È evidente che i comportamenti tipici e più marcati degli
animali costituiscono a tutti gli effetti lo spunto fondamentale delle
leggende e credenze degli uomini: in questo caso, poiché il corvo si
ciba anche di cadaveri di animali e di uomini, spesse volte cavando gli
occhi dalle orbite è stato associato alla morte e al male.
Non a caso una delle forme fisico-materiali predilette dal Diavolo sarebbe proprio quella del corvo.
Nell’opera demonologica Ars Goetia, che consiste nella raccolta di varie pratiche di magie nera necessarie per l'invocazione di demoni e che contiene le descrizioni dei 72 demoni che (si dice) furono evocati da Salomone, il trentanovesimo demone è Malphas.
Egli è uno spirito molto potente che governa quaranta legioni di demoni
che, se evocato, apparirà inizialmente come un corvo, prima di assumere
una forma umana.
Nell’ immagine sottostante è visibile la raffigurazione di Malphas
riportata nel Dictionnaire Infernal. Trattato di demonologi, pubblicato
per la prima volta nel 1818, e scritto da Collin de Plancy.
foto: la raffigurazione del demone Malphas all'interno del libro Dictionnaire Infernal.
Nella mitologia greca il Corvo ha una brutta nomea. Quando Apollo
s’innamorò di Coronide, ordinò a un corvo dal piumaggio bianco di fare
la guardia alla sua amata incinta mentre lui si recava a fare un viaggio
a Delfi. Coronide non fu fedele e tradì Apollo con Ischide, ma il corvo
non gli riferì l’accaduto. Quando Apollo ne venne a conoscenza, per
punizione, fece diventare nere le piume del corvo.
Nella mitologia scandinava il corvo è l’uccello sacro di Odino: pare che il supremo dio norreno lasciasse liberi i suoi corvi, Huginn (pensiero) e Muninn
(memoria), ogni mattina per avere informazioni su ciò che stava
accadendo nel mondo. La sera i corvi tornavano, gli si posavano su una
spalla e gli raccontavano ciò che avevano visto e sentito.
Nella Genesi, Noè inviò un corvo dall’arca per cercare la terraferma e
pare che il profeta Elia fosse stato nutrito dai corvi (1 Re 17,2-6):
questo predispose i cristiani a considerare l’uccello con favore, anche
se S. Ambrogio lo definì empio per non aver fatto ritorno all’arca.
Secondo altre leggende, furono proprio i corvi a guidare Alessandro
presso il santuario di Zeus Ammonio nell’oasi di Siwah in Egitto, mentre
in seguito gli preannunciarono la morte.
Lo scrittore greco Porfirio, nel III secolo d.C., scrisse che era possibile acquisire poteri magici mangiando il cuore di un corvo e il poeta Ovidio, nelle Metamorfosi,
parla della strega Medea che infuse nelle vene di Giasone una pozione
di cervo invecchiato e di testa di corvo vissuto per più di nove
generazioni di uomini.
La tradizione vuole che un corvo non possa mai entrare nell’Acropoli di
Atene, a causa della sua inimicizia con la dea Atena, il cui simbolo è
una civetta.
I latini lo chiamavano Phoebius ales, l’uccello di Apollo e del sole.
Nella cultura e tradizione delle popolazioni dei territori subartici il
corvo rappresenta la magia e la metamorfosi perché condivide diversi
segreti con il Grande Spirito. Il corvo insegna all’uomo a vivere in
modo umile, consapevole e moderato.
Secondo la mitologia di alcune stirpi indiane, sarebbe stato proprio il
corvo a creare la terra: l’uccello, infatti, avrebbe portato nel suo
becco i ciottoli che lasciava cadere in mare per formare le prime isole.
Come spirito totem delle culture indiane e aborigene, il corvo assume un
aspetto totalmente opposto a quello della tradizione nostrana, infatti
egli sarebbe in grado di proteggere dalla magia nera e dalla
stregoneria, oltreché essere di aiuto per la preveggenza di avvenimenti
futuri.
Secondo altre tradizioni dei popoli nativi americani il corvo, come
animale forte, rappresenta l’ampliamento della coscienza: le sue piume
nere costituiscono un passaggio verso l’infinito e, essendo in contatto
direttamente con il Grande Spirito, può avere proprietà curative nei
confronti della persona che lo evoca con la magia.
Nella tradizione alchemica il corvo, a causa del colore nero delle sue piume, rappresenta la putrefazione della materia usata.
Nel Rosarium philosophorum, una raccolta di dottrine alchimistiche del XIV secolo, si afferma che “E sappiate che la testa dell’arte è il corvo che vola senz’ali nel nero della notte e nella luce del giorno”,
un chiaro riferimento alla fase della nigredo (la prima è più
importante fase di ogni processo alchemico), in cui i componenti solidi
della materia subiscono la putrefazione.
In alchimia si fa spesso riferimento al fatto di “tagliare la testa del
corvo”, che è necessario tagliare alla fine della Prima Opera alchemica
per separare il Mercurio filosofale (ossia farlo decantare): si otterrà
così una terra in apparenza disomogenea, ma in realtà calda e umida,
farà nascere il “piccolo re” della Seconda Opera alchemica, il basilisco
(il fuoco, preambolo della trasformazione dei metalli).
I presagi popolari riguardo ai corvi abbondano.
Se un corvo vola vicino a una finestra e gracchia preannuncia morte,
vedere un corvo solitario su un camino è segno di vendetta.
Se un corvo vola tre volte sopra una casa e gracchia tre volte è un
cattivo presagio, se si vedono i corvi volare gli uni verso gli altri è
un presagio di guerra.
Quando i corvi in stormo abbandonano un bosco vuol dire che è in arrivo una carestia.
Nel folclore russo, e generalmente in quello europeo, si crede che gli spiriti delle streghe assumano la forma di un corvo.
“Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti.
A volte però accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose, che
l’anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo
riportava indietro l’anima, perché rimettesse le cose a posto.”
(Il Corvo, 1994) :