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giovedì 28 ottobre 2010

Il sesto senso degli animali

Nel film PARANORMAL ACTIVITY 2, la presenza del demone viene subito percepita dal cane. Si riterrebbe infatti che gli animali abbiano come un sesto senso sia nel percepire drammatici eventi futuri (terremoti ecc.) sia in caso di presenze spiritiche non avvertibili dall'essere umano. Sono successi diversi casi in cui cani e gatti sono diventati inspiegabilmente nervosi guardando in una direzione dove, apparentemente, non sembrava esserci niente. Successivamente si è scoperto che in quell'abitazione qualcosa era accaduto (morte violenta o naturale di qualcuno). Lo stesso si può dire per gli incontri ravvicinati con gli alieni; prima dell'avvistamento gli animali si agitano.


TESTIMONIANZE :

Salve, qualche mese fa, mi trovavo sola in casa, i miei genitori erano partiti per le ferie. Premetto che circa 9 anni fa un mio compagno di scuola si è tolto la vita impiccandosi, da allora io pensando a lui avverto timore, paura. Quella sera mi trovavo sul divano con il mio cane, non so per quale strano motivo ho pensato al mio amico defunto, come sempre ho cercato di scacciare il pensiero per la paura. Improvvisamente il mio cane ha iniziato a ringhiare in maniera straordinaria, con lo sguardo rivolto verso la parete. Non c'era niente sulla parete e non si sono sentiti strani rumori che possano averlo agitato. L'associazione del pensiero del mio amico e lo strano comportamento del mio cane, mi hanno spaventata tantissimo, anche perché capita che io mi senta  proprio osservata da lui, me lo sento quasi addosso qualche volta, ma non è una sensazione piacevole, tutt'altro direi. Devo anche dire che non eravamo molto legati all'epoca del brutto avvenimento e quindi, ammesso che dopo la morte rimanga veramente qualcosa nella nostra dimensione del nostro essere, non credo che Lui possa manifestarsi a me. Probabilmente son solo coincidenze, ma dopo quello strano fatto, ne sono seguiti altri 3 molto simili, questa volta con la presenza anche di altre persone. Forse gli animali avvertono maggiormente delle presenze o addirittura le vedono, non so ma è stato inquietante e misterioso...
Sara
http://www.croponline.org/vostresperienze.htm#227.






scritto il
26/02/04 a 11:23




Il mio cane talvolta mi spaventa..si mette a fissare dei punti dove non c'è assolutamente nulla e poi sposta lo sguardo su di me. Diciamo che ho un cane davvero molto sveglio e intelligente e gia' i soi occhietti talvolta mi fanno un po' paura...davvero e' come se vedesse cose..."invisibili"! Inoltre capita talvlta che abbaia contro il nulla e ringhia..certe volte sembrava si volesse avventare contro di me ma poi notavo che guardava alle mie spalle. Ieri fissava un quadro che abbiamo in casa.. Ma e' vero che gli animali vedono cio' che noi non vediamo e quindi entità o simili?
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critto il
26/02/04 a 13:28
da: VEVE1 
Io non lo so se vedano o meno entità ma ciò che è certo e lo vedo a volte nel mio gatto è che fissa il vuoto e a volte miagola ma non il solito miao come se parlasse.... è difficile da spiegare. Noi diciamo che vede gli angioletti. Lo faceva quando noi eravamo in un momento particolare, stavamo cercando di superare lo shok dello scoprire la sterilità di mio marito 
( periodaccio) e mi ha sempre dato l'impressione che qualcuno mi volesse far capire che c'era e che sarebbe andato tutto bene! Sempre in quel periodo mi sono sentita chiaramente accarezzare nel dormiveglia!
http://forum.alfemminile.com/forum

scritto il
26/02/04 a 11:35





Che bello il pastore belga!

A me piace tantissimo quello nero!!! Sai...è uno dei cani che piu' mi piace. Il mio e' un meticcio ma sembra un lupo siberiano e tutti se ne innamorano...e' davvero bello e molto molto intelligente! Io onestamente un'idea sul fatto che veda entita' un po' me la son fatta pero' e' anche vero che loro avvertono le persone negative! Non immagini come ringhia quando vede certa gente palesemente cattiva! Onestamente mi son fatta l'idea che vedano qualcosa. Una medium anni fa mi disse che gli animali vedono cio' che noi non vediamo,compreso entita'! Non so se hai mai sentito parlare Ivana Spagna la cantante...beh lei ha una gatta e vive in una casa molto vecchia.. Una sera la gatta ha iniziato a fare la matta poi lei si è voltata e sul divano ed ha visto una donna. che poi e' svanita. 
In seguito ha saputo che in quella casa ha vissuto una famosa scrittrice degli anni 20!!!! Incredibile...
http://forum.alfemminile.com/forum


...ed nell'antico Egitto il gatto veniva considerato una divinità : Bast.

Bast

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Statuetta di Bastet, museo del Louvre

Bastet o Bast o Bastit è una delle più importanti e venerate divinità dell'antica religione egizia, raffigurata o con sembianze femminili e testa di gatta o tout court come una gatta.
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talvolta anche
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Si tratta di una divinità dai tratti solari simboleggiante il calore benefico del sole, venerata per la sua potenza, la sua forza e la sua agilità.
Un epiteto tipico di Bastet era
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nbt ins Signora delle bende.

Centro del suo culto fu la città di Par Bastet (la Bubasti dei greci, attuale Zagazig, vicino al delta del Nilo), dove -secondo Erodoto- si svolgevano anche dei festeggiamento periodici in onore della dea, comprendenti processione di chiatte e riti orgiastici e dove è stata rinvenuta una necropoli di gatti sacri mummificati, con relativo tempio.

Il culto di Bastet

Alle origini, Bastet era una divinità del culto solare ma col tempo sempre più di quello lunare. Quando l'influenza greca si estese sulla società egiziana, Bastet divenne definitivamente solo una dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide.
A partire dalla II Dinastia, Bastet venne raffigurata come un gatto selvatico del deserto oppure come una leonessa datao era confusa od assimilata a sua sorella la dea Sekhmet. Venne rappresentata come un felino domestico solo intorno al 1000 a.C.
Bastet era la "Figlia di Ra", quindi aveva lo stesso rango di altre dee quali Maat e Tefnut. In più, Bastet era uno degli "Occhi di Ra", nel senso che veniva mandata specificamente ad annientare i nemici dell'Egitto e dei suoi dei.
Da quando i Greci identificarono Bastet con Artemide, la dea fu detta "madre del dio dalla testa di leone Mihos" (anch'egli venerato a Bubasti, insieme a Thoth), e fu raffigurata comunemente o come donna con la testa di un gatta o come gatta vera e propria.

Il culto dei gatti 

Gli antichi egiziani chiamavano "myeu" il gatto; addomesticarono quelli che vivevano ai bordi del delta del Nilo, originariamente per debellare i topi che infestavano i granai.
Ma poi, col passare del tempo, non ci fu casa o tempio o edificio che non registrasse la presenza di almeno un gatto, tenuto peraltro con ogni cura. Quando uno di questi felini moriva, si dice che il padrone usasse radersi le sopracciglia in segno di lutto per l'animale e di rispetto nei confronti della Dea.
Il culto di Bastet raggiunse una diffusione tale che il gatto in Egitto era protetto dalla legge. Era vietato fargli del male o trasferirli al di fuori dei confini del regno dei faraoni. Chi violava tali disposizioni era passibile di pena di morte.
Nonostante le leggi egizie proibissero l'esportazione dei gatti, ritenuti animali sacri, i navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese, facendone oggetto di commercio insieme ad altre merci preziose.
Furono poi i Romani a portarli per primi nelle isole britanniche.

Le leggende 

Racconta una leggenda che Bastet, morsa da uno scorpione, fu guarita da Ra.
Gli Egiziani avevano un modo di dire: «non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet». Bastet era infatti comunemente accoppiata a Sekhmet, la dea dalla testa di leone di Memphis, Wadjet ed Hathor.
Questo modo di dire affonda le sue radici nella leggenda di Ra che, infuriato, provocò una siccità (evento terribile per gli egiziani che vivevano delle piene del Nilo).
Quando si fu calmato, Ra mandò Thot a cercare Bastet in Nubia, dove la dea si nascondeva sotto forma di leonessa (Sekhmet). Discendendo il Nilo, Bast si era bagnata nel fiume in una città sacra a Iside, trasformandosi di nuovo in gatta ed era entrata trionfante a Per Bastet (città dei gatti), dove fu poi trovata da Thot (per molti secoli gli egiziani hanno ripercorso il suo viaggio in venerazione dei gatti).



PARANORMAL ACTIVITY 2 : IL CANE AVVERTE LA PRESENZA DEMONIACA. GLI ANIMALI POSSONO VEDERE O SENTIRE ANCHE LE ENTITA'?




venerdì 22 ottobre 2010

Illuminati ed Area 51



Solo una breve domanda a caratteri piccoli in questo post riguardante una semplice curiosità...MA COSA CI FA IL SIMBOLO DEGLI ILLUMINATI NELL'AREA 51 SCOVATO GRAZIE A GOOGLE EARTH?



giovedì 21 ottobre 2010

L'incontro tra Eisenhower e gli alieni

L'incontro tra Eisenhower e gli alieni raccontati da un Remote Viewers, coloro che hanno la facoltà di "vedere" fatti e persone a distanza, nel tempo e nello spazio. Purtroppo, ad un certo punto, un grigio lo "scopre" (gli alieni sono in grado di percepire le loro presenze - NB) ed il contatto si interrompe.

Eisenhower fece un patto segreto con i Grigi?


LE INFORMAZIONI IN "REMOTE VIEWING"
    parti precedenti:

ACCADDE A MUROC »
Nel suo libro "Alien Agenda" (Ed. Harper Collins, 1997), inedito in Italia, il ricercatore Jim Marrs fornisce, tra l’altro, un quadro molto esauriente sulle attività di un gruppo di spie psichiche del Governo USA, i famosi Remote Viewers, a cui dedica un intero capitolo. 
Tali personaggi, sorta di "007 ESP", riuscivano, tramite un duro addestramento, a vedere scene che si svolgevano a grande distanza, o anche in altri tempi. La tecnica da loro usata non era troppo dissimile dalla "Proiezione Astrale" o Bilocazione, termini familiari per chiunque si interessi di parapsicologia ed esoterismo. Grazie alla loro vista psichica, i Remote Viewers - incaricati dal Governo di spiare le attività sovietiche - osservarono invece sovente UFO ed ET. Ma, in un caso clamoroso, uno dei Remote Viewers decise di dare un’occhiata alle attività UFO nel passato, divenendo testimone involontario dell’incontro di Muroc tra Eisenhower e i Grigi! Ecco il suo racconto, registrato in presa diretta:

"Sembrano i primi anni ‘50... Posso sentire una banda musicale intonare l’inno ‘Hail to the Chief’ (saluto al capo, n.d.a.), come nei convegni politici, quando il Presidente entra nella Hall. Ma è diverso... Vedo la striscia di un’autostrada su una strada a due corsie, ma il luogo ricorda una zona desertica. È giorno, sento il calore del sole. C’è una specie di pista di atterraggio, come un aeroporto, è qui vicino, da quello che posso intuire. Sento il suono di aerei, come quelli a reazione. Penso sia una zona interdetta al pubblico. Vedo delle guardie e delle torrette di osservazione... C’è un convoglio di macchine, automobili nere, che provengono da quella autostrada dove mi trovavo prima.
No, aspetta un minuto! È una base, una base militare! Precisamente, una base dell’Air Force. Diversa gente esce dalle macchine e si dirige dentro un edificio. Sono tutti vestiti di scuro, in giacca e cravatta... è davvero interessante! Ci sono due, no, tre velivoli a forma di disco in avvicinamento. Uno di questi atterra, mentre gli altri due rimangono sospesi per aria. Adesso atterra anche il secondo, ed il terzo. Il primo disco volante atterrato si apre. Una delle macchine nere e un paio di jeep militari gli si avvicinano. Due, no, tre esseri escono fuori dal disco. Non scendono camminando, ma sembrano piuttosto fluttuare verso il suolo. Le porte delle macchine si aprono e da quella nera esce un tipo alto e un po’ anziano, seguito a breve distanza da una coppia di militari e un civile. È un posto caldo, la temperatura è da deserto... Due di questi ET Grigi sono piccoli, mentre il terzo è più alto, ma non tanto alto quanto il vecchio umano... Aspetta un attimo! M..., è un nostro ex Presidente!"
 
Più tardi il Remote Viewer lo riconoscerà in alcune foto di Eisenhower. L’operatore psichico continua a descrivere la scena e spiega come tutto il gruppo (inclusi gli alieni) venga fatto salire sulla Cadillac nera e portato all’interno di un vicino edificio della base.
 

"Vengono scortati dentro da alcuni tipi grandi e grossi, con elmetti blu e bianchi. Il Presidente e l’intero gruppo di persone con i Grigi entrano in una stanza, sembra una sala per conferenze. Ho la sensazione che tutto sia stato pre-pianificato. Un evento previsto. Entrambe le delegazioni è come se abbiano delle aspettative, ma la sensazione che avverto è di relativa tranquillità, di emozioni contenute. I Grigi sono interessati ad instaurare e mantenere dei canali di comunicazione col Governo. Quello in borghese chiede come. Il Grigio più alto risponde che provvederanno loro a fornirgli i mezzi per poter entrare in contatto, sia per le brevi che per le lunghe distanze. Il Grigio alto dice inoltre che gli umani non devono temerli. Il Presidente gli chiede perché sono qui e l’essere più alto replica che la loro presenza è dovuta alla necessità di anticipare avvenimenti futuri, dei cambiamenti e che loro contribuiranno ad accelerare il processo di sviluppo. Non per scopi bellici, chiarisce un Grigio piccolo. Gli ET vogliono un rapporto chiaro col Governo, dice il Grigio alto, ma non una alleanza. Il Presidente vuole sapere da quanto tempo sono attorno a noi. Da molto tempo, risponde uno dei Grigi più piccoli. Più a lungo della vostra storia ufficiale. Ed aggiunge che noi fummo abbandonati dai nostri antenati, i nostri creatori... Il personaggio in abiti civili è visibilmente scosso, quasi stia per avere un collasso. I tre Grigi si voltano a fissarlo. Wow! Il civile si è calmato immediatamente. Sembrano soddisfatti del comportamento del Presidente, lo percepiscono molto stabile e calmo, mentre non lo sono del civile, si sentono dispiaciuti per lui. Il Presidente dice che vuole solo amicizia e collaborazione con gli alieni e il Grigio alto gli risponde che anche loro vogliono lo stesso. Aggiunge che essi continueranno a osservare e ad aspettare per vedere cosa facciamo, come ci comporteremo nei loro riguardi e che la loro attività qui andrà avanti. Il civile vuole sapere che genere di cambiamenti sono in arrivo. Uno dei piccoli Grigi gli risponde che ci verrà detto di più al momento opportuno. Presto. Il Grigio più alto si sta voltando verso di me, adesso. Wow! Si è accorto della mia presenza! Uno dei militari nota il suo comportamento e chiede cosa c’è che non va. Niente, risponde il Grigio alto, abbiamo un visitatore. Il militare chiede come sia possibile. Non è tempo di spiegarlo, dice quello alto". 

La visione nel passato del Remote Viewer si interruppe bruscamente in questo punto, come se il suo pensiero fosse stato bloccato.  

"Credo che abbiano continuato il discorso in privato, senza orecchie indiscrete come le mie nei paraggi", sostiene il personaggio.

Fonte - http://www.edicolaweb

Base di Muroc Airfiel. L'incontro con gli alieni sarebbe avvenuto qui. Adesso si chiama Edwards Air Force (sito ufficiale http://www.edwards.af.mil/)


mercoledì 20 ottobre 2010

Giorno del giudizio : Malanga, Bibbia e film SEGNALI DAL FUTURO

Se mai ci sarà un evento catastrofico mondiale, solo alcuni verranno salvati dagli alieni tramite un ordine postipnotico dato in precedenza. Qualcosa di simile viene descritto anche nella bibbia. La Bibbia afferma che la maggior parte delle persone del mondo non sono state scelte per la salvezza. È questo il motivo per cui Cristo arriva inaspettatamente per miliardi di persone. 
Non sono in grado di comprendere la spiritualità. 
Non possedendo lo Spirito di Dio, non ascolteranno gli avvertimenti né comprenderanno. Perchè solo alcuni? Cosa succederà agli "eletti"? 
Malanga espone la sua teoria.






Ecco cosa dovrebbe succedere secondo Malanga (e non solo). Tratto dal film SEGNALI DAL FUTURO.





Cosa dice la bibbia.

http://www.ebiblefellowship.com/it/wecanknow_it.html

  
Molte persone di chiesa, non appena viene loro comunicato che il 21 maggio 2011 sarà il Giorno del Giudizio, immediatamente citano questo versetto della Bibbia:
Matteo 24:36 Ma quant’è a quel giorno ed a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli dei cieli, neppure il Figliuolo, ma il Padre solo.
"Come vedi," aggiungono, dopo aver citato questo versetto, "la Bibbia ci dice che nessuno lo può sapere". Alcuni dicono perfino "Nemmeno Gesù sa quando avverrà, per cui la tua data del 21 maggio è completamente sbagliata." Spesso, dopo questa rapida considerazione, avendo escluso ogni ipotesi relativa alla fine del mondo, questa persona andrà avanti tranquilla per la propria strada con la certezza che ciò non accadrà. "Dopo tutto" si pensa "la Bibbia dice che non possiamo sapere quando avverrà la fine del mondo".
Innegabilmente, la Bibbia contiene questo versetto. Tuttavia, la domanda che dobbiamo porci è: anche il resto della Bibbia sostiene l'idea che non possiamo sapere quando accadrà la fine del mondo? O la Bibbia contiene altre informazioni che consentirebbero al popolo di Dio di conoscere la data della fine del mondo?
In primo luogo, occorre tenere presente che Gesù Cristo è Dio Onnipotente. Ed essendo Gesù Dio Onnipotente, è innegabile che Egli sappia quando avverrà la fine del mondo.
Giobbe 24:1 …i tempi non sono occultati dall'Onnipotente…
Questo scritto ha lo scopo di dimostrare, sulla scorta della Bibbia, che, essendo ormai giunti agli ultimi giorni della storia della terra, Dio ha in progetto (progetto che ha sempre avuto) di rivelare informazioni, prese dalla Bibbia, relative alla fine del mondo, incluso il momento esatto in cui accadrà. Per esempio, possiamo vedere questa idea nel seguente passaggio delle Sacre Scritture:
Daniele 12:4 E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà.
In base a questo versetto, Dio ha tenuto nascoste queste parole e sigillato il libro (la Bibbia) fino al momento della fine del mondo. Nessun uomo poteva sapere quando sarebbe avvenuta la fine del mondo, poiché erano state sigillate le informazioni contenute nella Bibbia. In Daniele 12:4 viene annunciato però che i sigilli sarebbero stati rimossi, allorché si sarebbe giunti al tempo della fine. Inoltre una volta giunti al tempo della fine "la conoscenza aumenterà". In Matteo 24:36 viene affermato che nessuno "ma il Padre solo", Dio, ha sempre saputo quando sarebbe avvenuta la fine del mondo. Essendo Dio stesso l'autore della Bibbia, non ha certamente avuto nessuna difficoltà a disseminare all'interno della Bibbia, nascondendole, tali informazioni, dove sarebbero giaciute dormienti fino a che non si fosse giunti al momento opportuno. Essendo attualmente siamo giunti alla fine del mondo, Dio sta ora rivelando queste informazioni al Suo popolo.

ECCO PERCHÉ LE CHIESE NON CAPIRANNO

Nel caso in cui diciate al vostro sacerdote che il 21 maggio 2011 avverrà il Giorno del Giudizio, quasi certamente avrà un'opinione opposta in merito. È sorprendente come tutte le chiese siano concordi nell'affermare che "nessun uomo è in grado di conoscere il giorno o l'ora". Una tale unanimità, tuttavia non costituisce certamente una rassicurazione, in quanto, senza ombra di dubbio, le chiese dei tempi moderni si sono estremamente allontanate dalla verità. Le chiese del mondo sono in disaccordo e impartiscono insegnamenti contrari a numerosi insegnamenti contenuti nella Bibbia (il che significa che le conclusioni a cui sono giunte devono essere errate). Pertanto non dovrebbe essere di particolare conforto per le chiese aver raggiunto l'unanimità in merito al fatto che "nessun uomo è in grado di conoscere il giorno o l'ora". Al contrario dovrebbe essere considerato un segnale d'allarme, in particolar modo se teniamo conto del fatto che attualmente il giudizio di Dio si è abbattuto sulle chiese del mondo per la loro infedeltà:
1 Pietro 4:17 Poiché è giunto il tempo in cui il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio…
L'orribile verità è che il Signore stesso ha abbandonato le chiese del mondo. La Bibbia ci insegna che il periodo della chiesa è terminato (si è concluso nel 1988 d.C.). Il Signore ha abbandonato le chiese nell'oscurità spirituale. Per questo motivo le chiese non sono in grado di vedere l'orribile verità, ovvero che attualmente ci troviamo a vivere proprio alla fine del mondo. Il Signore descrive chiaramente i leader spirituali delle chiese di oggi in Isaia:
Isaia 56:10-11 I guardiani d’Israele son tutti ciechi, senza intelligenza; son tutti de’ cani muti, incapaci d’abbaiare…son dei pastori che non capiscono nulla…
Dio stesso ci informa che molti di coloro che proclamano di essere il Suo popolo, non vedranno i segnali d'allarme della fine imminente. Il Signore utilizza Israele e la Giudea dell'Antico Testamento come simboli delle chiese e congregazioni del Nuovo Testamento.
La Bibbia sottolinea come Dio fosse adirato con i giudei dell'Antico Testamento e di come li abbia avvisati del Suo intento di sottoporli al proprio giudizio. I giudei tuttavia ignorarono questi avvertimenti finché infine vennero distrutti – esattamente come stanno facendo le chiese ai tempi nostri:
Geremia 8:7 Anche la cicogna conosce nel cielo le sue stagioni; la tortora, la rondine e la gru osservano il tempo quando debbon venire, ma il mio popolo non conosce quel che l’Eterno ha ordinato.
Nel periodo attuale della fine dei tempi, le chiese del Nuovo Testamento stanno ripetendo gli stessi errori commessi dal popolo di Israele. Stanno ignorando gli avvertimenti di Dio (provenienti dalla Bibbia) proprio come Israele ignorò gli avvertimenti che il Signore inviò tramite i profeti.

DIO AVVERTE SEMPRE IL SUO POPOLO

È ora opportuno esaminare altre informazioni contenute nella Bibbia che la vostra chiesa o il vostro sacerdote probabilmente non desiderano farvi prendere in considerazione. Per dimostrare che siamo in grado di determinare con esattezza la data in cui avverrà la fine del mondo, dobbiamo per prima cosa esaminare che cosa viene affermato a questo proposito nel resto della Bibbia. Per esempio Dio fa la seguente affermazione nel libro di Amos, capitolo 3:
Amos 3:7 Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.
Dal punto di vista spirituale, è un profeta chiunque proferisca la Parola di Dio. Il singolo credente pertanto svolge il ruolo di un profeta, nel momento in cui fa conoscere il Vangelo ad altre persone. Nel libro di Amos 3:7 il Signore afferma di informare sempre il Suo popolo, dichiarando che in realtà "non farà nulla" senza prima rivelare “il suo segreto ai suoi servi, i profeti.” Passando in rassegna la storia della Bibbia, incontriamo ripetutamente questa verità.
Consideriamo il diluvio universale di Noè:
Genesi 6:3,5,7 E l’Eterno disse:…i suoi giorni saranno quindi centoventi anni…E l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo…E l’Eterno disse: Io sterminerò di sulla faccia della terra l’uomo che ho creato…
In questo resoconto viene narrato di come Dio avesse dato al mondo 120 anni prima di distruggerlo. Dio diede questo periodo di tempo a Noè non solo per permettergli di costruire l'arca ma anche per avvertire il mondo nel corso di questi 120 anni. La Bibbia identifica Noè come un "predicator di giustizia" (2 Pietro 2:5). La costruzione dell'arca protrattasi per così tanti anni certamente non sarebbe passata inosservata. La costruzione dell'arca costituì un'importante testimonianza della fede in Dio, mentre la presenza ed il progressivo sviluppo dell'arca funsero anche da costante condanna del mondo stesso:
Ebrei 11:7 Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, mosso da pio timore, preparò un’arca per la salvezza della propria famiglia; e per essa fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia…
Nel 120° anno (4990 a.C.) il Signore nuovamente fornì maggiori informazioni a Noè in merito alla data del diluvio. Soltanto questa volta, Dio fornì informazioni estremamente particolareggiate.
Incredibilmente, prima che avvenisse il diluvio, Dio comunicò a Noè l'anno, il mese e il giorno esatto dell'inondazione:
Genesi 7:1,4,10-11 E l’Eterno disse a Noè:…poiché di qui a sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti…E, al termine dei sette giorni, avvenne che le acque del diluvio furono sulla terra. L’anno seicentesimo della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno del mese
Non è certo una coincidenza il fatto che attualmente il popolo di Dio sappia che la fine del mondo avverrà nell'anno 2001 (esattamente 7000 anni dopo il diluvio), nel mese di maggio ed il giorno 21. Questa informazione infatti rispecchia esattamente quanto comunicato dal Signore a Noè. Va ricordato inoltre che il 21 maggio 2001 coincide con il 17° giorno del 2° mese del calendario ebraico, data nella quale ebbe inizio il diluvio ed il Signore chiuse Noè e la sua famiglia sull'arca. Inoltre dobbiamo ricordarci che Gesù cita il diluvio come esempio della Sua venuta:
Matteo 24:38-39 Infatti, come ne’ giorni innanzi al diluvio si mangiava e si beveva, si prendea moglie e s’andava a marito, sino al giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figliuol dell’uomo.
Alla venuta di Cristo avverrà quanto accadde al tempo di Noè. Ora, la domanda che deve porsi chiunque sia seriamente alla ricerca della verità è: qualcuno sapeva del diluvio in arrivo prima che accadesse? Oppure nessuno conosceva il giorno o la data del diluvio? La risposta della Bibbia è: sì, il popolo di Dio sapeva. Noè sapeva. La moglie di Noè sapeva. I tre figli di Noè con le rispettive mogli sapevano. Anche il mondo intorno a loro sapeva, poiché Noè era un predicatore. Tuttavia, presero Noè per pazzo, senza alcun dubbio, e per questo motivo perirono tutti nel diluvio. La Bibbia afferma che tutti possono udire l'avvertimento inviato da Dio, ma soltanto il Suo popolo eletto risponde e passa all'azione. Pertanto, considerando l'orribile tributo di morte del diluvio universale, è importante prendere in considerazione questo versetto:
2 Pietro 2:5 E se non risparmiò il mondo antico ma salvò Noè predicator di giustizia, con sette altri, quando fece venir il diluvio sul mondo degli empi;
Il Signore afferma che il diluvio universale distrusse tutte le persone che erano "empie".
Si tratta di un fatto estremamente importante. Tutte le persone di Dio (salvate da Dio) furono informate del diluvio e liberate dalla morte. Tutti i giusti, sapendo del diluvio in arrivo, salirono sull'arca insieme a Noè. Possiamo essere sicuri che Dio avvertì anche tutte le altre persone che vivevano al tempo di Noè, ma essi non vi credettero. In altre parole incontriamo qui il principio Biblico affermato in Amos 3:7. Il Signore avvisò il Suo popolo e con esso tutti gli altri uomini, i quali tuttavia ignorarono gli avvertimenti di Dio. Pertanto, presi alla sprovvista, perirono. Per questo motivo la Bibbia afferma che Cristo verrà come "un ladro nella notte". Il fatto stesso che Dio abbia avvisato Noè e la sua famiglia, dovrebbe portarci a riflettere e a comprendere che il Signore allo stesso modo rivelerà, antecedentemente al Giorno del Giudizio, quando avverrà la fine del mondo. Vi sono ancora molti altri eventi storici da considerare all'interno della Bibbia. Prendiamo in esame la distruzione di Sodoma e Gomorra. Prima di distruggere le città di Sodoma e Gomorra, il Signore fece visita ad Abramo, rivelandogli il Suo intento di sottoporre al Suo giudizio tali città. Significativamente, si legge:
Genesi 18:16-17 …quegli uomini…volsero gli sguardi verso Sodoma… E l’Eterno disse: "Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare?"
Dio non ha nascosto ad Abramo il suo piano di distruzione di Sodoma. Il Signore ha ritenuto opportuno condividere quest'informazione con il Suo servo. Non appena informato, Abramo ha cominciato ad intercedere (pregare) per i giusti della città. Il Nipote di Abramo, Lot, viveva a Sodoma. La Bibbia afferma che Lot era un uomo giusto (ovvero, Dio lo aveva salvato e reso giusto tramite Cristo – vedasi see 2 Pietro 2:7-8).
Dio non poteva distruggere i giusti ed i cattivi insieme. Pertanto il Signore doveva agire. Dio avvisò Lot del giudizio che da lì a poco si sarebbe abbattuto sulla città:
Genesi 19:12-13 E quegli uomini dissero a Lot: "Chi hai tu ancora qui? fa’ uscire da questo luogo generi, figliuoli, poiché noi distruggeremo questo luogo…l’Eterno ci ha mandati a distruggerlo".
Lot, insieme ad alcuni membri della Sua famiglia, sfuggirono alla distruzione di Sodoma e Gomorra, soltanto perché il Signore li avvertì in tempo. Lot tentò di informare anche i suoi generi, ma inutilmente, in quanto non venne preso sul serio (Genesi 19:14). Dobbiamo inoltre ricordare che Gesù afferma che la Sua venuta avverrà allo stesso modo in cui capitò al tempo di Lot:
Luca 17:28-30 Nello stesso modo che avvenne anche ai giorni di Lot; si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si edificava; ma nel giorno che Lot uscì di Sodoma, piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire. Lo stesso avverrà nel giorno che il Figliuol dell’uomo sarà manifestato.
In verità, al tempo di Lot, Dio avvisò in anticipo il Suo popolo dell'orribile giudizio che si sarebbe abbattuto su Sodoma. Inoltre, nonostante gli avvertimenti, altre persone non reagirono sulla base delle informazioni ricevute. L'episodio storico nel quale Dio avvertì Abramo e Lot ancora una volta dimostra che il Signore allo stesso modo rivelerà, antecedentemente al Giorno del Giudizio, la data della fine del mondo – e a questo proposito le Scritture ci offrono ancora altri episodi da prendere in considerazione.

UN LADRO NELLA NOTTE

Molti cristiani professanti erroneamente credono che Gesù verrà "come un ladro" a benedirli e a ricompensarli con la vita eterna. Ma come è venuto loro in mente che un ladro possa venire allo scopo di portare una benedizione? La Bibbia ci informa con esattezza in merito a ciò che un ladro viene a fare:
Giovanni 10:10 Il ladro non viene se non per rubare e ammazzare e distruggere…
Gesù non arriva inaspettatamente come un ladro dal Suo popolo eletto (tipizzato da Noè, Abramo, Lot, ecc.) ma arriva come un ladro per tutte le persone del mondo che non sono state salvate:
1 Tessalonicesi 5:2-3 Perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: Pace e sicurezza, allora di subito una improvvisa ruina verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno affatto.
Visto che il Signore descrive qui una "improvvisa ruina" che verrà loro addosso, affermando che "non scamperanno affatto", appare evidente come vengano qui presi in considerazione gli "empi". È per essi che Cristo arriva "come un ladro" a distruggere ed uccidere. Prendiamo ora in considerazione il versetto successivo:
1 Tessalonicesi 5:4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, sì che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro.
Appare evidente che il popolo di Dio non verrà colto di sorpresa. Come si potrebbe essere sorpresi, dal momento che il Signore non fa nulla, senza prima avvisare il Suo popolo? Dio ha avvisato Noè. Dio ha avvisato Abramo. Dio ha avvisato Lot. Come si può pensare che Dio abbia avvisato il Suo popolo in merito al Giorno del Giudizio, per poi cambiare la propria condotta e non avvisare il mondo, costituito oggigiorno da 7 miliardi di anime, dell'attuale Giorno del Giudizio? Inoltre troviamo che Gesù ha ordinato a tutti di "vegliare", non sapendo quando Egli sarebbe potuto venire. Cristo arriva come un ladro solo da coloro che non sono vigili:
Apocalisse 3:3 …Che se tu non vegli, io verrò come un ladro, e tu non saprai a quale ora verrò su di te.
Ovvero, Cristo ha ordinato ai veri credenti di continuare a osservare (vegliare) la Bibbia. Il Suo popolo deve continuare a studiare la Parola di Dio. Questo perché al momento giusto, i nostri occhi verranno aperti per permetterci di comprendere le parole che erano sigillate. Chiunque abbia sempre vegliato comprenderebbe e pertanto Cristo non arriverebbe "come un ladro nella notte". Gesù giunge "come un ladro" solo da coloro che insistono sul fatto che non possiamo conoscere il momento in cui Cristo arriverà. Insistendo sul fatto che non sia possibile sapere in quale data avverrà la fine, le chiese dimostrano di essere sprofondate nelle tenebre e di non avere alcuna intenzione di aprire i propri occhi. È estremamente grave per chiunque affermare insistentemente e cocciutamente che non si possa sapere il giorno della fine. Questo è dovuto al fatto che Gesù verrà loro addosso come "un ladro"; essi verranno improvvisamente distrutti e non potranno sfuggire all'orribile giudizio di Dio. Per quanto triste sia ciò, il Signore incoraggia fortemente ognuno di noi con l'esempio Biblico dei Niniviti. Anche il popolo dei Niniviti aveva udito l'avvertimento lanciato da Dio in merito al giudizio che stava per abbattersi su di loro.

IL CASO DEI NINIVITI

Dio inviò il profeta Giona al popolo dei Niniviti per consegnar loro un incredibile messaggio, contenente un'unica frase:
Giona 3:4 Giona…predicava e diceva: "Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta!"
Si trattava soltanto di poche parole! Questo era tutto il messaggio che Giona consegnò agli abitanti di Ninive per ordine di Dio. Un messaggio che fondamentalmente conteneva due elementi: il tempo (40 giorni) e il giudizio (distruzione). Certamente, questo episodio storico realmente accaduto nel quale il Signore invia Giona ad avvertire i Niniviti sottolinea, nuovamente, la linea di condotta utilizzata da Dio nella Bibbia: avvertire la gente prima di scatenare su di essa la Sua ira. È assolutamente sorprendente ciò che troviamo nel versetto seguente:
Giona 3:5 E i Niniviti credettero a Dio…
Guardiamo questa vicenda dalla prospettiva dell'uomo. I Niniviti erano assiri. Giona non era un assiro. La loro lingua non era la sua lingua madre. Non era soltanto uno straniero, ma di un paese nemico. Improvvisamente compare questo strano uomo proclamando: "Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta! "
È facile immaginare in quali altri modi i Niniviti avrebbero potuto reagire, ad esempio schernendolo, deridendolo o non credendogli in nessun modo. Al giorno d'oggi chiunque penserebbe: "soltanto uno stupido credulone presterebbe fede a un tale messaggio!" Sì, oggi possiamo pensare facilmente a molte ragioni per cui una persona non crederebbe a qualcosa di così ridicolo; eppure i Niniviti vi credettero. Che cosa avrà convinto i Niniviti che questa notizia orribile fosse vera e che provenisse davvero da Dio? Certamente, non la grande quantità di informazioni ricevute. Giona non si presentò con un'enciclopedia di studi sugli insegnamenti impartiti dalla Bibbia, depositandoli alle porte della città di Ninive. No! Proferì una singola frase—la più debole delle prove—eppure gli credettero:
Matteo 12:41 I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco qui vi è più che Giona!
Avete ora sentito che sabato 21 maggio 2001 sarà il Giorno del Giudizio. Vi sono state fornite molte prove provenienti dalla Bibbia; eppure ancora non credete a Dio. Vi occorrono ancora più prove? I Niniviti non disponevano di così abbondanti informazioni, lusso di cui godiamo oggi. Avevano a disposizione soltanto un singolo versetto delle Scritture. Oggi le persone possono ricevere moltissime informazioni provenienti direttamente dalla Bibbia. (Per maggiori informazioni in merito al Giorno del Giudizio che avverrà il 21 maggio 2011, EBible Fellowship, sebbene non affiliato a Family Radio raccomanda il loro libro gratuito "Ci siamo quasi!". È possibile richiederne una copia a: Family Radio, Oakland, CA 94621 USA o leggerlo online sul sito: www.familyradio.com ). È pur vero che fiumi di informazioni non convinceranno mai nessuno. Gesù ha ribadito questo concetto affermando quanto segue:
Giovanni 8:47 Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio.
Vi prego di notare in quale misura i Niniviti credessero seriamente in Dio e come passarono immediatamente all'azione:
Giona 3:6-8 Ed essendo la notizia giunta al re di Ninive, questi s’alzò dal trono, si tolse di dosso il manto, si coprì d’un sacco, e si mise a sedere sulla cenere. E per decreto del re e dei suoi grandi, fu pubblicato in Ninive un bando di questo tenore: "Uomini e bestie, armenti e greggi, non assaggino nulla; non si pascano e non bevano acqua; uomini e bestie si coprano di sacchi e gridino con forza a Dio; e ognuno si converta dalla sua via malvagia…

CONOSCERE IL TEMPO E IL GIUDIZIO

Esaminando la storia Biblica, abbiamo appreso che il Signore ha ripetutamente informato il Suo popolo in merito al momento nel quale sarebbe avvenuto il giudizio, prima del giudizio stesso. Si tratta di un fatto che ricorre costantemente in tutta la storia Biblica, tale da poter essere ritenuto senza alcun dubbio un principio Biblico, come affermato in Amos 3:7: "Il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti."
Nella Bibbia, il Signore divide il genere umano in due gruppi. Vengono definiti "saggi" color che verranno salvati, e "stupidi" coloro che non verranno salvati. O ancora vengono descritti come "giusti" o viceversa "empi". La distinzione fra i due non ha nulla a che vedere con l'intelligenza, la saggezza o qualunque altro tipo di virtù umana. Semplicemente sono saggi (e dichiarati giusti) coloro che Dio ha salvato donando loro lo spirito di Cristo. Coloro che non sono stati salvati sono come stupidi o empi, in quanto non posseggono lo Spirito di Cristo (la saggezza). Se teniamo a mente la definizione della Bibbia di saggezza, ci sarà di grande aiuto per la comprensione dei seguenti versetti:
Daniele 12:9-10 …Va’, Daniele; poiché queste parole son nascoste e sigillate sino al tempo della fine. Molti saranno purificati, imbiancati, affinati; ma gli empi agiranno empiamente, e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i savi.
Senza alcun dubbio, il Signore ha voluto sigillare la Sua Parola (la Bibbia) sino al tempo della fine. È da notare però che Dio ribadisce che "nessuno degli empi" sarà in grado di capire. Capire che cosa? Ovviamente, viene fatto qui riferimento alla Parola di Dio a cui verranno tolti i sigilli al tempo della fine. Nessuna delle persone a cui non è stata concessa la salvezza sarà in grado di comprendere, proprio come le persone al tempo di Noè non presero in considerazione l'allarme relativo al diluvio, e proprio come i generi di Lot ignorarono l'avvertimento di fuggire dalla città. Allo stesso modo oggi, nessuno di coloro a cui non è stata concessa la salvezza è in grado di comprendere; capiranno "i saggi" tuttavia. I "saggi" sono in grado di comprendere soltanto grazie all'infinita misericordia di Dio. Il Signore dà nuovamente voce a questa verità in questi meravigliosi versetti:
Ecclesiaste 8:5 …e il cuore dell’uomo savio sa che v’è un tempo e un giudizio.
Proverbi 28:5 Gli uomini dati al male non comprendono ciò ch’è giusto, ma quelli che cercano l’Eterno comprendono ogni cosa.
In fin dei conti, il fatto che noi comprendiamo o meno che il 21 maggio 2011 sarà il Giorno del Giudizio, dipende dal fatto che Dio abbia aperto o meno i nostri occhi alla comprensione. Se lo ha fatto, sapremo che il 21 maggio 2011 sarà il Giorno dell'Ira del Signore. Se non lo ha fatto, non lo sapremo. La Bibbia afferma che la maggior parte delle persone del mondo non sono state scelte per la salvezza. È questo il motivo per cui Cristo arriva inaspettatamente per miliardi di persone. Non sono in grado di comprendere la spiritualità. Non possedendo lo Spirito di Dio, non ascolteranno gli avvertimenti né comprenderanno. Tristemente, periranno senza alcun dubbio:
Ezechiele 33:4-5 TSe qualcuno, pur udendo il suono del corno, non se ne cura, e la spada viene e lo porta via, il sangue di quel tale sarà sopra il suo capo…se se ne fosse curato, avrebbe scampato la sua vita.
Il popolo di Dio sa (come i Niniviti) che queste date sono vere e affidabili soltanto perché queste informazioni provengono direttamente dalla Bibbia. Molte persone si fideranno delle loro chiese o dei loro sacerdoti che li rassicureranno dicendo loro che non hanno certo da preoccuparsi per una data. Tuttavia nessuna di queste affermazioni è corretta. La verità è che l'unica cosa nella quale è possibile credere in questo mondo è la Bibbia. Per questo motivo, mentre ci avviciniamo sempre più alla data del 21 maggio 2011, la domanda importante che ciascuna persona si deve porre è: "Credi nella Bibbia o credi in qualcos'altro?"
Proverbi 3:5 Confidati nell’Eterno con tutto il cuore, e non t’appoggiare sul tuo discernimento.
Salmo 119:42 …perché confido nella tua parola.


martedì 19 ottobre 2010

L'eroe mitologico Achille era un Nefilim?

Nefilim, Annunaki, Vigilanti, Jedi; quattro diversi nomi, per indicare la medesima razza a cui è attribuita l'origine della nostra e di cui perfino la bibbia parla. Il figlio di un Dio e di un uomo è generalmente un essere straordinario dotato di una forza sovraumana (Eracle) o immortale (Achille).


Nefilim, Annunaki, Vigilanti, Jedi; quattro diversi nomi, per indicare la medesima razza a cui è attribuita l'origine della nostra e di cui perfino la bibbia parla.
Nella bibbia il loro nome è figli di Dio, e dai rapporti con donne umane si sarebbe generata una nuova razza, quella dei giganti. Ma andando con ordine cerchiamo di capire un po' di più chi erano in realtà questi Nefilim, come i testi antichi ci hanno tramandato la loro civiltà e quale ruolo hanno avuto nello sviluppo della nostra.
Il figlio di un Dio e di un uomo è generalmente un essere straordinario dotato di una forza sovraumana (Eracle) o immortali (Achille) o con conoscenze superiori all'uomo (Prometeo era un titano); erano insomma dei giganti, ossia più grandi degli uomini, dove quindi il termine gigante non sta per uomini dalle dimensioni spropositate, ma per uomini con qualità superiori a quelle degli uomini.


Molto probabilmente, i famosi eroi mitologici erano per metà alieni o alieni loro stessi se ci si riferisce alle divinità. Uno in particolare desta maggiore attenzione: Achille. Il maggiore Robert Dean dal curriculum impressionante tanto da aver avuto accesso alle informazioni più riservate, sostiene esplicitamente in una intervista che gli alieni hanno sempre interferito nella storia e nelle guerre, una fra queste la guerra di Troia. Infatti, Achille, era immortale tranne che nel suo punto debole, ovvero il tallone. Come si può vedere dalla seguente descrizione dell'Iliade, i combattimenti si svolgevano sia in terra che IN CIELO TRA GLI DEI. Lo stesso sostiene Zecharia Sitchin. CHI COMBATTEVA IN CIELO A QUEI TEMPI ? ACHILLE ERA IMMORTALE PERCHE'  PER META' ALIENO ?


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Duelli in terra e in cielo 

Il duello sulla terra rispecchia il conflitto stesso fra gli Dei che partecipano alla contesa. In cielo e in terra si combatte il duello.
Nell'Iliade il primo duello importante è quello tra Alessandro (Paride) e Menelao (libro III). Nel libro V ci sono una serie di duelli minori: Pàndaro contro Diomede; Enea e Pandaro contro Diomede; Diomede con Atena contro il dio Ares.
Vi è poi il primo grande duello: Ettore contro Aiace. Nel libro XI ci sono i duelli di Agamennone. Nel XII libro i duelli sotto le mura di Troia. Nel XIII libro i duelli presso le navi. Nel XVI altri duelli presso le navi. Nel XVI libro i duelli di Enea e la morte di Patroclo. Nel XVII i duelli intorno al corpo di Patroclo.
Nel XXI Achille massacra i Troiani in una serie di scontri individuali.
Nel XXII il duello conclusivo di Achille e Ettore.


GUERRE ATOMICHE AL TEMPO DEGLI DEI  ( di Zecharia Sitchin)

Secondo l'autore migliaia di anni fa la Terra era un immenso campo di battaglia e i terribili episodi che narra anche la Genesi non sono che la memoria residua di feroci guerre fra le diverse fazioni degli "Anunnaki", esseri giunti da un pianeta lontano. Furono guerre combattute dai loro "schiavi" umani, sino al crollo dello spazioporto del Sinai, distrutto da armi nucleari tattiche utilizzate nel campo di guerra. Oggi le foto dai satelliti mostrano chiaramente le tracce di quelle esplosioni e la zona è coperta di nerissime ceneri laviche. Ma nel Sinai non ci sono mai stati vulcani.



Achille contro Ettore (dal film Troy) :

venerdì 8 ottobre 2010

Room 5600, uno dei quartieri generali degli Illuminati Rockefeller


Rockefeller Center, New York. Il "quartier generale" dei Rockefeller, famiglia dell'Illuminati il cui scopo è fondare il Nuovo ordine mondiale.

L' IMPERO IN BILICO DEI GRANDI ROCKEFELLER


New York IN CIMA a un grappolo di grattacieli, esattamente nel cuore geografico di Manhattan, esiste un ufficio dal nome così anonimo, così banale, da sembrare misterioso: "Room 5600", Camera 5600. Ma è ben più che una stanza: una volta entrato, il visitatore scopre tre interi piani, 20 mila metri quadrati di scrivanie, archivi, computer, videoterminali, telefoni, poltrone, divani, tavoli da conferenza, librerie. 

La veduta è splendida, New York si allarga tutt' intorno con strade diritte come canyon, con le sue torri di cristallo, i suoi ponti sospesi, le sue mille luci. E la "Room 5600" è davvero una camera con vista sensazionale: solo che il panorama più interessante è all' interno, non all' esterno. Il turista coscienzioso non verrà fin quassù per guardare fuori dalla finestra, ma cercherà invece di fotografare quel che si vede dentro: l' impero economico dei Rockefeller, il tesoro di quella che è considerata la più aristocratica dinastia del Big Business Usa. In queste stanze sospese sulla città, 175 persone lavorano per conto degli 83 membri della famiglia Rockefeller: amministrano i loro soldi, pagano i loro conti, preparano per loro la dichiarazione dei redditi, organizzano la loro attività filantropica, si prendono cura di ogni loro problema legale, scrivono i discorsi che debbono tenere in pubblico, catalogano la loro preziosa collezione di opere d' arte, archiviano coscienziosamente tutto quello che riguarda i loro molteplici interessi. 

 Rockefeller Center (Radio City), New York City

I 175 funzionari dello staff chiamano gli 83 Rockefeller "i nostri clienti", e vengono profumatamente pagati per il lavoro che svolgono: il budget annuale della Camera 5600 è di oltre 15 milioni di dollari l' anno (circa 17 miliardi di lire). Gli 83 Rockefeller sborsano volentieri per il servizio che ricevono: qualcuno di essi non esita a dire che lo staff di "Room 5600" li cura come "una squadra di servizievoli, precisissime, infermiere tedesche". Ma da qualche tempo, oltre alle infermiere, ci sarebbe bisogno di un dottore, nella Camera 5600, perchè il cliente, la Rockefeller Dinasty, sembra essersi ammalato. Il morbo che l' ha colpito è una combinazione di eccessiva fertilità e prolungata ricchezza: la famiglia si è troppo estesa, e per troppo tempo le generazioni più giovani si sono abituate a maneggiare una fortuna senza dover lavorare. Il peggio è che una fortuna ancora più grossa, sotto forma di beni intoccabili ancora in mano ai vecchi Rockefeller, è passata e ripassata sotto il naso dei futuri eredi, che non hanno nè il gusto dell' avventura capitalistica che diede il successo ai loro nonni, nè la pazienza di aspettare a loro volta di diventare vecchi, per poter mettere le mani sul malloppo. 
Per molti di loro la parola d' ordine è vendere, realizzare, trasformare case, azioni, titoli, società, in contante, e poi spartirselo. Se ci riusciranno, potrebbe essere la fine della dinastia. Se ne intravvedono già i primi segni, come la lotta intestina intorno all' eredità di Margareth Strong de la Rain Rockfeller, nipotina prediletta del fondatore della dinastia, sposata e divorziata tre volte, morta nel 1985, a ottanta anni, lasciando tutti i suoi averi ad un vedovo quarantaduenne, un diplomatico cileno che aveva sposato due anni prima. 


Atlas Statue, Rockefeller Center, New York City, United States.

I figli dei precedenti matrimoni hanno fatto causa, sostenendo che il testamento era stato estorto con l' inganno, e il processo ha portato alla luce tutti i panni sporchi della vicenda, culminando nella scoperta che il giovane e aitante cileno era un omosessuale che teneva festini per travestiti nella villa dove stava morendo sua moglie. Il giudice ha salomonicamente diviso tutto a metà, fino alle ceneri della defunta, assegnate al vedovo allegro sino al giorno della morte di lui, e quindi destinate ai figli di lei. Il nome dei Rockfeller non era mai caduto così in basso. La saga di questa formidabile razza padrona si svolge, come in un romanzone dell' Ottocento, nel corso di sei generazioni. 
C' è un fondatore, John Davidson Rockefeller, "barone" del petrolio; il suo primogenito, John Davidson junior; i cinque figli di lui, che si fanno chiamare "i Fratelli"; poi 23 nipoti che si fanno chiamare "i Cugini"; quindi i 52 figli di questi ultimi; e infine sette bimbetti, la "sesta generazione". John Davidson I nacque nel 1839; Alexandra O' Neill Rockefeller è nata nel 1986. Tra loro due, c' è una storia lunga quasi un secolo e mezzo. A guidare la grande espansione dell' impero sono stati i cinque fratelli. E' sotto di loro che la compagnia della famiglia, il Rockefeller Group Inc., ha raggiunto un patrimonio globale di 3 miliardi e mezzo di dollari (circa 4 mila miliardi di lire), diversificato in vari beni e "trust", e negli investimenti individuali amministrati dalla Camera 5600. 

La Rockefeller Group Inc. possiede azioni, fondi, titoli, società nel settore dello show business e delle telecomunicazioni, banche, giornali, e immobili, a cominciare dai grattacieli del Rockefeller Center, il cuore di Manhattan, un complesso che si estende sopra e sotto il livello del suolo, con collegamenti sotterranei, shopping center, ristoranti, uffici, la sede della Nbc, uno dei tre network nazionali, tutto attorno alla piazzetta con la statua d' oro di Prometeo, che d' estate ospita un caffè all' aperto, e d' inverno una pista di pattinaggio. Una pista di pattinaggio

E' qui che ogni dicembre i newyorchesi vengono ad ammirare il più alto albero di Natale della metropoli, illuminato tra due schiere di angeli bianchi di cartapesta. La terra su cui sorge il Rockefeller Center apparteneva fino a due anni or sono alla Columbia University: finchè, dopo una lunga caccia, i "Fratelli" l' hanno finalmente acquistata per 400 milioni di dollari. I cinque fratelli, e la sorella Ebbye, terza generazione dei Rockefeller, sono stati a lungo i guardiani del tempio: ognuno di loro ha contribuito in modo differente al successo della dinastia, ma tutti si sono battuti per ampliare il potere della famiglia. Poi quattro di loro sono morti, Wintrhop nel 1973, Ebbye nel 1976, John Davidson III nel 1978, e Nelson (che fu vicepresidente degli Stati Uniti quando alla Casa Bianca c' era Gerald Ford) nel 1979. A tenere accesa la fiamma della dinastia è rimasto solo David Rockefeller.

Un altro fratello, Lawrence, un tempo considerato il vero genio degli affari, ha venduto gran parte delle sue proprietà ed è diventato un mistico zen, sparendo nel nulla. Ma anche il settantaduenne David, che è stato a lungo presidente della Chase Manhattan Bank, è ora pronto a farsi da parte. Apriamo allora un' altra porta, nel labirinto genealogico della Room 5600, ed entriamo nelle stanze dei figli dei "Fratelli", ovvero i 22 "Cugini", la quarta generazione. Essi variano in età dai 21 a 59 anni, e sono un gruppo quanto mai eterogeneo: tra loro ci sono uno psichiatra, un medico di campagna, un architetto, un preside d' università, un piccolo fabbricante di tazze da gabinetto ecologicamente avanzate, un qualcuno che ha legalmente rinunciato al cognome Rockefeller, considerandolo un onere troppo pesante da portare, uno che vive in una isolata fattoria dell' Arkansas, uno che insegna teologia, uno che fa il crociato difensore dell' ambiente, uno che promuove la ricerca dei poteri paranormali, uno che alleva cavalli Lippizaner, una che fa la poetessa, uno che non esce mai di casa (la cinquantenne Sandra, chiusa nella sua villetta di Cambridge, nel Massachussetts), ed uno che fa il senatore a Wahsington, John D. "Jay" Rockefeller, il più noto dei ventidue, che quasi certamente, prima o poi, si candiderà alla Casa Bianca. "Jay" Rockefeller milita nel Partito Democratico: ecco una delle novità per i "Cugini", abbastanza comune alla maggioranza di loro. I "Fratelli" erano dei moderati di centro, vicini all' ala più pragmatica del Partito Repubblicano. Tra i "Cugini", invece, ci sono molti "liberal", molti dei quali profondamente influenzati dalla tragica avventura americana in Vietnam. 

Ma c' è una seconda importante caratteristica comune: i Cugini sono dei frenetici consumatori di denaro, diversamente dai loro padri che il denaro preferivano generarlo. Certo, alcuni di loro lavorano, ma altri non lo hanno mai fatto, e probabilmente non lo faranno mai. Spendono voracemente, a cominciare dal senatore "Jay", che ha investito la incredibile somma di 24 milioni di dollari per le sue campagne elettorali, e ne ha spesi altri sette (otto miliardi e mezzo di lire) per comprare una favolosa magione a Washington. "Questa è gente che non sa vivere con un milione di dollari l' anno" dice con evidente disprezzo una segretaria della Camera 5600. 

Rockefeller Center, New York City

Forse si potrebbe dire, parafrasando Tolstoj, che tutte le famiglie con ottime ragioni per essere felici sono infelici alla stessa maniera. Il mondo infatti è pieno di ricche dinastie che non trovano eredi all' altezza dei padri, o dei nonni. In America, le immancabili statistiche dimostrano che nel 70 per cento dei casi il passaggio delle industrie di famiglia dal padre al figlio si risolve in un fallimento. Ma tra i ventidue Cugini, l' erede designato poco alla volta è venuto fuori: è il figlio del settantaduenne David Rockefeller, David Junior, 47 anni, che dopo aver studiato di tutto e coltivato a lungo se stesso, si è scoperto la vocazione del leader. La fondazione Rockefeller, cioè il ramo filantropico della famiglia, è già nelle sue mani, il resto, la guida formale dell' impero, lo sta diventando. 

E' lui che li convoca nei fine settimana alla residenza di famiglia a Pocantico nella campagna vicino a New York: un parco grande come Central Park con decine di villette e piscine immerse nel verde, un grande edificio centrale in comune e un campo da golf, fatto costruire da John D. Senior. Un' autentica reggia, dove i Cugini si riuniscono per giocare, discutere e sognare il loro domani collettivo. David Junior vuole mantenere unito e forte il suo regno, ma a quasi 50 anni, con la sua barbetta da intellettuale, sembra un po' stagionato per fare il principe della corona. Avrà abbastanza grinta e sagacia per convincere gli altri Cugini a non smembrare la Dinastia, e per dare l' esempio ai 52 membri della quinta generazione, giovani rampolli come Steven Rockefeller e la sua mogliettina Kimbery, per adesso impegnati soprattutto a farsi fotografare ai parti del jet-set? Molti ne dubitano, a Wall Street, e anche dietro le scrivanie dei saggi amministratori della Camera 5600. Forse, azzarda qualcuno, si è estinta una razza, è finito per sempre un certo genere di capitalista: Ford è morto, Getty fa il direttore d' orchestra per hobby, pochi mesi fa la Borsa è crollata, i personaggi vincenti sono speculatori spregiudicati, volgari e un po' da operetta, come il padrone della Twa, Carl Ichan, o il costruttore di grattacieli e casinò, Donald Trump. Forse l' America deve accontentarsi degli istrionismi un po' ipocriti di un Lee Iacocca, o del coraggio da cow-boy di un Ross Perot. O dei sogni utopici, egocentrici, tecnologici, dello Steven Jobs che inventò il Personal computer. 

Ma per questa nazione priva di un autentico passato, sarebbe importante che i Rockefeller continuassero ad esistere, a rappresentare qualcosa, naturalmente rifondati e modernizzati, toccati dal liberalismo, dalla nuova morale, dai diritti civili dell' ultimo ventennio (sisi, come no aggiungo io - NB)

Perckè "Rocky" e i suoi fratelli simboleggiano per il business ciò che i Kennedy sono per la politica: una Dinastia, più che una famiglia. Nella "Camera 5600" siamo dunque giunti davanti ad una porta che non si può ancora aprire, quella del futuro. Solo adesso si può guardare fuori, trenta piani più giù, verso la Quinta strada, dove continua come sempre la vita di piccoli uomini e piccole donne, che arriva quassù sottoforma di un rombo attutito, come un fiume in piena che scorre lontano. - di ENRICO FRANCESCHINI

Come appare chiaramente dal seguente video Jay Rockefeller è completamente estreneo al Gruppo Bilderberg tanto da darne una esauriente ed esaustiva prova inconfutabile della propria innocenza.



...e intanto Rockefeller & Company si fanno l’Arca di Noè (vedi link).

domenica 3 ottobre 2010

Gli schifosissimi Illuminati in musica

Una interessantissima carrellata fotografica sugli schifosissimi Illuminati. Dal controllo mentale alla manipolazione dei media, all'alterazione del cibo OGM, al fluoro presente al 99% nei dentifrici e nocivo alla salute (leggere link in merito) ecc. Aggiungo solo un tag su di "loro" in fondo al post almeno chi vorrà saperne di più potrà cliccarci sopra e scoprirne delle belle. Complimenti a chi ha montato il video.

Film e mistero : SCONTRO TRA TITANI




  Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della terra e nacquero loro delle figliole, avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano piacevoli e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero. Allora il Signore disse: "il mio spirito non durerà per sempre nell'uomo, perché egli non è che carne, e i suoi giorni saranno di centovent'anni". C'erano i giganti sulla terra a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio s'accostarono alle figliole dell'uomo e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità.(Gn 6,1-4)

Perseo, figlio dello stesso Zeus e di Danae era per metà umano e per metà divino. Lo stesso che successe nella notte dei tempi ai Nefilim.  I Figli di Dio, o Nefilim, sono secondo la tradizione biblica degli angeli caduti sulla terra e non più puri. Giunti sulla terra si sarebbero uniti agli uomini e avrebbero così dato origine ad una nuova razza: la razza dei serpenti. Gli eroi della Mitologia sono davvero i Nefilim?

"Tu vuoi combattere da uomo ma non lo sei. Accetta le armi che ti vengono mandate da tuo padre Zeus dall'Olimpo. Solo tu le puoi usare"

 dal film Scontro tra Titani



La civiltà dei Nefilim

di Alessandro Greco


Nefilim, Annunaki, Vigilanti, Jedi; quattro diversi nomi, per indicare la medesima razza a cui è attribuita l'origine della nostra e di cui perfino la bibbia parla. Nella bibbia il loro nome è figli di Dio, e dai rapporti con donne umane si sarebbe generata una nuova razza, quella dei giganti. Ma andando con ordine cerchiamo di capire un po' di più chi erano in realtà questi Nefilim, come i testi antichi ci hanno tramandato la loro civiltà e quale ruolo hanno avuto nello sviluppo della nostra.
Nella Bibbia (Gn 6,1-4) così si legge:

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della terra e nacquero loro delle figliole, avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano piacevoli e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero. Allora il Signore disse: "il mio spirito non durerà per sempre nell'uomo, perché egli non è che carne, e i suoi giorni saranno di centovent'anni". C'erano i giganti sulla terra a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio s'accostarono alle figliole dell'uomo e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità.

Non nascondo che la prima volta che lessi questo passo non poche domande mi balenarono nella mente: chi erano i figli di Dio? Chi ha creato i giganti? Chi erano i famosi eroi dell'antichità? Che vuole dire che i giorni degli uomini saranno di 120 anni?
Partiamo rispondendo all'ultima domanda; è lecito sapere che prima di quella "sentenza divina", gli uomini erano molto longevi, infatti in Gn 5,5 si può leggere che Adamo prima di morire visse ben 930 anni! Dio quindi, per punire gli uomini decide di abbassare il tetto dell'età degli uomini. Tutti sanno che è davvero improbabile che un uomo sia vissuto tanto e forse, l'abbassamento dell'età imposta da Dio potrebbe trattarsi di una correzione da parte degli "scrittori" della bibbia, che avrebbero così sanato l'incompatibilità vita reale. Per ora teniamo buona questa ipotesi.
I Figli di Dio, o Nefilim, sono secondo la tradizione biblica degli angeli caduti sulla terra e non più puri. Giunti sulla terra si sarebbero uniti agli uomini e avrebbero così dato origine ad una nuova razza: la razza dei serpenti. 
I giganti e gli eroi erano i figli degli angeli caduti? 
Sì, basti pensare alla mitologia classica: il figlio di un dio e di un uomo è generalmente un essere straordinario dotato di una forza sovraumana (Eracle) o immortali (Achille) o con conoscenze superiori all'uomo (Prometeo era un titano); erano insomma dei giganti, ossia più grandi degli uomini, dove quindi il termine gigante non sta per uomini dalle dimensioni spropositate, ma per uomini con qualità superiori a quelle degli uomini. Come tutti sanno Achille, Eracle e Prometeo, oltre ad avere doti straordinarie che li rendevano giganti tra gli uomini, vennero poi ritenuti dei veri e propri eroi, dopo tutto che titolo attribuire ad  uno che contro il volere degli dèi insegna all'uomo il potere del fuoco, se non quello di eroe? 
Ecco quindi chi erano i giganti e gli eroi di cui si parla in quel passo della genesi: "ibridi" nati dall'unione di uomini e Nefilim, la razza dei serpenti. 
Mi si potrebbe obbiettare: "ma dal passo si intuisce che i giganti vivevano sulla terra già prima della venuta dei figli di Dio". 
Ad una tale obbiezione non potrei che rispondere che è vero, i giganti vivevano sulla terra prima della venuta dei figli di Dio. Il fatto è che quella non fu l'unica volta in cui i figli di Dio si unirono con le "figliole degli uomini".  Fin dalla sua creazione, l'uomo ha avuto a che fare con i Nefilim. Questa razza non è comparsa a sorpresa nella vita della nostra civiltà, ma da sempre sembra accompagnarci. Ma prima di addentrarci in questa, proviamo a dare una ipotetica descrizione di questi Nefilm.
L'antica letteratura giudaica attribuisce ai Vigilanti (Nefilim, Jedi, Annunaki, tutti sinonimi di una stessa civiltà) specifici tratti somatici: vengono descritti come esseri molto alti, di pelle bianca, con capelli bianchi lanosi, carnagione arrossata, occhi penetranti e volti di serpente; anche i testi mesopotamici ed altri racconti mediorientali sembrano confermare questa descrizione, arricchendola con altri particolari come "razze di giganti" e confermando che le divinità, antenate della civiltà, erano anch'essi di statura "gigante". 
Dalla descrizione che i popoli antichi ci danno di questi strani uomini, possiamo azzardare l'ipotesi che non si tratti di esseri disumani. 
La descrizione sembra combaciare con quella di un occidentale, che mediamente è più alto rispetto ad uno asiatico o ad un mediorientale (pensando al XI millennio a.C.). 
Si tratta quindi, di una civiltà differente da quelle che abitavano la mezzaluna fertile, una civiltà di cui non ci è rimasta traccia se non nei racconti di questi popoli, se non nei miti e nelle leggende che narrano di questi Nefilim
Le caratteristiche fisiche venivano poi accentuate per mettere in evidenza l'importanza che rivestivano questi uomini. Infatti nelle culture primitive, i re e gli uomini che ricoprivano incarichi di alto rango (aristocratici etc.), venivano raffigurati con dimensioni sproporzionate, rispetto agli altri uomini (comuni) quasi ad evidenziarne una sorta di divinazione. Tanto è vero che, ad esempio, l'unico documento per ora in nostro possesso sul mitico Re Scorpione, è una testa di mazza in cui il sovrano (il cui nome è scritto attraverso un pittogramma rappresentante uno scorpione) è riprodotto in dimensione eroica, proprio a testimoniarne l'importanza (a lui viene attribuita l'unificazione dei due Egitti).
Il libro di Enoch racconta che gli Angeli caduti rivelarono all'uomo i segreti proibiti del cielo. Azazel "insegnò agli uomini a fare spade, coltelli, scudi e corazze e fece conoscere all'uomo l'arte di lavorare i metalli". Altri Vigilanti sono accusati di aver addestrato i mortali in campi scientifici, quali l'astronomia e la geografia, l'arte di abbellire il corpo, addirittura insegnarono all'uomo come "abortire". Penemu, infine, istruì l'uomo sull'uso di "inchiostro e carta". Dunque, più che una razza proveniente dal cielo, gli Annunaki (così erano conosciuti tra i Sumeri) sembrano essere una civiltà evoluta (a sostegno della nostra tesi), che esporta la sua conoscenza verso popoli  meno evoluti, civilizzandoli e creando quindi un rapporto si subordinazione tra i due popoli. Prometeo è un esempio di questo rapporto, che esisteva tra le due diverse civiltà: mosso da compassione per la condizione primitiva delle popolazioni della mezzaluna, decide di rilevare ad alcuni popoli determinate conoscenze (rappresentate dal fuoco, che è stato indubbiamente una grande scoperta dell'uomo), che la sua civiltà (quella dei Nefilim) conosceva e che non voleva che le altre civiltà non conoscevano. Venne quindi punito dal suo popolo; come tutti sanno infatti la sua condanna fu quella di subire tutti i giorni l'attacco di un aquila che gli divorava il fegato per tutto il dì, fegato che durante la notte ricresceva pronto per essere divorato il dì seguente. Ma gli Jedi non punivano solo i loro simili, persino gli uomini subivano le loro punizioni. 
Alcuni studiosi, come Zecharia Sitchin, credono invece che la natura degli Annunaki non sia terrestre. Sitchin reputa infatti che gli Annunaki siano degli alieni provenienti da un decimo pianeta, che periodicamente si va a collocare tra Marte e Giove: Nibiru. Tale pianeta, secondo i testi sumeri studiati da Sitchin, ritornerebbe tra il pianeta rosso e il sole mancato ogni 3600 anni.
In ultima analisi, possiamo definire Nefilim, quella civiltà che civilizzò i popoli africani e della mezzaluna fertile (non solo questi popoli, gli Annunaki arrivarono a civilizzare le civiltà precolombiane e i popoli asiatici), insegnando loro l'arte della conoscenza. A mio parere , anche Osiride era un Nefilim, così come lo erano Iside, Thot e Set. Dunque gli Annunaki erano i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di  umanità che era agli albori della civiltà.
la caduta (nafal) degli angeli

Ecco, qui di seguito, una parte del Documento di Damasco (CD II,14-III,1) in cui viene trattato il tema della caduta degli angeli, dei loro figli (i giganti) e degli uomini:

"Ed ora, figli, ascoltatemi ed io scoprirò i vostri occhi affinché possiate vedere e comprendere le opere di Dio, scegliere quanto gli è gradito e respingere ciò che odia, camminare alla perfezione in tutte le sue vie senza sgarrare secondo i desideri dell'istinto colpevole (yeser 'ashmah) e degli occhi lussuriosi (be'ene zenut) [cfr. Ezechiele 6,9]. Poiché molti, a causa di essi si sono smarriti, e hanno vacillato, a causa di essi, valenti eroi, dai tempi antichi ad oggi; avendo camminato nell'ostinazione del loro cuore, caddero i vigilanti del cielo; furono presi, a causa di essi, perché non avevano osservato gli ordini di Dio, e (a causa di essi) caddero i loro figli la cui altezza uguagliava quella dei cedri e i cui corpi erano come le montagne; ogni carne che era sulla terra esistiti, essendosi comportati secondo la loro volontà e non avendo osservato gli ordini del loro fattore, fino a quando arse contro di essi la sua ira. A causa di essi si sono smarriti i figli di Noè e le loro famiglie, a causa di essi furono recisi. Ma a causa di essi si sono smarriti i figli di Giacobbe e furono puniti secondo il loro errore".


Per l'autore di questo testo, gli angeli caddero (nafal) e peccarono, per non avere osservato i comandamenti (gli ordini) di Dio, e per lo stesso motivo caddero (nafal) i loro figli (cioè i giganti, i nefilim di Gen. 6; pur non citandoli espressamente con questo nome ce n’offre evidentemente un'etimologia).
Il termine nefilim cui qui c'è una chiara allusione, viene invece citato esplicitamente nell'Apocrifo della Genesi II,1: 
"Ecco, pensai allora in cuor mio, che la concezione viene dai vigilanti e dal seme dei santi, e che questo bambino assomiglierà forse ai giganti (nefilim)". 
Lamec è preoccupato dal sospetto che Noè sia nato da una relazione di sua moglie Bit-Enosh con i vigilanti, angeli a cui è dedicato un libro del pentateuco "enochico". 
Dato il carattere lacunoso del testo, non è possibile decidere con sicurezza se "nefilim" vada considerato come il nome dei giganti, o semplicemente un participio passivo di nafal e quindi da tradursi «i caduti», cioè gli angeli caduti.

In alcuni testi paralleli la colpa dei vigilanti consiste nell'aver rivelato agli uomini i segreti cosmici.
Alla tematica dell'unione con le femmine ci riconducono anche il già citato Apocrifo della Genesi: L'interpretazione si riferisce ad Azazel e agli angeli che... entrarono dalle figlie degli uomini e generarono loro gli eroi (ghibborim).

Il frammento n. 2 di Qumran (n. 180) contiene un riferimento allo stesso episodio, ma il testo è ancora più lacunoso e non si possono trarre conclusioni certe. 
La linea 2 cita la generazione dei giganti. e nella linea 4 si legge coloro che amano l'ingiustizia e trasmettono in eredità la colpevolezza
Si può infine ricordare il frammento n. 4 che ricorda la punizione dei giganti nel diluvio, insieme al resto dell'umanità. - Azazel che viene qui menzionato, è l'angelo che in Enoc VIII, svela all'umanità le scienze che la corromperanno e viene punito - (sua è tutta la colpa della corruzione della terra e degli uomini). Per l'unione degli angeli con le femmine nasce la generazione dei giganti - Enoc IX,8 s. e X,11 s.
A causa sempre dello stato lacunoso del frammento non si può dire se si accentui lo svelamento delle scienze segrete, o l'unione con le femmine. Per entrambi questi aspetti, sembrano comunque valere la tesi secondo cui:
 "Il vero disordine, nasce nell'universo, quando c'è un'unione indebita tra il divino e l'umano".
Ma questo disordine altro non è che una contaminazione: gli angeli che hanno trasgredito l'ordine di Dio, hanno anche infranto l'ordine della natura, si sono contaminati e hanno contaminato tutta la natura; l'hanno sciupata; per questo o è sorto il male o almeno il male è dilagato.
Ma come si può notare nel Documento di Damasco, esiste una certa riservatezza circa una caduta dell' essere umano. La caduta degli angeli sembra che interessi relativamente e sembra stare sullo stesso piano di quella degli uomini.
Un pensiero ebraico suppone che "è solo la dottrina dei due spiriti che sembra fornire una soluzione accettabile agli uomini della comunità. Bisogna fare risalire a Dio stesso la decisione di dare a questo mondo l'aspetto di un campo di battaglia tra le forze del bene e quelle del male, da lui stesso create, da lui stesso indirizzate a questo fine". 
In questo scontro Dio stesso interviene direttamente: "Ma il Dio di Israele e l'angelo della sua verità soccorrono tutti i figli della luce", come nella battaglia escatologica, quando: "La grande mano di Dio s'alzerà contro Belial e contro tutto l'esercito della sua dominazione con una disfatta eterna (Regola della guerra XVIII,1)", ma anche per liberare ogni individuo dalla sua contaminazione radicale è necessario l'intervento purificatore di Dio e dello Spirito Santo:
"Con la sua verità, Dio allora vaglierà tutte le azioni dell'uomo e si monderà alcuni figli dell'uomo eliminando ogni spirito di ingiustizia dalle viscere della loro carne e purificandoli nello spirito santo da tutte le opere empie, aspergerà su di essi lo spirito di verità".

In vero, cosa può essere la caduta degli angeli? 
Si tratta semplicemente della fuga dei coloni di Atlantide, che si staccarono dal cuore dell'impero Atlantideo, per formare nuove civiltà, per strappare le tribù indigene (quali, ad esempio, le popolazioni mesopotamiche, quelle precolombiane, etc.) dalla loro condizione barbara e non evoluta. 
Poco sopra, ho definito gli Annunaki i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di  umanità che era agli albori della civiltà; ma questa affermazione è vera in parte. 
Mi spiego meglio: in principio il cuore dell'impero mando questi colonizzatori ai quattro angoli del nostro globo col preciso scopo di civilizzare e assoggettare le popolazioni indigene (sottolineo che secondo Sitchin i vigilanti erano e sono degli alieni che hanno creato l'uomo con l'unico scopo di assoggettarlo e sfruttarlo, questa è una chiara prova a mio avviso, che gli atlantidei non si spinsero nei territori barbari mossi solamente da uno spirito misericordioso nei confronti delle tribù indigene); ma quando queste colonie crebbero si ribellarono al controllo dell'impero, così da arrivare allo sdegno di Dio (l'impero) che non riconosce come suoi i propri figli (le colonie) e decide di distruggerli (prova di questa mia affermazione sono le 12 fatiche di Eracle, come affermato da Axel Famiglini in un suo articolo "le civiltà antidiluviane", o ancora di più il mito popolare che vuole Atene avversaria degli eserciti atlantidei che volevano conquistarla).

 

 

Trama del film

La scena iniziale del film presenta Acrisio, re di Argo, nell'atto di gettare una bara in mare dove ha rinchiuso la figlia Danae insieme al figlio neonato Perseo.
Dal Monte Olimpo, il re degli déi Zeus assiste irritato (essendo il padre di Perseo) alla scena e, tramite un sortilegio, uccide Acrisio mentre Poseidone rade al suolo Argo con il potentissimo mostro marino Kraken, dopodiché fa in modo che la bara con Danae e Perseo arrivi sana e salva all'isola di Serifo. Qui il piccolo Perseo cresce diventando forte e meraviglioso.
Sull'Olimpo, nel frattempo, Zeus è turbato per colpa di Calibos, il figlio crudele della dea Teti. Questi ha infatti fatto razzia di cavalli alati di Zeus e questo lo castiga tramutandolo in un orribile mostro simile a un Satiro. La madre Teti, per vendicarsi di Zeus, trasporta nel sonno Perseo nell'Anfiteatro della città di Giaffa, ma viene cordialmente accolto da un vecchio drammaturgo e attore: Ammon.
Il giorno dopo, Perseo riceve doni dal Monte Olimpo da parte di Zeus: una spada, uno scudo e un elmo capace di rendere invisibile. Il giovane eroe viene a sapere del problema della città di Giaffa: La principessa Andromeda, figlia della regina Cassiopea, rivolge a chi le chiede la mano dei difficili enigmi e chi non sa rispondere viene punito con la morte. Di notte, grazie all'elmo dell'invisibilità, Perseo scopre che ogni sera lo spirito di Andromeda viene portato via da un Avvoltoio gigante.
Per risolvere il mistero, Perseo riesce a domare Pegaso, uno degli ultimi cavalli alati e insegue l'avvoltoio la notte successiva. Scopre che Andromeda è portata in una lontana palude per venire messa al cospetto del mostruoso Calibos, che le assegna un nuovo enigma per notte e avrebbe smesso solo se Andromenda si fosse decisa di sposarlo. Dopo il ritorno della principessa, Perseo sfida in duello Calibos e riesce a sconfiggere il mostro mozzandogli una mano. Il mattino dopo Andromeda è libera e decide di sposare Perseo.
Durante la cerimonia però, Cassiopea si vanta della bellezza di Andromeda offendendo Teti e la rabbiosa dea, attraverso la testa di una sua statua, comanda che al termine di trenta giorni Andromenda venga data in pasto al Kraken, o la città di Giaffa ne pagherà le conseguenze. Perseo, volendo salvare l'amata, parte alla ricerca di un rimedio, ma il vendicativo Calibos aggrava la situazione catturando Pegaso.
Zeus allora ordina ad Atena di donare a Perseo la sua civetta Bubo per aiutarlo. La dea, non volendo separarsi dall'amata civetta, si fa costruire da Efesto un clone meccanico di Bubo, che invia a Perseo per indicargli la retta via. Perseo e i suoi uomini raggiungono l'antro delle Sorelle Forcidi: qui Perseo costringe le megere a rivelare l'unico modo per uccidere il Kraken, e cioè il potere della serpentiforme Medusa, che vive nell'Isola dei Morti, nel bel mezzo del fiume infernale Stige. Perseo e i suoi compagni attraversano il fiume maledetto con un passaggio di Caronte, il traghettatore di Ade.
Arrivati nei pressi della tana di Medusa, Perseo e i suoi vengono attaccati da Dioskilos, un mostruoso cane a due teste, ma l'eroe riesce a uccidere la bestia a fil di spada. La battaglia contro la gorgone sarà dura e moriranno molti uomini, ma alla fine Perseo taglia la testa della Medusa.
Di notte però, Calibos attacca Perseo e i soldati rimasti facendo sgorgare il sague di Medusa dal quale nascono degli Scorpioni giganti che nonostante vengano sconfitti provocano la morte dei compagni di Perseo. L'eroe alla fine uccide Calibos scagliandogli la spada nel petto. Bubo nel frattempo vola nella palude, libera Pegaso e dà fuoco all'antro di Calibos.
A Giaffa però, stanno legando Andromeda mentre fa la sua apparizione il gigantesco Kraken, pronto a divorarla. Perseo, al galoppo di Pegaso, arriva appena in tempo e usando lo sguardo di Medusa, pietrifica il Kraken facendolo collassare, per poi gettare la testa della gorgone in mare. Andromeda e Perseo si possono finalmente sposare mentre Ammon pensa di scrivere un poema sull'avventura dell'eroe.
Il film termina con Zeus che, per ricordare in eterno le imprese di Perseo, Andromeda, Pegaso e Cassiopea crea in loro onore delle costellazioni.


Perseo (mitologia)

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Perseo, Andromeda e Ceto, vaso corinzio, Altes Museum (Berlino)


Pèrseo (latino: Perseus) è un eroe argivo della mitologia greca, figlio di Zeus e di Danae, quest'ultima figlia del re di Argo Acrisio. Attraverso la madre discende da Linceo e Ipermestra, perciò da Danao e da Egitto.
Il bisnonno Abante, re dell'Argolide, nella sua giovinezza, era stato un guerriero così temuto che, dopo aver avuto la meglio sui tanti nemici, anche negli ultimi anni di vita riusciva a terrorizzare gli avversari solo mostrando le proprie armi custodite nel palazzo.
Abante sposò Aglaia e dalla loro unione nacquero due gemelli: Preto e Acrisio. Ma i due fratelli non si amavano ed erano sempre in lotta fra loro. Si dice anzi che l'invenzione dello scudo sia dovuta a questi due irriducibili nemici che avevano iniziato le contese fin da quando si trovavano ancora nel grembo materno. Infine, dopo una lunga lotta, Acrisio ebbe la meglio e cacciò il fratello, il quale partì per la Licia, dove sposò Antea, la figlia del re Iobate. Quest'ultimo riportò Preto in Argolide, e lo insediò a Tirinto.
Così Preto e Acrisio, eredi del regno dell'Argolide, si disputarono il diritto di regnare: Abante in un primo tempo riuscì a stabilire dei turni, ma poiché le contese per la supremazia continuavano, si addivenne alla spartizione del regno: Acrisio avrebbe avuto Argo e Preto Tirinto.
Preto, temendo un attacco del nemico, e soprattutto del fratello, fece realizzare dai Ciclopi un'opera di fortificazione immane: essi circondarono la città con un muro di pietre grandissime, che nessun mortale sarebbe mai riuscito a muovere.

Il mito di Perseo 

Nascita e infanzia 


Danae e Perseo rinchiusi nella cassa, 1862, olio su tela, di John William Waterhouse

Ad Argo, Acrisio, nonno di Perseo, temeva per le sorti del proprio regno perché, avendo avuto dalla moglie Euridice una sola figlia femmina, Danae, in assenza di eredi maschi non sapeva a chi avrebbe trasmesso il titolo di sovrano. Spinto dal desiderio di conoscere il destino della sua città, aveva chiesto all'oracolo come avrebbe potuto avere figli. Il dio gli rispose che sua figlia Danae avrebbe avuto un figlio che lo avrebbe ucciso. Preso dal più grande sconforto e anche dal terrore, rinchiuse la figlia in una torre ben fortificata, con porte di bronzo guardate da cani ferocissimi.
Egli pensò che in questo modo non avrebbe avuto più nulla da temere, ma si sbagliava; il suo destino era già stato stabilito dagli dèi. Infatti, nonostante queste precauzioni, Danae concepì un figlio. Gli uni sostengono che questo bambino era nato per opera di Preto, fratello d'Acrisio, e che qui è da ricercare l'origine della disputa sorta fra i due fratelli; ma, per lo più, si racconta che il seduttore fu lo stesso Zeus, il quale, trasformato in pioggia d'oro, penetrò attraverso una fessura del letto e ottenne l'amore della ragazza. Molto spesso, questa versione del mito era invocata per simboleggiare l'onnipotenza del danaro sui cuori, tanto che apriva le porte custodite più solidamente.
Danae era rinchiusa nella prigione con la propria nutrice, e poté avere il figlio di nascosto e allevarlo per vari mesi. Ma un giorno il bambino, giocando, emise un grido, e Acrisio lo udì. Non sapendo chi fosse il responsabile di questa nascita misteriosa, pensò che lo stesso Preto, per fargli dispetto, gli avesse sedotto la figlia. Danae insisteva nel dire che il padre del bambino non era un mortale, ma Acrisio non le credette e, terrorizzato dalla rivelazione dell'oracolo, cominciò con l'uccidere la nutrice, come complice, e fece chiudere Danae e il figlioletto in una cassa di legno che mise su una nave lasciata alla deriva.
La cassa navigò così, a caso, con la madre e il bambino e fu gettata sulla riva dell'isola di Serifo. L'imbarcazione fu fermata da un pescatore di nome Ditti, fratello del tiranno dell'isola, Polidette che, vedendo la cassa e credendo che contenesse qualcosa di prezioso, la portò a riva. Apertala, vi trovò Danae e Perseo ancora miracolosamente vivi. Il pescatore li aiutò a riprendere le forze e li condusse al cospetto del re che, preso da pietà per i due naufraghi, offrì loro ospitalità.
Passarono gli anni e Perseo, circondato dall'amore della madre, cresceva forte e valoroso divenendo ben presto un giovane bellissimo e fortissimo. Danae, che la maturità aveva reso ancora più bella, era oggetto dei desideri del re Polidette che cercava in tutti i modi di convincerla a sposarlo; ma Danae, il cui unico pensiero era il figlio Perseo, non ricambiava il suo amore.

La proposta e l'impresa di Perseo

Allora Polidette pensò di eliminare Perseo con un piano astuto: disse di aspirare alle nozze con Ippodamia per il bene del regno e, dopo aver radunato gli amici confinanti e lo stesso Perseo, annunciò i suoi propositi di nozze e chiese a tutti un regalo: da ognuno dei presenti avrebbe gradito un cavallo. Perseo, mortificato perché non possedeva nulla di simile da donargli, affermò che se il re non avesse più insidiato sua madre Danae, gli avrebbe procurato qualunque cosa avesse chiesto. Polidette fu molto lieto in cuor suo pensando che questo fosse il mezzo per liberarsi di lui. Espresse pertanto l'estroso desiderio di avere come dono di nozze la testa di Medusa, una delle tre Gorgoni.
Per poter raggiungere Medusa, Perseo doveva assolutamente procurarsi tre cose: dei sandali alati per spostarsi a gran velocità, una sacca magica per riporvi la testa recisa e l'elmo di Ade che rende invisibili. Intanto Atena gli aveva fornito uno scudo lucido come uno specchio, raccomandando all'eroe di guardare Medusa solo di riflesso. Ermes gli regalò un falcetto di diamante affilatissimo, col quale l'eroe avrebbe decapitato il mostro. Quegli oggetti erano custoditi dalle ninfe dello Stige che abitavano in un luogo noto solo alle Graie, sorelle di Medusa: nate già decrepite e grinzose, esse erano in tre, ma disponevano di un solo occhio e di un solo dente che usavano a turno, e abitavano in un palazzo custodito da Atlante.
Allorché Perseo le raggiunse, attese il momento dello scambio di questi due vitali strumenti e li rubò entrambi. Così le Graie, prive dei loro organi, si trovarono in grande difficoltà e accettarono lo scambio loro proposto da Perseo: avrebbe restituito il maltolto se esse gli avessero indicato dove risiedevano le ninfe Stigie.
Dopo essersi rifiutato di rendere l'occhio e il dente alle Graie, e quando le Ninfe consegnarono i sandali, la sacca e l'elmo, Perseo si diresse verso il paese degli Iperborei, una popolazione che abitava nelle regioni fredde e spoglie del Nord. Quel luogo sembrava dominato dalla più grande desolazione e dalla più profonda tristezza: la terra, le erbe, il cielo e la natura in generale avevano un colore grigio e sinistro. La foresta nella quale si incamminò per giungere presso Medusa era pietrificata e cosparsa di strane statue color piombo rappresentanti uomini e donne in diversi atteggiamenti. Perseo si accorse subito che quelle non erano statue, ma esseri che avevano avuto la sventura di guardare il volto di Medusa.
Resosi invisibile grazie all'elmo di Ade, avanzò camminando all'indietro, guardando nello scudo sorretto da Atena; quando fu abbastanza vicino al mostro da sentirne sibilare i serpenti che gli si agitavano sul capo, lo decapitò col falcetto mentre dormiva. Dal collo mutilato della Medusa scaturirono un cavallo alato, Pegaso e un gigante, Crisaore. Perseo sollevò la pesante testa e la mise nella sacca, poi si alzò in volo con i suoi sandali alati per allontanarsi il più in fretta che poteva da quel luogo sinistro. Perseo raccolse pure il sangue che colò dalla ferita. Questo sangue aveva proprietà magiche: quello che era colato dalla sinistra era un veleno mortale, mentre quello colato dalla sua vena destra era un rimedio capace di resuscitare i morti. Inoltre, un solo ricciolo dei suoi capelli, mostrato a un esercito assalitore, aveva il potere di sconfiggerlo.

La liberazione di Andromeda 


Perseo e Andromeda, olio su tela di Anton Raphael Mengs, San Pietroburgo, Ermitage


Forte della testa del mostro, ora nelle sue mani, si recò da Atlante che non aveva voluto aiutarlo nell'impresa: estratta la testa micidiale dalla sacca, lo trasformò in montagna. Sulla via del ritorno, deviò sopra il deserto libico, dove fece cadere il dente e l'occhio delle Graie e alcune gocce del sangue di Medusa, popolando in tal modo il deserto di serpenti, scorpioni e orribili animali dotati di un veleno micidiale.
Mentre volteggiava sul territorio della Filistia, vide incatenata a uno scoglio una fanciulla, nuda e bellissima: Andromeda, figlia del re di Etiopia Cefeo e di Cassiopea. Era condannata a essere divorata da un mostro marino perché sua madre, orgogliosa dell'avvenenza di sua figlia, aveva affermato che superava in bellezza tutte le Nereidi: le ninfe del mare si erano offese e Poseidone, oltre ad avere mandato sulle coste una forte mareggiata che aveva spazzato via l'abitato, aveva inviato un orribile mostro che faceva stragi e terrorizzava gli abitanti: l'integerrimo Cefeo, per salvare il suo popolo, consultato l'oracolo, fu costretto a offrirgli la propria figlia per placarne l'ira. E quando Perseo giunse, Andromeda era ormai rassegnata alla sua terribile sorte. Perseo si offrì di liberare la fanciulla e il luogo da quella calamità purché il re gli consentisse di sposare Andromeda. Cefeo e Cassiopea sulle prime non erano favorevoli: avrebbero preferito maritarla a un pretendente più ricco e più potente, ma furono costretti dagli eventi ad acconsentire.
Perseo, grazie alle armi magiche che possedeva, non fece alcuna fatica a uccidere il mostro marino che doveva divorare Andromeda, e riportò la giovane dai genitori. Tuttavia l'uccisione del mostro fu ben poca cosa, a paragone di quel che successe dopo: durante i festeggiamenti di nozze, Agenore, un ex pretendente alla mano di Andromeda, giunse alla reggia accompagnato da uomini armati, pronto a tutto pur di averla. Fu Cassiopea, che non gradiva Perseo come genero, a dare il segnale della battaglia. L'eroe, per difendersi, estrasse ancora una volta la testa di Medusa ottenendo l'effetto voluto: Cassiopea divenne una statua inerte come del resto tutti quelli che avevano assalito Perseo per ucciderlo.
Secondo una diversa tradizione, accolta anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi fu invece Fineo, zio e aspirante sposo di Andromeda, a fomentare disordini; scontento del matrimonio con Perseo, ordì un complotto contro di lui, avendo contro anche Cassiopea oltre che Cefeo. La reggia divenne così un grande campo di battaglia, finché Perseo, mostrando la testa della Gorgone a Fineo e ai suoi amici ancora in vita, li trasformò in altrettante statue di pietra. Il vincitore, presa per mano Andromeda, grazie ai sandali alati fece rotta verso la Grecia atterrando a Serifo.

La vendetta di Perseo a Serifo e il ritorno ad Argo 

Nell'isola, Perseo trovò la situazione cambiata. Presso un tempio, trovò la madre Danae nascosta insieme a Ditti, come in un asilo inviolabile. La causa di ciò era infatti Polidette che, non avendo nessuna intenzione di sposare Ippodamia, non aveva smesso di insidiarla. Perseo allora fu preso da un'ira incontenibile, e dopo aver nascosto Andromeda, si avviò alla reggia di Polidette: giunto al palazzo e portando il dono di nozze, venne deriso ed insultato dal sovrano. Per vendicarsi dei torti subiti, Perseo tirò fuori ancora una volta dalla sacca magica la testa della Medusa pietrificando il re. Perseo consegnò allora al padre adottivo Ditti il potere sull'isola di Serifo. Restituì poi i sandali, la bisaccia e l'elmo di Ade ad Ermes. Questi li rese alle Ninfe, loro legittime padrone, mentre Atena poneva la testa di Medusa in mezzo al proprio scudo.
Poi Perseo, insieme alla moglie Andromeda e alla madre Danae ritornò ad Argo, volendo rivedere suo nonno Acrisio. Ma questi, venendo a sapere le intenzioni dell'eroe e temendo sempre l'oracolo che gli aveva predetto la morte per mano di un figlio di Danae, partì per Larissa, nel paese dei Pelasgi, all'altra estremità della Grecia. Perseo, raggiuntolo, lo rassicurò perché non gli portava rancore e riuscì a farlo tornare ad Argo. Ora, a Larissa il re Teutamide dava giochi in onore di suo padre, e Perseo vi giunse come competitore. Al momento di lanciare il disco, s'innalzò un vento violento, e il disco lanciato da Perseo, deviato malauguratamente, colpì Acrisio, che assisteva allo spettacolo, alla testa e lo uccise. Cosicché il verdetto dell'oracolo si era compiuto. Pieno di dolore, Perseo gli tributò onori funebri e lo fece seppellire fuori dalla città di Larissa. Egli, divenuto signore di Argo, non se la sentì di regnare su quella terra e, recatosi a Tirinto, propose a Megapente succeduto a Preto, di scambiarsi i regni. Poi fondò Micene, facendo costruire ai Ciclopi delle mura invincibili come quelle di Tirinto. A Tirinto, Perseo ebbe da Andromeda molti figli maschi e una femmina: Perse, Alceo, Stenelo, Eleio, Mestore, Elettrione e Gorgofone.
Alla morte di Perseo, la dea Atena, per onorare la sua gloria, lo trasformò in una costellazione cui pose a fianco la sua amata Andromeda, Cefeo e Cassiopea, la cui vanità aveva fatto sì che i due giovani si incontrassero. Ancor oggi queste costellazioni portano i loro nomi.