello non fu che l’inizio.
Durante il suo viaggio di ritorno in Gran Bretagna, due amici di Murray morirono per “cause ignote”. Inoltre i due domestici egiziani che avevano trasportato la mummia morirono nel giro di un anno o poco più. Per Murray quel sarcofago diventò un’ossessione. Quando vi posava gli occhi, il viso modellato della principessa sembrava tornare in vita con uno sguardo che gelava il sangue. Alla fine decise di disfarsene ma una sua amica lo convinse a consegnarglielo. In poche settimane la madre della donna morì, lei fu abbandonata dal suo innamorato e in seguito venne colpita da una sconosciuta malattia da deperimento. Alla fine lasciò come disposizione testamentaria che il sarcofago dovesse ritornare a Douglas Murray. Però Murray, ormai malridotto, non ne volle più sapere e donò il sarcofago al British Museum. Anche all’interno di questa istituzione, ben nota per il suo rigore scientifico, il sarcofago acquistò un’oscura fama. Un fotografo che aveva scattato alcune foto morì sul colpo, mentre un egittologo responsabile di quel sinistro reperto fu trovato morto nel suo letto. A questo punto gli amministratori del museo si riunirono in gran segreto, votando all’unanimità di spedire il sarcofago ad un museo di New York, che aveva accettato il dono a patto che però venisse consegnato senza troppa pubblicità e con un mezzo fra i più sicuri. Il sarcofago non raggiunse mai New York, perché si trovava proprio nella stiva del Titanic quando affondò. Coincidenza? Disgrazia? O la maledizione della principessa aveva colpito ancora una volta? Un’enorme incognita rimane per adesso sospesa su queste domande, ma forse un giorno qualcuno riuscirà a trovare delle risposte concrete per svelare questo inquietante mistero.
Luigi M.C. Urso
Rose Dewitt Bukater (Kate Winslet) e Jack Dawson (Leonardo Di Caprio) nell'omonimo film del regista Cameron.
Costa Concordia
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Costruita dai cantieri navali della Fincantieri di Genova Sestri Ponente, è stata battezzata il 7 luglio 2006 dalla modella Eva Herzigova nel porto di Civitavecchia. Il viaggio inaugurale è avvenuto il 9 luglio 2006, mentre la notte del 13 gennaio 2012 ha subìto un incidente nei pressi dell'isola del Giglio, semi-affondando[1]. Il nome Concordia fa riferimento all'unità e alla pace fra le nazioni europee. I suoi tredici ponti hanno i nomi di altrettanti stati europei (Olanda, Svezia, Belgio, Grecia, Italia, Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Francia, Germania, Spagna, Austria e Polonia). CaratteristicheCosta Concordia è la più grande fra le navi della flotta. Ha potuto vantare per prima la costruzione del più grande Centro benessere a bordo di una nave, denominato Samsara Spa, dislocato su due piani e con una superficie di oltre 2.100 m². La nave ha 1500 cabine totali, di cui 87 all'interno dell'area benessere e 505 con balcone privato, 58 suite con balcone privato e altre 12 suite all'interno dell'area benessere.La nave ha quattro piscine salate, due delle quali con copertura semovente in cristallo che permette l'utilizzo anche durante le stagioni invernali o in caso di maltempo e una dotata di scivolo toboga; le cinque vasche idromassaggio jacuzzi ad acqua calda; un campo polisportivo; un percorso jogging. Dispone di 5 ristoranti di cui due a pagamento e ben 13 bar. Per quanto riguarda gli svaghi Costa Concordia offre un teatro disposto su tre piani, il Teatro Atene, un simulatore di guida Gran Premio, videogame, la discoteca, sale da ballo e il casinò. Nel mese di maggio del 2007 è stata affiancata dalla nave gemella Costa Serena, mentre nel 2009 dall'altra nave gemella Costa Pacifica. Incidenti2008Il 24 novembre 2008, a Palermo, mentre era in manovra di ormeggio nel porto, a causa di una forte raffica di vento ha urtato contro un bacino galleggiante ormeggiato nel porto, riportando danni alla fiancata di dritta. I danni sono stati parzialmente riparati in circa 10 ore, consentendo alla nave di continuare la crociera. Durante le soste successive si è provveduto ad ultimare le riparazioni.2012La sera del 13 gennaio 2012,la nave stava effettuando una crociera nel Mediterraneo partita da Civitavecchia con scali previsti a Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma, Cagliari, Palermo, urta tra le 21.20 e le 21.40[2] gli scogli a 500 metri dal porto dell'Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo e causando 3 morti, alcuni feriti e numerosi dispersi, con l'evacuazione totale delle 4229 persone a bordo della nave tra equipaggio e passeggeri.Verso le 21 hanno raccontato i testimoni a bordo della nave – la luce è andata via,la nave ha cominciato a imbarcare acqua e a inclinarsi mentre avvenivvano i soccorsi. La nave, inclinata di circa 80 gradi su una secca di Punta Gabbianara,ha reso le operazioni di evacuazione estremamente difficoltose, affonderà parzialmente il giorno seguente.[1][3] (guarda la mappa dell'ultima rotta) I passeggeri sono stati evacuati, in parte dall'equipaggio e per il resto da imbarcazioni civili, tra i quali un traghetto della Toremar presente a Porto Santo Stefano, e mezzi di pattuglia italiani intervenuti[1]; il numero elevato di persone in rapporto alla popolazione dell'isola ha generato una emergenza sanitaria dovuta anche alla carenza di farmaci[1]. Il comandante Francesco Schettino è stato prima sottoposto a fermo giudiziario e poi arrestato [4] |
Naufragio all'isola del Giglio: il video di un passeggero subito dopo la collisione.
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