La grancassa mediatica ieri ha suonato al massimo volume, spargendo ai quattro angoli del pianeta la notizia orribile di quaranta bambini trucidati e decapitati In Italia, in prima serata, la notizia è stata data e commentata in ogni modo, senza censure e senza verifiche, sia in TV che nelle principali radio. Solo in qualche caso si è detta la verità, anche se a margine: e cioè che la notizia non è verificata, né nella sostanza e men che meno nei numeri. L'apertura dei giornali di oggi è tutta su questa notizia, con titoli a nove colonne. “Quello in corso è un attacco contro l’Occidente”, echeggiano i media dominanti ormai lontani anni luce dalle più elementari regole giornalistiche. La sproporzione tra l'orrore attribuito non tanto ad Hamas, quanto in maniera surrettizia e subdola a tutti i palestinesi, e l'inesistente verifica dei fatti e l'unicità della fonte, è così grande da fare emergere forti sospetti di una operazione false flag molto sofisticata e di vastissima portata, anche e soprattutto emotiva. A danno del pubblico di tv e social, di tutti noi, di tutti coloro che giustificheranno altro spargimento di sangue e massacri di altri popoli, evidentemente ritenuti dal giudice mediatico non degni neppure della sopravvivenza. Ora è necessario chiedersi: le immagini ti commuovono e ti indignano? Fermati. Non fidarti delle grandi operazioni mediatiche. Chiediti perché ti fanno vedere immagini così spaventose. Non farti prendere in giro. Chi falsifica le notizie e i dati vuole coprire e diffondere l’inganno. E ricordati. Chi condivide notizie false aiuta e fomenta la guerra. “Tra non molto, Tel Aviv dirigerà direttamente tutti i mass media italiani. E anche le diverse squadre di tribunali "fact checking", scrisse Giulietto Chiesa su Facebook il 24 aprile 2020. E' arrivata l'ora. Fermiamo la guerra, fermiamo il potere dei grandi media.
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